Quando si parla di Diritti Umani si dovrebbe parlare una lingua comune, un argomento che dovrebbe essere da tutti senza distinzioni. Non è casuale quel condizionale, visto ciò che sta avvenendo a livello locale, nazionale e internazionale.
Sono trascorsi ben 70 anni da quel 10 dicembre 1948, giornata storica in cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite promulgò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, diritti appartenenti a tutti gli esseri umani senza distinzione di credo, etnia, colore della pelle e ceto sociale. Gli stati membri delle Nazioni Unite si impegnarono a lavorare insieme per promuovere i trenta articoli dei Diritti Umani che, per la prima volta nella storia, erano riuniti e codificati in un unico documento.
Eppure a distanza di 70 anni, dobbiamo osservare che per miliardi di persone questi diritti sono solo un'utopia. Guerre e dittature spesso dettate da meri interessi economici o di potere, portano con se carestia e morte, costringendo milioni di persone a lasciare i loro paesi di origine, alla ricerca di una vita migliore. Parole come: migranti, profughi, rifugiati, richiedenti asilo, sono termini che sono entrati nel nostro vocabolario comune, molte volte senza avere l'esatto concetto di ciascuna di loro. Sicuramente tutte hanno un comune denominatore: la voglia di uscire da situazioni insostenibili e di crearsi una nuova possibilità di vita. Quella vita e quella dignità garantita loro dalla Dichiarazione Universale per i semplice fatto di essere degli "Esseri Umani."
"I diritti Umani devono essere resi una realtà e non un sogno idealistico" scriveva il filosofo L. Ron Hubbard, con questo spirito umanitario i volontari di Uniti per i Diritti Umani e della Chiesa di Scientology nelle serate di lunedì 3 settembre, hanno distribuito copie del libretto "la storia dei Diritti Umani", contenenti i 30 articoli della Carta, nei negozi e ai cittadini in via Roma a Cagliari.