Matteo SIMONE
Sabato mattina ore 07.00 (ore italiane 06.00) 18 novembre 2017 c’è stato lo start di una manifestazione podistica di 490 km non stop che prevede un tempo massimo di gara di 104 ore alla quale partecipano 28 atleti di cui 9 italiani: Filippo Poponesi, Paolo Aiudi, Antonio Bartolini, Paolo Bucci, Angelo Cislaghi, Dario Della Pace, Iulius Jannitti, Simone Leo e Marco Mazzi.
La prima edizione del 2015 è stata vinta da Marco Bonfiglio in 78h48’9”.
Si tratta di sport di endurance dove non bisogna avere solo talento fisico ma anche mentale, dove non bastano fisico e gambe per andare avanti e fare una bella prestazione ma anche una abbondante dose di passione, intenzione, motivazione e un elevatissima capacità mentale monitorarsi bene, per non rischiare la salute, insomma tante componenti costruiscono l’atleta di endurance consapevole, autoefficace e resiliente.
Di seguito, alcuni atleti italiani raccontano le loro impressioni prima del grande evento.
Ciao, in vista della prossima gara importante, ti senti pronto?
Filippo: “Non è facile dire di sentirsi pronti o meno per una manifestazione podistica di 490 km non stop. Forse potrei dirlo con certezza intorno al centesimo chilometro dopo aver capito che il fisico non ha problemi. Superata una certa distanza, solitamente un quarto di gara circa, capisco se arriverò al traguardo o meno e in quali condizioni. In tre precedenti occasioni (Spartahlon, NCR e la stessa ASA del 2015) ho capito fin dai primi chilometri che non sarei arrivato in fondo per problemi fisici e così è stato. Mentalmente mi sento pronto e questo è già molto positivo perché quando devi stare sulle gambe per quattro giorni ininterrottamente la componente mentale è determinante, a mio parere più della tenuta muscolare perché se ad un certo punto non ce la fai più a correre ma hai tempo sufficiente puoi camminare, ma camminare per ore ed ore è mentalmente massacrante.”
Paolo: “Sì sono pronto.”
Antonio: “Difficile ritenersi pronti su una gara del genere. Però posso dire di aver fatto abbastanza bene gli allenamenti sin qui programmati e che sto bene.”
Simone: “Domani ho una gara molto lunga! Non si è mai pronti ma siamo sul pezzo.”
Si arriva a queste distanze lunghissime di corsa a piedi per prove ed errori, ci si conosce con il tempo, si scopre come fare per allenarsi al meglio, come alimentarsi durante tante ore e anche giorni di corsa, si scopre cosa è meglio indossare e cosa portarsi a seguito, insomma tanta esperienza e tante gare intermedie per arrivare alla partecipazione di una lunghissima gara di 4 giorni circa.
Sensazioni, emozioni, pensieri prima, della gara?
Filippo: “Le sensazioni di questi ultimi giorni si alternano e vanno da una leggera agitazione ad una sorta di incosciente eccitazione. Poi ci sono i dubbi in merito a come sarà il clima, se sarà freddo, se pioverà e quindi cosa portarsi dietro come abbigliamento, come alimentarsi, etc. Io non sono uno che pianifica cosa mangiare e bere e a quale ora, che fa tabelle, che calcola i tempi, gli stop, insomma diciamo che sono un “incosciente istintivo” ed infatti ad un giorno dal volo non so ancora cosa metterò in valigia. L’unico pensiero certo che mi frulla in testa è la prefigurazione dell’emozione che proverò all’arrivo al traguardo, se ci arriverò, e questo mi dà una forte motivazione. Alla base di tutto però, indipendentemente da quello che sarà l’esito della gara, rimarrà sempre e comunque il divertimento ed il piacere di stare per una settimana con un bel gruppo di amici a fare una cosa che mi piace. Il risultato dell’Ultra Milano Sanremo del Maggio scorso mi dà grande fiducia e tutto ciò amplifica la voglia di essere al nastro di partenza al più presto, il che per me, in virtù di precedenti situazioni analoghe, è molto positivo e di buon auspicio.”
Paolo: “Quando mi sento pronto ho un qualcosa dentro che mi fa sentire come se fossi dopato e cioè come se avessi energie da vendere e che anestetizza qualsiasi cosa, per cui non ho sensazioni, emozioni e quant'altro. Concentro tutto me stesso su quello che sarà il dopo, perché è allora che salteranno fuori sensazioni ed emozioni varie.”
Antonio: “Pensieri ed emozioni sia positive che meno si accavallano nella mia mente. ..cerco di conservare e vedere meglio quelle positive ma non trascuro segnali e timori che risiedono in quelle meno positive.”
Simone: “Tante e varie, un mix di timore e rispetto ma sono tutto sommato tranquillo.”
Quello che si respira in queste gare non è l’aria della competizione densa di tensione e ansia ma un’aria di piacevole e bizzarra compagnia. Certo alla partenza i pensieri, sensazioni, emozioni sono tanti e diversi, si alternano e litigano fra di loro, un po’ di tensione, sorrisi e racconti a se stessi e agli altri amici atleti o supporter su come sono andate esperienze precedenti, su come potrebbe andare l’esperienza attuale; c’è un mondo nelle menti degli ultrarunner sempre pronti a riderci su ma quando c’è lo start si fa sul serio focalizzandosi sui chilometri da percorrere un passo alla volta.
Quali saranno le strategie di gara?
Filippo: “Non ho strategie particolari, se non cercare di mettere un po’ di fieno in cascina per i primi 100/120 km, nel senso di superare i cancelli orari con un buon anticipo sull’orario di chiusura previsto, in modo da avere la possibilità di gestire meglio il tempo nel proseguo della gara. Comunque arrivare almeno a Sparta senza fermarmi è quanto mi sono prefissato di fare e se avrò ancora energia e non troppo sonno penso che proverò a ripartire senza fermarmi molto, riprendendo la via del ritorno almeno fino a che non sentirò veramente la necessità di stendermi un po’ a riposare. Alla Milano-Sanremo sono stato sveglio per oltre 45 ore e una volta raggiunta l’alba dopo la seconda notte di gara sarei potuto andare ancora avanti perché la luce del giorno mi aveva comunque risvegliato. Per questa gara ho messo in conto di camminare per parecchie ore ed è qui che sarà determinante la componente mentale.”
Paolo: “Il mio nick name non me lo sono dato a caso, l'ho ricercato nel mondo animale, la iena che non ha paura di nulla nemmeno del leone pur di raggiungere il suo obiettivo e cioè il cibo come fonte di sopravvivenza. Io in gara mi sento tale, voglio raggiungere il mio obiettivo incurante di tutto e tutti a meno di cataclismi, non so se ho reso bene l'idea. La mia strategia è quella di rincorrere e non farsi rincorrere dagli avversari, partire piano e risparmiare energie il più possibile per essere alla lunga il cacciatore e non preda.”
Antonio: “Divido la gara in due sezioni. La prima fino a Sparta dove conto di arrivare senza dormire. Poi un paio d'ore di sonno e mi proietto sulla seconda parte che è quella del ritorno ad Atene. Qui, qualora riuscissi a tenere fisicamente e mentalmente, mi concederò pause per microsonni quando ne sentirò il bisogno.”
Simone: “Vorrei arrivare a Sparta senza dormire ma è dura fare previsioni prima di una gara del genere.”
Tutto ciò può sembrare assurdo, ma queste sono le dure prove a cui si sottomettono alcuni atleti che vogliono sfidare se stessi e mettersi alla prova gradualmente e superando prove intermedie per apprendere sia dall’esperienza che dagli errori.
Ti consigli con un team: famiglia, amici, figure professionali?
Filippo: “Gli unici amici con cui mi sono confrontato e con cui ho scambiato consigli ed informazioni sulla gara sono gli altri atleti del Team Italia che parteciperanno alla gara: Paolo Aiudi, Antonio Bartolini, Paolo Bucci, Angelo Cislaghi, Dario Della Pace, Iulius Jannitti, Simone Leo e Marco Mazzi. Prima di tutto carissimi amici, ma anche fortissimi ed esperti ultramaratoneti. Chi potrebbe consigliarmi meglio!”
Paolo: “No chiunque mi considera diverso, anche nel modo di allenarmi, per altri, con metodi da intossicazione.”
Antonio: “In genere tendo a fare da me è spesso sbaglio, talvolta chiedo alcuni consigli ad amici ultrarunner. Ma fondamentalmente seguo le mie idee.”
Simone: “Si sempre, ho un fidatissimo team di collaboratori.”
Si entra a far parte di un mondo definito privilegiato, loro sanno cosa sperimentano e a cosa vanno incontro, loro posso aiutarsi e incitarsi a vicenda, non si tratta di arrivare prima di un altro ma di arrivare e faticare insieme è un vantaggio in più, da un po’ di leggerezza in una grande fatica.
E’ cambiato nel tempo il tuo modo di prepararti a gare importanti?
Filippo: “Purtroppo no. Dico purtroppo perché sono anni che vorrei curare un po’ l’alimentazione per raggiungere un peso non dico “forma” ma che almeno ci si avvicini, fare molto più stretching, alternare la corsa con un po’ di piscina o bici, insomma preparare meglio il fisico in modo da faticare meno e magari migliorare anche le prestazioni. La mia preparazione è molto “fatta in casa” e consiste nel partecipare ad alcune gare più o meno lunghe a seconda della gara obiettivo, ad es. una dodici ore, una ventiquattr’ore, una cento chilometri, qualche maratona, etc. per fare il cosiddetto “carico” e poi, man mano che mi avvicino alla data della gara ridurre gli allenamenti fino ad arrivare alle ultime settimane in cui faccio poco o niente per permettere al fisico di recuperare. E così ho fatto anche questa volta.”
Paolo: “Solo in questa circostanza, poiché vengo da un infortunio molto grave al tendine di achille, e chi mi ha operato, consigliato di non cimentarmi più in questi tipi di gara.”
Antonio: “Tendo solo a fare più chilometri e nelle uscite brevi vado più veloce.”
Simone: “Si del tutto, ora è meticoloso al 100%.”
Ci si conosce bene e a una certa età è difficile prendere nuove direzioni e cambiare proprie modalità, importante è sviluppare consapevolezza delle proprie capacità e limiti ed essere sereni.
Utilizzi una preparazione mentale pre gara?
Filippo: “No. Da questo punto di vista mi reputo fortunato, perché non ne ho bisogno. E comunque per me le gare sono un momento di divertimento e di svago. Se dovessi mettermi a fare anche preparazioni mentali diventerebbe una cosa troppo seria e non farebbe più per me.”
Paolo: “Sì il mio super allenamento mi da la carica mentale.”
Antonio: “No nessuna particolare preparazione mentale.”
Simone: “Da anni seguo una filosofia che mi permette di arrivare mentalmente pronto a queste gare.”
Diventa importante aver cura dell’aspetto mentale oltre che degli allenamenti fisici, sono tanti gli aspetti mentali da curare dall’autoconsapevolezza delle proprie ì capacità e limiti all’incremento di autoefficacia, dalla gestione delle crisi all’incremento della resilienza.
Ricordi un’esperienza passata che ti dà la convinzione che ce la puoi fare?
Filippo: “Le uniche volte in cui non ce l’ho fatta avevo problemi fisici fin dalla partenza e lo sbaglio è stato proprio quello di volerci comunque provare. Sbaglio che non commetterò più perché poi la delusione per non aver terminato la gara è enorme e chi c’è passato lo sa bene. Al momento non mi sento di aver problemi se non un lieve fastidio addominale che si è manifestato in queste ultime settimane ma che non credo dovrebbe condizionare la gara, o almeno spero. In tutti gli altri casi sono sempre riuscito ad arrivare in fondo e per questo sono convinto che ce la farò anche questa volta. Certo, la strada è lunga e piena di imprevisti, ma sono ottimista e questo aiuta.”
Paolo: “Io questa gara l'ho già portata a termine nell'unica edizione a cui ho partecipato, e cioè la prima edizione giungendo per altro 5, ma questo non significa nulla. Lo ribadisco è il mio allenamento che mi da la convinzione, il tendine operato l'unico punto interrogativo per la tenuta chilometrica.”
Antonio: “In questa gara il fatto di aver comunque fatto 188 km nell'edizione 2015, per poi fermarmi lì non per motivazioni fisiche ma mentali, e che comunque raggiunsi in quella edizione i 170 km di Nestani in 26:36.”
Simone: “Si, sulla montagna alla Spartathlon ero praticamente spacciato ma con la forza mentale e la convinzione di arrivare, ho superato il momento e sono arrivato.”
Testimonianze di atleti mi hanno permesso di scrivere il libro "Ultramaratoneti e gare estreme" e proprio in questo libro riporto anche la seguente testimonianza di Filippo: “Raggiungere traguardi sempre più ambiziosi ha contribuito, nel tempo, ad accrescere l’autostima ed a rendermi più forte nell’affrontare i problemi del quotidiano. Più di una volta, quando mi sono trovato di fronte ad ostacoli apparentemente insormontabili, mi sono sempre aiutato dicendomi: ‘Se sono riuscito a correre per 34 ore percorrendo quasi 250 km senza fermarmi, posso superare anche questa difficoltà ed in effetti poi così è sempre stato.”
Matteo SIMONE
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