Salve Silvia, la tua carriera artistica è incredibilmente poliedrica, spaziando dalla musica al teatro e alla poesia. Come descriveresti il filo conduttore che lega tutte queste espressioni artistiche nella tua opera?
Il filo conduttore della mia arte è l’emozione. Qualsiasi sia la forma artistica che affronto cerco di condividere al meglio l’emozione che provo. L’emozione secondo me è la cosa più importante che ci forgia, e come tale ci lascia un segno indelebile. Penso che noi siamo tutti diversi e tutti uguali allo stesso tempo. Nel senso che le nostre vite sono sfaccettature diverse di uno stesso grande flusso. Per questo spero di arrivare agli altri con ciò che creo. Scelgo e privilegio una forma artistica o l’altra a seconda di ciò che desidero esprimere. È semplicemente una declinazione artistica diversa che dipende da ciò che voglio comunicare emotivamente.
Il progetto Rive Gauche, che unisce prosa e musica in una modalità innovativa, è una parte significativa del tuo percorso artistico. Puoi approfondire su come è nata l'idea di questo progetto e quali sfide hai affrontato nel suo sviluppo?
Io amo molto sia la musica che il teatro. Nei concerti cui ho assistito sono sempre stata rapita dalla musica e negli spettacoli teatrali dal testo. Nei concerti la musica è la protagonista indiscussa e a teatro lo è la parola. Io cerco con questo progetto di creare uno spazio per lo spettatore dove la parola espressa e la musica si fondano e si confondano una nell’altra, portatrici della stesso messaggio emozionale ma in forma diversa: la ricerca del senso delle cose e possibilmente della vita, dove la lucidità si alterna alla comprensione e alla compassione. Vorrei che il pubblico si sentisse avvolto da una magia di suono e parole senza soluzione di continuità, senza rendersi conto se l’emozione che sta provando è indotta dal brano musicale o dal testo raccontato. E vorrei che in questo stato di rapimento emotivo ed estetico declinasse lui stesso la propria emozione secondo il proprio vissuto. Solo in questo modo lo spettacolo diventa parte della sua vita: del suo passato, del suo presente e del suo futuro.
Nel tuo libro di poesie "Tra cielo e Mare", hai descritto la rima come la colonna sonora dei tuoi racconti. In che modo questo elemento musicale si traduce nella tua espressione poetica e nella tua visione artistica?
Sì ho definito la mia rima la colonna sonora dei miei versi perché la vivo così. E poiché io penso spesso per immagini è la colonna sonora dei miei pensieri-immagini e quindi dei miei versi poetici. Sono un tutt’uno. Quindi ogni mia poesia la vivo come un lacerto di un film che, visto che mi indirizzo alla mia fragile quotidianità, è il film della mia vita. La musica infatti ha un ruolo importante nei miei versi e si esplica come rima. Quando leggi una poesia in rima segui il ritmo che ti viene dato dalla rima, puoi rallentarlo o velocizzarlo, ma il ritmo è quello. Come un valzer. Puoi ballarlo o canticchiarlo velocemente o lentamente, ma il ritmo è quello. Per questo mi piace. Chi scrive e chi legge seguono per necessità il ritmo come fosse una via, verso qualcosa. Per questo il finale delle mie poesie è così importante.
La lingua francese gioca un ruolo centrale nei tuoi brani musicali, influenzata dalla tua adolescenza trascorsa a Parigi. In che modo questa lingua arricchisce il tuo repertorio e la tua comunicazione emotiva?
Quando sono arrivata in Francia a quattordici anni senza conoscere il francese è stato un vero trauma, ma ho deciso di affrontare la sfida della lingua e per farlo, allo studio tradizionale della lingua, da grande lettrice quale ero, ho affiancato la lettura in francese della letteratura dell’800: Maupassant, Stendhal, Balzac, Hugo, Flaubert e della letteratura russa: Tolstoj, Dostoïevski . Grandi romanzi che nella mia mente di adolescente solitaria e sola, in un’età molto delicata hanno forgiato il mio sentire. La mia capacità emozionale soprattutto legata ai temi della vita, dell’amore, delle relazioni, si è quindi formata con il suono e il ritmo della lingua francese dentro di me. Quindi quando affronto tali tipi di emozioni nel mio processo creativo le penso in francese e mi sento di comunicarle con il suono della lingua francese. Così nascono i miei brani in francese come compositrice. In Francia inoltre ho scoperto i grandi chansonniers e autori della Chanson Française del ‘900: Piaf, Montand, Brel, Trenet, Gréco, Aznavour, Brassens, Ferré, e tutto ciò ha invece influenzato un’altra parte di me, quella dell’interprete di musica francese del ‘900. E così scrivo degli spettacoli musicali per il teatro dove interpreto questi mitici artisti scegliendo all’interno della loro vasta produzione quei brani che meglio rappresentano il flusso di emozioni che desidero convogliare, sempre secondo le finalità del mio progetto Rive Gauche.
"Sans toi avec moi" è il tuo album, dove hai composto sia la musica che le parole. Puoi condividere con noi il significato dietro questo viaggio alla ricerca del senso dell'amore e come si riflette nella tua produzione musicale?
Sans toi avec moi (Senza te) è un album dove ho voluto raccontare, con la musica e le parole, gli stati d’animo e le situazioni emozionali che sorgono nel tempo dopo la fine di un amore importante che aveva rappresentato un modo di essere e non solo di vivere. Quando un amore che ci ha nutrito in modo sincero finisce, e questo può succedere per tanti motivi imprevedibili, non c’è posto per la rabbia, il rancore, la gelosia, la delusione, ma solamente per sentimenti come il rimpianto, la nostalgia, il ricordo, l’accettazione, la speranza. Sono convinta che siano sentimenti complessi e difficili da accettare, ma che siano figli dello stesso grande amore e come tali ho voluto indagarli nel profondo, con lucidità e sincerità e parlarne con i miei brani.
Quest’album ha poi dato vita ad uno spettacolo musicale e teatrale omonimo, Sans toi avec moi, l’amore dopo l’amore che ho voluto creare seguendo il progetto di Rive Gauche. Vorrei così facendo, che lo spettatore, completamente rapito dalla magia dei brani musicali e del testo raccontato (e non uso volutamente la parola recitato), vivesse un viaggio emozionale pieno. E che lo portasse a declinare lui stesso la valenza emotiva di ciò che percepisce dell’amore dopo l’amore secondo il proprio vissuto.
Il tuo coinvolgimento nella terapia musicale per gli anziani, con il progetto "Note di Ricordi", è lodevole. Qual è stata la reazione più toccante o significativa che hai ricevuto da parte degli anziani durante questi concerti?
Quando ho iniziato a propormi in queste case di cura, con il mio progetto di musica-terapia, soprattutto con la collaborazione che ho creato con i volontari di Sant’Egidio, gli anziani si aspettavano sempre un cantautore con la chitarra in jeans, ed io mi sono sempre presentata alle tre del pomeriggio, vestita da sera, truccata, con i tacchi alti, il mixer, le casse, le basi e il mio microfono. Volevo che pensassero di essere a teatro. Dopo il primo incontro si sono vestiti il più eleganti possibili anche loro. Una signora in sedia a rotelle si faceva dipingere le unghie da un’infermiera, un’altra metteva una collana di perle. Durante questi concerti dove cantavo brani della giovinezza di questi anziani per far loro rivivere le emozioni del passato, le persone in carrozzella mentre cantavo cantavano con me o addirittura posizionavano le braccia come se ballassero dondolandosi sulle loro sedie. Tutto ciò mi ha stimolato a continuare. Devo però dire a onore del vero che la loro felicità e gratitudine è tale da diventare un regalo enorme per me. Ne esco arricchita e con un rispetto per la vita che aumenta ogni volta.
La tua carriera spazia dalla scrittura al palco. Come gestisci la complessità di essere sceneggiatrice, regista, cantante e attrice? C'è un aspetto dell'arte che prediligi particolarmente?
Fare più cose in realtà è complesso e quindi di conseguenza difficile. Temo chiaramente sempre di non farcela. il fare tante cose in realtà non è nato inizialmente da una scelta, ma piuttosto da una necessità. Ho dovuto farlo e poi l’ho fatto mio. Ho iniziato con lo spettacolo, poi con la musica, poi con la poesia. Sono nate delle urgenze espressive che ho cercato di seguire nella speranza di creare qualcosa da condividere. Ogni forma d’arte ha la sua bellezza. Difficile scegliere.
La poesia in rima è un elemento distintivo nel tuo lavoro. Come bilanci la struttura poetica con la libertà espressiva per comunicare al meglio il tuo messaggio artistico?
Io non ritengo che la rima sia un ostacolo alla mia libertà espressiva. Anzi quando la individuo come il ritmo giusto, in armonia con il mio pensiero, mi aiuta molto ad esprimermi nei versi. La rima per me è un ritmo musicale, un fiume che scorre, una via che porta da qualche parte. Per questo nelle mie poesie il finale è sempre molto importante. Molte delle mie poesie desiderano essere catartiche, e dare una luce alla complessità del nostro sentire e del nostro vivere. La libertà espressiva nel mio caso nasce dal coraggio di affrontare con sincerità e in modo autentico certi argomenti delicati di vita, di paura, di solitudine.
Nel processo creativo, come affronti la solitudine e l'isolamento che possono accompagnare la creazione artistica? Ci sono rituali o approcci specifici che ti aiutano in questo contesto?
Io sono una solitaria per cui non soffro la solitudine. Sono socievole e amo stare in compagnia ma da sempre sono stata molto solitaria e anche molto sola soprattutto da bambina e adolescente anche se non me ne sono mai resa conto. Mi sembrava normale. In più quando crei qualcosa, sia esso una poesia, un brano, una melodia, un testo, sei sempre in compagnia di un altro tuo “te stesso” che c’è sempre latente dentro di noi ma che si fa vivo solamente se sei consapevole di volergli dare dello spazio e del tempo. Per quanto invece riguarda l’approccio alla creazione mi serve tempo di qualità, non lacerti frettolosi di tempo. Non è un’attività che riesco a fare senza concentrazione, ispirazione ed energia. Nel processo di creazione, qualsiasi sia il tipo di arte, per me è assolutamente necessario essere serena. Serena non vuol dire necessariamente allegra, ma la serenità e la tranquillità mi portano all’apertura della mente e del cuore e mi sembra di essere più ricettiva e creativa. Se c’è tempo di qualità, serenità e una piccola ispirazione, allora un pianoforte per provare le melodie, una matita e un foglio perscrivere le note ed il testo di un brano o di una poesia sono sufficienti.
Guardando al futuro, hai progetti o collaborazioni imminenti che desideri condividere con il pubblico? Quali sono le sfide e le aspirazioni che vedi nel percorso della tua carriera artistica?
Vorrei riuscire a portare un nuovo spettacolo al pubblico molto diverso dai precedenti ma sempre sul tema dell’amore e sempre seguendo il progetto e il manifesto di Rive Gauche, e un nuovo album che continui il percorso del primo. La sfida è sempre fare qualcosa di originale e di interessante per me e per il pubblico e che porti in qualche modo una piccola luce e una piccola speranza nella comprensione della vita ad entrambi. Di aspirazioni ne ho tante ma non so distinguerle dai sogni!
La selezione del tuo libro "Tra cielo e Mare" per Casa Sanremo Writers 2024 è un riconoscimento notevole. Come questa opportunità ha influenzato la tua prospettiva artistica e quali nuovi orizzonti pensi si apriranno per la tua carriera?
La proposta di far parte della Vetrina di Casa Sanremo, senza che me l’aspettassi, mi ha lusingato e dato forza. Mi ha fatto pensare che ciò che con fatica sto cercando di costruire in diversi ambiti artistici da tanti anni per comunicare le emozioni che vivo, abbia un senso non solo per me ma anche per qualcun altro. E questo è il massimo per un artista. Se aprirà nuovi orizzonti questo non lo so. Lo spero…!