Brava, anzi bravissima Micaela Ramazzotti che in questo film scritto insieme ad Isabella Cecchi ed Alessandra Guidi, interpreta la parte di una figlia di famiglia nemmeno tanto apprezzata dai genitori, due coniugi non all’antica ma peggio che esaltano soltanto le doti dell’altro loro figlio: è “ Felicità “ il titolo della pellicola con la quale Micaela mostra tutto il suo animo colmo di un altruismo del quale tutti ne approfittano.
E’ una ragazza che, ben comprendendo la insalubrità dell’ambiente familiare in cui vive, all’età di sedici anni si allontana dalla casa paterna gestita, apparentemente, da un uomo inutile, vanaglorioso, pieno di se e, in ultima analisi , gestito dalla moglie che idolatra invece il figlio Claudio intorno alla cui figura ruota tutto il film appoggiandosi peraltro su una serie di siparietti apparentemente tra di loro slegati ma in effetti tali da evidenziare la vita disordinata di una ragazza in cerca di affetto e che lavora all’interno di una troupe cinematografica per risparmiare e mettere da parte quanto più possibile.
La mancanza di affetto da parte della sua famiglia è all’origine dei continui dispiaceri di Desideé ( Micaela Ramazzotti ) che tenta in ogni caso di sostenersi a galla in mezzo ad un mare di continui dispiaceri dovendo, per bontà, soggiacere alle continue richieste di denaro da parte di un padre perfettamente incapace, egoista, egocentrico e di visioni parecchio limitate e di una madre inetta, entrambi imbroglioni e privi di personalità.
E’ un dramma del disagio quello vissuto da Desirè e da Claudio, il fratello che arriva addirittura a sfiorare il suicidio e che però è unito alla sorella da un immenso amore fraterno; come anche un dramma del disagio è il rapporto instaurato dalla ragazza con un intellettualoide al quale si appende disperatamente e come pure disagevoli sono rapporti di Desiré con i colleghi di lavoro i quali la ritengono una donna fragile e disponibile a soddisfarli in tutti i sensi.
Ma la vita di Desirè, pur gravata da continue delusioni ed apparenti insuccessi, evidenzia un lato umano grandioso: quello dell’altruismo, della bontà , dell’ingenuità che traduce continuamente in personali insuccessi che la minano interiormente; ma, come quasi sempre, il bene vince il male e così anche Desirè, sebbene scossa da una ulteriore e grave delusione, raccoglierà la sua forse unica soddisfazione.
Oltre alla interpretazione assolutamente favolosa della Ramazzotti va segnalata quella di un grande Max Tortora ( che veste in maniera impeccabile i panni del padre ) e quella del fratello Claudio, un sensibile Matteo Olivetti in grado di indurre nello spettatore il senso della commiserazione mista a speranza. La figura della madre dei due ragazzi è demandata ad Anna Galiena che la interpreta mostrandone la figura quasi in trance di una donna che non dovrebbe essere una madre tanto appare impari nei confronti dei due figli. Sergio Rubini è l’intellettuale che sostanzialmente sfrutta e quasi odia Desirè a causa della sua ignoranza nel comportarsi nell’introdurla in una società che certamente non può essere la sua; è bravo nello sfruttarla, nel raggirarla, nell’illuderla di poter vivre una vita felice.