Abbiamo intervistato la poetessa e scrittrice Maria Mollo, in occasione dell’uscita del suo racconto “Sovversivo”, che ospita la prefazione del curatore d’arte, reporter e saggista Salvo Nugnes. Il libro è tratto da una storia vera, ambientata a Cosenza, a cavallo tra la prima e la Seconda guerra mondiale. Ripercorre la vita di un “sovversivo”, che si schiera apertamente contro i regimi in una Calabria sfiancata dalle vicende delle guerre mondiali. Un ragazzo travolto nel fiore dei suoi anni dall’ombra della guerra e il suo destino da combattente che, fino alla fine dei suoi giorni, continuò la sua opera di “paladino del popolo”.
Con quali prospettive iniziò la scrittura di questo libro?
La scrittura di questo libro, vuole essere un richiamo alla memoria, in quanto, se si tengono bene a mente gli errori del passato, si possono correggere quelli del presente.
Inoltre, dobbiamo riconoscere che la nostra libertà, la dobbiamo a uomini che hanno lottato, sofferto e che non vanno mai dimenticati.
Quanto è stata importante l’attività di ricerca e documentazione finalizzata alla stesura del racconto storico di “Sovversivo”?
“Sovversivo” nasce da una storia vera, a me raccontata dalla viva voce del protagonista. Questa narrazione, però, è stata affiancata da una ricerca personale negli archivi storici che hanno dato conferma alle vicende narrate.
Quale pensa che sia la forza di questo racconto?
La forza del racconto è l’Amore in tutte le sue sfaccettature. L’Amore per i propri cari ma anche l’Amore per la propria terra, la propria patria; l’Amore per la giustizia, per la libertà, per un ideale.
Ha avuto dei maestri in particolare che l’hanno ispirata?
L’ispirazione è nata da sé, nel senso che non ho seguito nessun modello, nessun maestro.
Da quanto tempo si dedica alla scrittura?
La scrittura è nata con me. Fin da quando ne ho memoria, ho sempre scritto ciò che le sensazioni (positive e negative) mi dettavano. Con la scrittura affronto grandi gioie e grandi dolori che, inevitabilmente, si presentano nel cammino della vita.
Potesse voltarsi indietro e rivolgersi al Sovversivo del suo racconto, quale sarebbe il suo messaggio?
Al “Sovversivo” potrei dire solo grazie. Grazie per la sua sete di giustizia, per il coraggio, per i soprusi subiti senza mai cedere. Grazie nonno!
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Ho un diario nel cassetto, scritto negli anni difficili che il mondo intero sta attraversando. Lì ho trasferito tutte le mie emozioni: dalla paura iniziale di fronte ad un pericolo “sconosciuto”, alla “persecuzione” per non essermi piegata al pensiero unico. Devo dire che, spesso, mi sono sentita un po’ come il sovversivo: una sorta di “numero primo”, sola contro un muro d’acciaio. Appena troverò la forza di rileggerlo, spero di farne un libro. Anche questa è memoria e non va dimenticata.