Tocchiamo oggi, un punto nevralgico dell’ordinamento scolastico che a mio avviso, ha subito nel tempo (nel caso degli istituti professionali alberghieri) un forte depauperamento di contenuti e del modello scolastico originale, creando un sensibile scollamento tra l’opera della scuola e le reali esigenze del mondo del lavoro odierno. Terrei a precisare che non nutro velleità nel generalizzare ed estendere tali situazioni a tutti i plessi scolastici nazionali in quanto ve ne sono alcuni che esprimono un’alta qualità di formazione, questo grazie soprattutto all’opera di docenti con un forte senso del raggiungimento dei risultati che trovano riscontro poi con la collocazione di studenti nel mondo del lavoro ma, il problema è evidente.
Il cambiamento dei programmi scolastici degli istituti turistico-alberghieri, virando verso un’offerta di studio basata perlopiù su contenuti teorici ha di fatto spazzato via la componente più importante del ciclo di studi quale la PRATICA o TECNICA PROFESSIONALE. Ha altresì cancellato, l’incontro essenziale tra il mondo dei professionisti e la scuola (Terza Area) propedeutico a far conoscere da vicino il vero “modus operandi” delle aziende del comparto. E ancora, ha volutamente costruito un muro invalicabile sull’evoluzione delle nuove tecnologie 4.0 (CHANNEL MANAGEMENT, SOCIAL NETWORK MANAGEMENT, MARKETING MANAGEMENT, BLOCK CHAINS, REALTA’ AUMENTATA, ASSISTENZA VIRTUALE, BIG DATA etc., per dirne qualcuna), disinteressatosi completamente all’enorme opportunità di lavoro per gli studenti della seconda generazione “millennials” (la prima è riferita a coloro nati dal 1980 al 2000).
Vi è altresì, la mancanza di alcuni corsi come ad esempio:
- Housekeeping
- Destination management
- Travel & Tour Operator Management
- Manutenzione Alberghiera
giusto per citarne alcuni, preferendo un’offerta di corsi “tranquilla” per essere certi di avere iscritti a sufficienza, “abbagliati” perlopiù da programmi televisivi fuorvianti, dove il comparto viene proposto come un set cinematografico di un “contest” dove vale unicamente chi vince.
Personalmente, non riesco a condividere tentativi volti ad avallare l’efficacia dell’attuale scuola, lontana anni luce dalla realtà lavorativa odierna (scusatemi per la franchezza). E lo dico a ragion veduta, in quanto impegnato professionalmente da anni nel settore oltre a svolgere frequentemente, il ruolo di esperto in diversi istituti alberghieri.
La “mia scuola alberghiera” (frequentata nel lontano 1975) aveva un modello a quei tempi, innovativo e molto più vicino al mondo del lavoro. Basti pensare che “fare la stagione” era quasi un obbligo e al ritorno a scuola, la richiesta di esibire il famoso “benservito” diventava un passaggio obbligato per iniziare l’anno con una buona considerazione da parte del docente di pratica. Avevamo docenti “teorici” (tecnica professionale, OTA, lingue straniere etc.) e docenti “pratici” (perlopiù professionisti con un passato lavorativo in albergo che insegnavano la pratica professionale ed esperti di lingue estere – professori stranieri che parlavano unicamente la lingua estera in classe). Ma ciò era possibile anche grazie all’esistenza dell’apprendistato che fiscalmente permetteva alle aziende, un’assunzione e quindi la collocazione del ragazzo all’interno di un organigramma ufficiale.
Parimenti, vi è “un’involuzione” dell'organizzazione del lavoro in Italia. A parte l'annosa problematica dei Centri per l'impiego, mai efficaci e addirittura deleteri per la mancata gestione delle offerte di lavoro per coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza, abbiamo un sistema di tassazione sul lavoro che a dir poco è assurdo e ciò chiaramente non spinge le aziende ad assumere con facilità, limitando di molto la collocazione lavorativa in favore di coloro che terminano gli studi. Devo però aggiungere che tale criticità decade nel momento in cui ho di fronte una figura professionale, formata a dovere.
Ma quale potrebbe essere dunque una soluzione ?
Una soluzione scaturisce nel riavvicinamento della scuola al mondo del lavoro, rafforzando l’intesa tra la docenza classica e la pratica a cura di professionisti introdotti nei comparti del turismo, certamente prodighi nel trasmettere un “modus operandi” vicino alla realtà e alle necessità di gestione del settore.
A latere, anche le Associazioni di categoria, potrebbero svolgere un’azione di sensibilizzazione nel mondo della scuola e diventare parte attiva nell’illustrare i benefici del ritorno “dell’azienda turismo” tra i banchi di scuola.
Mino Reganato
Fonte notizia
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