E’ già in vendita su tutte le piattaforme digitali “Mi dica cosa non le piace di sé”, il primo libro del dottor Alessandro Pasquali, medico di Cesenatico che, sulla scorta della sua esperienza ambulatoriale, posa la lente d’ingrandimento sul complicato rapporto fra chirurgo estetico e paziente.
Un libro che spigola tra deontologia, paternalismo, psicologia e professionalità per svelare, per la prima volta, le dinamiche, a volte bizzarre, che si originano all’interno del “confessionale” di uno studio estetico.
“Penso che, prima di iniettare botox, un medico che si occupa di bellezza dovrebbe frequentare un corso accelerato di psicologia avanzata perché troppe volte, anziché stirare una ruga, ci ritroviamo a curare le ferite dell’anima”. Parte da questa valutazione il dottor Pasquali, fervido sostenitore della “chirurgia etica”, quella che dovrebbe portare, ogni tanto, il medico a di dire di no.
“In una società dominata dagli stereotipi di bellezza - scrive Pasquali nel libro - non è mai facile spiegare alle donne che il miglior lifting è sempre la felicità. Se ascoltassi, senza obiettare, le richieste delle mie pazienti, sarei circondato da statuette di Capodimonte. Tutte lucide, uniformi, perfettamente proporzionate sui loro piedistalli. In una parola, tutte uguali, acqua e silicone”.
Il libro parte da una domanda: il “ritocchino” è sempre sinonimo di felicità e realizzazione? Parlando di moda, emulazione, social e fake-news, Pasquali affronta in maniera chiara e coraggiosa la madre di tutte le questioni raccontando una serie di aneddoti e case-history che riflettono le profonde contraddizioni che, a volte, spingono le pazienti a rivolgersi al chirurgo estetico.
C’è chi lo fa per risolvere un problema fisico importante, chi per omologarsi ai parametri della moda dominante. Chi vuole assomigliare alla star dei social (che posta le foto con i filtri di FaceApp) e chi, invece, vuole semplicemente provare a colmare le sue voragini emotive e la carenze di autostima. Sempre più uomini e donne, però, scelgono di rifarsi piuttosto che accettarsi.
Ma la chirurgia plastica non può diventare un’officina di pezzi di ricambio e il silicone non è il Parmigiano che sta bene su tutto. Il bisturi - sostiene Pasquali - non è una bacchetta magica. Ti migliora “fuori” solo se stai bene “dentro”.
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