A un anno dall’uscita del primo dei tre capitoli dedicati al celeberrimo personaggio tutto made in Italy ma dai richiami anglo statunitensi, esce nelle nostre sale il 17 novembre, “Ginko all’attacco”, per riprendere laddove tutto è stato lasciato dalla coppia Marinelli-Leone, con un granitico Valerio Mastandrea accalappiarsi l’epitaffio nel titolo, questa volta compiaciuto nel riscoprire l’amata Altea nelle forme di Monica Bellucci, sinuosa e pacata nelle sue sempreverdi cinquanta primavere. Sconfortati e non, almeno nelle aspettative di una critica che sembra bollare di tiepidi consensi una proposta fatta da chi di cinema semi trash vuole conoscerne sia i pregi che i difetti.
Un sapore un poco amaro, quindi, per chi non vuole saperne di una staticità ad effetto fumetto che sembra addirsi poco alla versione in celluloide. Forse la contemporaneità d’epoca offerta da Mario Bava poteva sposare meglio azione e fantasia, immersi proprio nel finire degli anni sessanta, quando la stessa Jaguar E-Type non sembrava così tanto démodé e gli occhi di ghiaccio di John Phillip Law sapevano terrorizzare almeno quanto, ammettiamolo, lo sguardo freddo di Luca Marinelli. L’effetto che dobbiamo riconoscere all’intenzione dei fratelli Manetti è ben riuscito, se davvero dobbiamo rendere i giusti meriti all’originale fumetto del sessantadue, proprio quello disegnato ambiguamente da Sergio Zaniboni, nelle cui copertine riscopriamo i tratti plastici dell’attore Luca. Una recitazione magari troppo poco plastica e rigida, ma dobbiamo ammettere che la stessa ruvidità di segno del periodo può non dare ragione alla scelta di stile dei registi.
Dal canto loro, con quell’esperienza maturata nei videoclip e la stessa stima riposta nelle letture del tanto prezioso fumetto delle sorelle Angela e Luciana Giussani, non potevano che ammaliare al punto giusto, avvalendosi anche di quel felice riscontro di pubblico avuto con L’ispettore Coliandro interpretato dall’attore feticcio Giampaolo Morelli, con cui vincono il David di Donatello per il miglior film con Ammore e Malavita e gettono le basi per arrivare a dirigere il nostro spietato ladro trasformista, con la neonata casa di produzione Mompracem.
Oggi lo sguardo assassino è affidato all’attore italo-canadese Giacomo Gianniotti, portato alla celebrità con la serie televisiva Grey’s anatomy e approdato al cinema con La Bomba di Giulio Base. Sempre impeccabile rimane la nostra bellissima Miriam Leone, adeguata al fregio delicato di una produzione a fumetti che oggi bacia amorevolmente lo stile regalato da Elio Silvestri e Giuseppe Palumbo. Poco ci importa se Zoe Saldana ci aveva regalato una più probabile Eva Kant in stile Colombiana, ma un certo cinema ad effetto lo lasciamo a una produzione statunitense che di certo può invidiarci i natali di un personaggio tutto nostro, e allora lunga vita a Diabolik!
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vannucci-dicinema.blogspot.com 2022 11 la-seconda-volta-di-diabolik.html