Occorrono progetti di rilancio e di valorizzazione delle aree montane intorno alla città di Arezzo, a partire dal caso più emblematico: l’Alpe di Poti. A sostenerlo sono le Acli provinciali che rinnovano l’invito a prevedere interventi concreti per riportare la sicurezza ambientale nella “montagna degli aretini” e per rendere alla zona la dignità e il decoro dei decenni scorsi. L’Alpe di Poti è infatti la più celebre testimonianza del degrado dei territori montani lasciati in una condizione di abbandono perché, da luogo di ritrovo e di villeggiatura, si presenta oggi con case abbandonate, con i ruderi dell’ex albergo e con la carcassa della Fontemura dove fino al fallimento del 2002 veniva prodotta l’omonima acqua.
Il recente rave party ha rappresentato il pretesto per riaccendere i riflettori su quest’ultimo luogo che da anni si presenta come una discarica a cielo aperto tra rifiuti tossici, pancali di legno, solventi, vernici, coperture in eternit, bottiglie di plastica, tappi di metallo e macchinari che sono sottoposti agli agenti atmosferici e che hanno dunque avuto un impatto negativo anche a livello ambientale. Le Acli di Arezzo, dunque, si rivolgono agli enti e alle istituzioni locali per riportare Poti in condizioni di sicurezza ambientale a partire dalla rimozione di rifiuti e di materiali pericolosi, ma anche per prevedere una strategia di interventi e di investimenti a lungo raggio attraverso il coinvolgimento dell’associazionismo locale per rendere nuovamente la montagna come un punto di riferimento per le famiglie aretine capace anche di stimolare l’avvio di attività economiche. «Le Acli - commenta il presidente provinciale Luigi Scatizzi, - sono da sempre attente al presidio, alla cura e alla valorizzazione dei territori attraverso l’attività dei loro circoli. La nostra associazione è dunque particolarmente sensibile anche verso il futuro dell’Alpe di Poti che potrebbe diventare modello ed espressione di sinergie volte al recupero paesaggistico, ambientale, economico e culturale dopo un lungo periodo di abbandono e degrado».