Un'inchiesta partita nel 2011 e che si è conclusa solo nel 2020 con l'assoluzione e la riabilitazione. Per Pietro Vignali, ex primo cittadino di Parma, la battaglia non è ancora finita.
Pietro Vignali: sul presunto caso 'dirigentopoli' accuse tanto infamanti quanto inconsistenti
"A fine 2010 ero il quarto sindaco più amato d'Italia ed erano gli anni dei grandi progetti. Parma, inoltre, guidava le classifiche delle città più vivibili". A parlare è Pietro Vignali, ex primo cittadino del Comune emiliano che dal 2011 è stato travolto da una vicenda giudiziaria che lo ha tenuto sospeso per quasi 10 anni. Le accuse riguardavano l'assunzione illecita di alcuni dirigenti comunali durante il mandato iniziato nel 2007. Un terremoto nella politica parmense che prese il nome di 'dirigentopoli'. Terremoto che, tuttavia, si è basato su accuse che si sono rivelate infondate. Nel marzo 2020 è infatti arrivato il decreto di archiviazione del procedimento del reato. La procura di Parma ha infatti stabilito che "il criterio previsto dalla legge per l'assunzione appare del tutto rispettato". Ma soprattutto che "gli investigatori sono incorsi in alcuni errori di valutazione". Un decennio tra controlli, perquisizioni e illazioni conclusosi con la completa assoluzione e riabilitazione dell'ex Sindaco, che a quel punto ha iniziato a dare battaglia per ottenere un risarcimento. Richiesta accettata dalla Corte d'Appello di Bologna, che lo scorso marzo ha condannato il Ministero della Giustizia a risarcire Pietro Vignali per l'eccessiva durata dell'indagine.
Pietro Vignali, la Corte d'Appello di Bologna conferma danni non patrimoniali
L'indennizzo per la svista giudiziaria si è rivelato un'ulteriore beffa per Pietro Vignali. La sentenza emessa dalla Corte ha infatti stabilito un importo di 800 euro per ogni anno di irragionevole durata del processo. Cifra irrisoria se si tiene conto del fatto che l'ex Sindaco di Parma è stato costretto ad abbandonare la vita politica, con evidenti conseguenze a livello professionale e personale. La vicenda si è definitivamente conclusa lo scorso settembre, quando la Corte d'Appello di Bologna ha accolto il ricorso presentato da Pietro Vignali aumentando sia la durata (8 anni) che l'indennizzo, portato al massimo consentito dalla legge, confermando il danno non patrimoniale subito. Un importo che secondo Vignali, assistito dall'avvocato Benedetta Berselli, è "simbolico rispetto all'entità del danno creato, ma questo è un problema della legge". Alta la probabilità che l'ex Sindaco ricorra alla Cassazione, nonostante si dica soddisfatto della sentenza: "Dieci anni sono un'infinità nella vita di una persona. L'Italia ha bisogno di una seria riforma della giustizia e spero molto nel referendum e nella riforma Cartabia".
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