Per circa 3.000 ragazzi in Italia, il compimento della maggiore età è tutt’altro che un sogno per cui fare il conto alla rovescia. Si tratta dei care leavers, ovvero quei ragazzi che hanno vissuto in affidamento o in comunità e al raggiungimento della maggiore età, con lo scadere della tutela legata al loro status di minorenni, sono costretti a lasciare il sistema di accoglienza che li ha sostenuti fino a quel momento e si ritrovano ad entrare nella vita adulta. Un fenomeno che a livello globale riguarda 64 milioni di giovani in tutto il mondo[1] mettendoli a rischio di povertà, esclusione sociale e sfruttamento.
Alla delicata fase di uscita dal percorso di accoglienza fuori famiglia dei care leavers e, in particolare, ai risultati raggiunti dal Progetto Leaving Care, nato con l’obiettivo di fornire competenze specifiche agli operatori in materia di accompagnamento e preparazione dei ragazzi nella fase di transizione, è dedicata la tavola rotonda “Percorsi di autonomia. Esperienze e risultati con i care leavers”, promossa da SOS Villaggi dei Bambini, che si è svolta questa mattina, presso la sede del Comitato Italiano per l’UNICEF a Roma.
L’incontro – a cui hanno preso parte, tra gli altri, Maria Grazia Lanzani Presidente SOS Villaggi dei Bambini, Paolo Rozera Direttore Generale UNICEF e l’on. Emanuela Rossini per citare solo alcune delle rilevanti presenze – è stata un’occasione di confronto e riflessione sul progetto Leaving Care, avviato nel 2018 come proseguimento del progetto Prepare for Leaving Care, finanziato da SOS Villaggi dei Bambini, in collaborazione con la Direzione Giustizia della Commissione Europea e che ha permesso di formare tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino, Lazio e Sicilia 201 operatori fornendo loro formazione specifica sulla fase di uscita dai percorsi di accoglienza e sui temi del diritto al lavoro, all’istruzione e alla casa. Un progetto che ha visto il contributo degli stessi care leavers anche nella fase di progettazione in veste di co-formatori per realizzare un programma che rispondesse pienamente alle loro esigenze.
“I care leavers sono ragazzi che iniziano a costruirsi il loro presente e a disegnare il proprio futuro. Il nostro compito è guidarli in questa delicata fase di transizione. La formazione offerta attraverso Leaving Care ha avuto un focus sull’accompagnamento e la preparazione dei ragazzi all’uscita da percorsi di accoglienza fuori famiglia, affinché sia prassi per i professionisti il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei care leavers per costruire con loro il progetto di accoglienza e di transizione verso l’autonomia”, ha dichiarato Roberta Capella, Direttore di SOS Villaggi dei Bambini. “Spesso quest’ultimo aspetto non viene adeguatamente pensato e progettato insieme al ragazzo, che al compimento dei 18 anni non gode più del supporto della Tutela Minori. Un fatto che non dovrebbe essere vissuto come un evento ma come un processo che inizia già il primo giorno di presa in carico, in modo che gli operatori possano supportare gradualmente il bambino e il ragazzo ad acquisire via via sempre più autonomia e competenze per poter un giorno essere pienamente indipendente. Ci auguriamo che l’esperienza di Leaving Care possa diventare una valida alternativa in materia di proposte formative rivolte agli operatori perché i risultati che questo progetto sta dando sono davvero incoraggianti”.
Il progetto Leaving Care ha fornito agli operatori una formazione a 360° anche in materia di diritto, attenzione agli aspetti emotivi, conoscenza di strumenti e metodologie per supportare gradualmente i giovani senza adeguate cure parentali a gestire problemi e situazioni che incontreranno nella vita quotidiana, a inserirsi nel mondo del lavoro e a cercare un’abitazione. Sono stati introdotti nuovi stimoli e metodologie che si sono intrecciate con le esperienze vissute dai care leavers. Durante la tavola rotonda i partecipanti hanno posto l’attenzione sulla qualità dei percorsi di uscita dall’accoglienza e sulla sostenibilità economica delle azioni di supporto ai care leavers.
“L’approvazione, in prima lettura alla Camera, dell’emendamento della deputata Emanuela Rossini per ilfinanziamento di ulteriori 9 milioni di euro fino al 2024 del Fondo sperimentale a favore dei giovani in uscita dal percorso di accoglienza e il prolungamento dai 21 ai 25 anni del percorso di accompagnamento per completare un percorso universitario sono la dimostrazione che è importante proseguire nel sostegno all’autonomia di questi giovani”, ha commentato Roberta Capella.
L’evento è stato realizzato in collaborazione con: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, UNICEF, Agevolando, Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Istituto degli Innocenti, Cismai, Comune di Milano, Città Metropolitana di Milano, Garante dei Diritti per l’Infanzia e l’Adolescenza del Comune di Milano, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Coordinamento Nazionale delle Comunità per Minori, Comune di Trento, Provincia di Trento, Città di Torino.
SOS Villaggi dei Bambini è parte del network di SOS Children’s Villages, la più grande Organizzazione a livello mondiale impegnata da oltre 70 anni nel sostegno di bambini e ragazzi privi di cure familiari o a rischio di perderle. Lavora con le famiglie d’origine per prevenire le crisi che ne causano la separazione e offre accoglienza di tipo familiare ai bambini che sono privi di cure adeguate. È presente in 136 Paesi e territori, dove aiuta oltre 1 milione di persone tra bambini, bambine, ragazzi, ragazze e le loro famiglie. In Italia promuove i diritti di oltre 44.000 bambini e giovani e si prende cura di oltre 1.000 persone tra bambini, ragazzi e famiglie che vivono gravi momenti di disagio. Lo fa attraverso 6 Villaggi SOS – a Trento, Ostuni (Brindisi), Vicenza, Roma, Saronno (Varese), Mantova – un Programma di affido familiare interculturale a Torino e un Programma di sostegno psico-sociale per Minori Stranieri Non Accompagnati in Calabria.