Una ragazzina svedese, dall’agosto scorso, sta “mettendo paura” al mondo, quella che lei stessa sta sentendo. Il suo nome è Greta Thundberg, 16 anni di età quest’anno. La studentessa ha parlato alla “UN COP24”, cioè la “24th Conference of the Parties to the United Nations Framework Convention on Climate Change”, tenutosi dal 2 al 16 dicembre 2018 a Katowice in Polonia, in nome del “Climate Justice Now”. Qui il suo commovente discorso https://www.youtube.com/watch?v=oDZWpmYj38U , come pubblicato il 17 dicembre 2018 da sarasjodin.com .
Greta fa paura, perché punta sull’azione immediata di ognuno, di singoli ed organizzazioni, apparati e nazioni, di popoli e culture: ma che sia adesso, Now! Perché non c’è più tempo da perdere.
Non è allarmismo. Non è esagerazione. Non è propaganda. Il mondo scientifico con l’ultimo report dell’Ipcc, il prestigioso organismo scientifico dell’Onu, competente anche in riscaldamento globale, indica misure tassative da adottare entro dodici anni affinché l’umanità non attraversi il punto di non ritorno. Ora bisogna agire. Tutti responsabilmente.
E, come ha riflettuto Greta, al vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, se pochi bambini hanno smosso la situazione mondiale, «then imagine what we could all do together if we really wanted to. But to do that, we have to speak clearly, no matter how uncomfortable that may be” e quindi “immaginiamo cosa potremmo fare tutti insieme se lo volessimo davvero. Ma per farlo, dobbiamo parlare chiaramente, non importa quanto possa essere scomodo».
Il 25 gennaio 2019, nella giornata conclusiva del “World Economic Forum”, WEF, di Davos in Svizzera, davanti ai leader di tutto il mondo Greta Thundberg ha affermato: «Adults keep saying we owe it to the young people, to give them hope. But I don’t want your hope. I don’t want you to be hopeful. I want you to panic. I want you to feel the fear I feel every day. I want you to act. I want you to act as you would in a crisis. I want you to act as if the house was on fire, because it is”. Cioè, “gli adulti continuano a dire che lo dobbiamo ai giovani, per dar loro speranza. Ma non voglio la vostra speranza. Non voglio che voi siate pieni di speranza. Io voglio farvi prendere dal panico. Voglio che voi sentiate la paura che io provo ogni giorno. Voglio che voi agiate. Voglio che agiate come fareste in caso di crisi. Voglio che voi agiate come se la casa fosse in fiamme. Perché lo è».
Lo scorso 21 febbraio all’evento “Civil Society for rEUnaissance” dell’EESC, European Economic and Social Committee, Greta ha ancora osservato che «some people say that we are fighting for our future, but that is not true. We are not fighting for our future, we are fighting for everyone's future. And if you think that we should be in school instead, then we suggest that you take our place in the streets striking from your work. Or better yet, join us so it can speed up the process”. Vale a dire che “alcuni dicono che stiamo combattendo per il nostro futuro, ma non è vero. Noi non stiamo combattendo per il nostro futuro, noi stiamo combattendo per il futuro di tutti. E se pensate che dovremmo andare a scuola, allora vi suggeriamo di prendere il nostro posto nelle strade a scioperare. O meglio ancora, unitevi a noi in modo che si possa accelerare questo processo».
Ed è per questa urgenza che il 15 marzo 2019, in più di 100 Paesi, percorrendo le strade di circa 1700 città dei cinque continenti, un milione di scolari e studenti ha marciato in sintonia con “Fridays for Future”, primo “Global Climate Strike”, ritrovandosi nella battaglia ambientalista da Stoccolma a Bruxelles, da Madrid a Parigi, da Roma a Berlino, da Belfast a Londra, da Bangkok a Città del Capo, da Shangai a Delhy, da Beirut a Gerusalemme, da Nelson a Sidney, da Washington a Ottawa, da Helsinky a Mosca, per la salvaguardia della Nostra Madre Terra.
Un flash visuale è reso nel sintetico video “Students around the world go on climate strike” del quotidiano inglese, “The Guardian” nella sua international edition sul web all’indirizzo https://www.theguardian.com/environment/video/2019/mar/15/students-around-the-world-go-on-climate-strike-video .
Greta Thunberg, alla sua trentesima settimana di sciopero, presente al corteo di Stoccolma del 15 marzo 2019, ha affermato: «We have only been born into this world, we are going to have to live with this crisis our whole lives. So will our children and grandchildren and coming generations. We are not going to accept this. We are striking because we want a future and we are going to carry on”. Cioè: “Siamo nati in questo mondo, dovremo convivere con questa crisi per tutta la vita. Così saranno i nostri figli, i nostri nipoti e le generazioni future. Non accetteremo questo. Scioperiamo perché vogliamo un futuro e continueremo farlo». Per lo stesso motivo anche in Italia, seconda nazione per numero di adesioni, dopo la Germania e prima degli Stati Uniti sono state organizzate oltre 180 manifestazioni, al “Fridays for Future”, da Milano a Torino, da Genova a Roma, da Napoli a Bari, da Palermo a Cagliari e in tanti altri posti, da Nord a Sud della penisola.
Per il sociologo Antonio Castaldo di IESUS, Istituto Europeo di Scienze Umane e Sociali, «Siamo con Greta Thunberg. L’attività antropica che inquina terra, aria ed acqua, deforestizza, cementifica ed impermeabilizza sottraendo ogni anno sempre più suolo agricolo, trovando deleterio alleato nello stravolto clima sta accelerando il nostro passo verso la sesta estinzione di massa. Nell’anno 2100, se non si pone un drastico freno alle emissioni di anidride carbonica, secondo gli scienziati del Massachusetts Institute of Technology MIT, nello studio guidato dal professore Daniel Rothman, verrà superata la “soglia di catastrofe”. La Terra dunque è sulla via di un irreparabile disastro ecologico. E per la sola Italia, e soltanto per il dissesto idrogeologico, i dati dello specifico rapporto ISPRA 2018, ci dicono che sono a rischio frane: il 2,2% della Popolazione nazionale 1.281.970 abitanti; l’1,7% delle industrie e dei servizi, 82.948; il 5,8% dei beni culturali, 11.712; il 3,8% degli edifici, 550.723; il 2,2% delle famiglie, 538.034. Mentre a rischio alluvioni risultano essere: il 10,4%, 6.183.364 abitanti; il 12,4%, delle industrie e dei servizi, 596.254; il 15,3% dei beni culturali, 31.137; il 9,3% degli edifici, 1.351.578; il 10,8%, delle famiglie 2.648.499. Per quanto riguarda i Comuni, su una superficie nazionale di 302.066 Kmq, il 16% è mappato nelle Classi a maggiore pericolosità».
La straordinaria giornata coordinata da Fridays for the Future, dello scorso 15 marzo, ha visto marciare oltre 1.600.000 giovani studenti, in più di 300 città di tutti continenti, che in più di 40 lingue diverse hanno lanciato, forte e chiaro il messaggio ai leader mondiali affinché si intervenga subito concretamente per il clima sulla Terra e per il futuro dei giovani come si legge sul sito. https://350.org .
Greta Thunberg, dalla sua pagina personale su fb https://www.facebook.com/gretathunbergsweden/photos/a.733630957004727/793436521024170/?type=3 così conclude la sua riflessione all’indomani della grande marcia del 15 marzo: «We need a whole new way of thinking. The political system that you have created is all about competition. You cheat when you can because all that matters is to win. To get power. That must come to an end. We must stop competing with each other. We need to start cooperating and sharing the remaining resources of this planet in a fair way. We need to start living within the planetary boundaries, focus on equity and take a few steps back for the sake of all living species. We are just passing on the words of the science. Our only demand is that you start listening to it. And then start acting. So please stop asking your children for the answers to your own mess”. Vale a dire: «Abbiamo bisogno di un modo di pensare completamente nuovo. Il sistema politico creato riguarda la competizione. Puoi imbrogliare quando puoi perché tutto ciò che conta è vincere. Per ottenere il potere. Questo deve finire. Dobbiamo smettere di competere l'uno con l'altro. Dobbiamo iniziare a cooperare e condividere le risorse rimanenti di questo pianeta in modo equo. Dobbiamo iniziare a vivere entro i confini planetari, concentrarci sull'equità e fare qualche passo indietro per il bene di tutte le specie viventi. Stiamo solo trasmettendo le parole della scienza. La nostra unica richiesta è che si inizi ad ascoltarle. E poi si inizi ad agire. Quindi per favore smettete di chiedere ai vostri figli le risposte ai vostri stessi sbagli».
IESUS
Istituto Europeo di Scienze Umane e Sociali - Brusciano NA