A determinare il livello di professionalità e serietà di un istituto di vigilanza non è solo il fatto di essere in regola con la certificazione vigilanza privata, ma anche l’osservanza e il rispetto dei diritti lavorativi dei propri dipendenti. Per questo, gli addetti alla vigilanza privata sono tornati ad alzare la voce nei giorni scorsi per chiedere il rinnovo del CCNL attraverso uno sciopero nazionale organizzato dai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil.
Ed è proprio questo il tema principale della protesta, ovvero il mancato rinnovo del CCNL scaduto da orma due anni e mezzo. Le proposte avanzate dalle imprese datoriali, infatti, sono state ritenute insoddisfacenti al punto da limitare i diritti previsti dalla stessa contrattazione collettiva. Tra queste, ricordiamo ad esempio l’aumento a 45 ore dell’orario nazionale di lavoro per gli addetti impiegati nei servizi di vigilanza fissa, ma anche l’eliminazione della soglia oraria minima settimanale del part-time.
Insomma, la mobilitazione delle guardie giurate, che ha registrato un’elevata adesione in tutta Italia, è servita a porre al centro dell’attenzione delle istituzioni molte questioni di carattere lavorativo che riguardano una categoria di lavoratori molto importante per la società civile, perché chiamata a garantire quotidianamente la sicurezza nelle sostre città con rischi elevati per la propria incolumità.
La qualità dei servizi erogati dagli istituti di vigilanza non si misura solo con il rispetto della conformità alle norme di legge, nella fattispecie alla norma UNI 10891, ma passa anche attraverso un’adeguata formazione delle guardie giurate e, soprattutto, il riconoscimento giuridico di diritti e garanzie lavorative.
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