Nel saggio “I sommersi e i salvati”, Primo Levi scriveva che, per lui e per gli altri superstiti dell'Olocausto,: “parlare con i giovani è sempre più difficile. Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio: il rischio di apparire anacronistici, di non essere ascoltati”. Questo non è un semplice vago timore, ma un incubo ricorrente che esorcizza non solo rievocando la sua personale storia di sopravvissuto, ma interrogandosi anche sul significato del male, come entità astratta, ma non per questo meno concreta. Fatte queste premesse, è doveroso, allora, dare risalto a quei particolari eventi, organizzati in concomitanza con il Giorno della Memoria, dove i protagonisti sono proprio i giovani; come il “Concerto poesia e musica” promosso, sabato 27 gennaio 2018, dalla Scuola Musicale “Toti Dal Monte” di Solighetto (Tv). Grazie agli allievi dell'istituto, il pubblico è stato condotto verso un immaginario itinerario in treno, mezzo con cui vennero compiuti gli spostamenti di massa, spesso fatali, verso i campi di lavoro. Ovviamente, come da titolo, la poesia e la musica sono stati i due binari sui cui si è costruito questo cammino a ritroso nel tempo. Il pomeriggio, si è aperto con una lettura che racconta le prime ore di viaggio dei deportati e l'allontanamento da un mondo conosciuto, verso una dimensione più ignota, dove anche le barbarie più basse, come l'accatastamento dei morti per guadagnare spazio nei vagoni sovraffollati, si trasformano in un disperato inno alla vita, o almeno alla sopravvivenza. Nel campo di concentramento di Terezìn (Repubblica Ceca), detto anche il “Ghetto dei Bambini”, sono stati rinvenuti disegni e poesie dei piccoli internati, come lo scritto di Eva Pickova, “La Paura”, che voleva vivere, anche se è morta a soli 12 anni. In generale, i bambini sono stati coloro su cui si è più fortemente abbattuta la brutalità nazista, con le conseguenze enunciate nella poesia “Un paio di scarpette rosse” di Joyce Lussu. Non poteva mancare, colui che ho già citato in apertura: Primo Levi. Di lui, si ricorda in modo particolare “Se questo è un uomo”, poesia che introduce l'omonima opera memorialista della detenzione a Monowitz, uno dei campi satellite del complesso di Auschwitz. E' stata anche letta la poesia “Non credo alla salvezza dei carnefici”, di Anna Segre, che attesta la difficoltà di venire a patti con il passato, di darne un senso. Perché le atrocità compiute dalla Germania nazista si avvicinano all'indicibile e ciò che non può essere enunciato, non può avere reale esistenza Queste letture, proprio per la loro importanza, sono state affidate a due giovani molto preparati nell'ambito della comunicazione verbale: Elisa Nadai, speaker radiofonico, e Mirco Bottega Ad intervallare tali momenti di riflessione, alcune proposte canore interpretate dalle giovani allieve della Scuola Musicale “Toti dal Monte” e “Giovani Accordi di Refrontolo”: Lucia Dal Cin, Ikonova Valentyna, Bianca Padoin, Kelly Stella, Valentina Gai, Barella Gaia, Aurora Villanova, Alexandra Krzy-Anowska, Lisa Della Colletta, Arianna Lucchetta e Toffoli Alessia. Da segnalare, l'interpretazione di Jessica Della Colletta di “Trains of No Return” (O. Haza), il cui tema sono proprio i treni di non ritorno stipati di ebrei, ma anche di tutte quelle minoranze etniche e culturali che non si erano arrese all'autorità nazista. Ricordiamo anche Elena Lucca con “Blowin in the Wind” (Bob Dylan), inno alla pace. Tutte le cantanti, in finale, hanno partecipato a “Gam Gam” (E. Botbol), testo che riprende il Salmo 23 e che regala la visione di un Dio fonte di coraggio e conforto. I complimenti a Loredana Zanchetta, Professoressa, per aver gestito, diciamo magistralmente, questi giovani spiriti, depositari della nostra memoria comune. Alcuni brani strumentali hanno arricchito la manifestazione: l'esibizione del Duo Boidi (Daniele e Luciano Boidi) con alcuni frammenti tratti da “Pagine di Guerra” di Alfredo Casella, per pianoforte a 4 mani. I presenti hanno potuto ascoltare “Schindler's List”, celebre colonna sonora dell'omonimo film, grazie alla maestria di Elia D'Errico, violinista. Hanno partecipato anche Alessio Gatto, chitarrista, e il maestro di classe di chitarra elettrica e acustica, Timoteo Eronia. Una menzione anche a Maury Dj Matt, curatore della regia audio dell'evento. Oltre ai citati, tanti altri brani sono stati eseguiti, ma mi preme, soprattutto, ricordare la lettura di alcune parole di Mario Rigoni Stern, completamente incentrate sull'importanza della memoria. Il concerto si è aperto con “Different Trains”: si tratta di un lavoro di Steve Reich, ebreo, che, durante gli anni incriminati, visse in America e poté riflettere sul fatto che molti altri suoi fratelli, sullo stesso mezzo di spostamento che lui utilizzava per viaggiare, ovvero il treno, erano portati verso la morte. Conclusa questa proiezione, una sola immagine ha fatto poi da sfondo: l'ultimo tratto ferroviario che conduceva all'entrata del campo di sterminio di Birkenau, facente parte di Auschwitz. Quest'ultimo, nonostante non sia stato il primo campo ad essere scoperto, si è deciso di far coincidere il Giorno della Memoria con l'abbattimento dei suoi cancelli, il 27 gennaio 1945, ad opera delle truppe dell'Armata Russa. Ormai, sono passati più di 70 anni, ma non possiamo dirci immuni da questi orrori: sotto altri sortilegi, camuffandosi con nuovi nomi e affidandosi ad altri poteri oscuri, essi possono ancora attenderci là, nel buio delle nostre coscienze. Ricordiamocelo. E' ciò che ci chiedono coloro che si sono salvati da queste brutalità, ma soprattutto coloro che ne sono rimasti... sommersi.
SOFIA FACCHIN
Fonte notizia
enriconadaiblog.wordpress.com