Capita spesso di assistere ad esibizioni musicali contenenti espressioni colorite e non lusinghiere nei confronti di militari, poliziotti e carabinieri.
Qualche anno fa accadde a Milano, ove in un brano musicale, il noto musicista Fedez definì carabinieri e militari come infami e figli di cani. Per tale evenienza, finì sotto inchiesta per il delitto di Vilipendio delle Forze Armate, ed il Gip del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Procura della Repubblica, archiviò la stessa, riconoscendo la scriminante del diritto di cronaca artistica, «esercitato pur con toni aspri e discutibili».
Peraltro, tale fenomeno è giunto anche in Sardegna, ove un musicista nuorese, Bachisio Marras, noto Bakis Beks, ha proposto opposizione a un decreto penale di condanna emesso dal Gip del capoluogo barbaricino, in quanto «accusato di concorso in oltraggio a pubblico ufficiale insieme a tre spettatori presenti a un suo concerto [...] “Messaggio” questo il titolo della canzone. [...] un brano contro la presenza dei poligoni militari in Sardegna, è stato interpretato come un insulto rivolto ad alcuni poliziotti presenti durante l’esibizione. Lo stesso vale per la coreografia che accompagnava il testo: il dito medio alzato in segno di protesta contro il sistema [...] Questo è il ritornello incriminato: “Non erano africani o musulmani [...] questo è un messaggio ai coloni basta, fuori dai coglioni [...]».
E, in questi giorni, è stata celebrata un’udienza dibattimentale presso il Tribunale di Nuoro, che è stata ripresa da vari organi di stampa.
Orbene, dalle notizie che si apprendono sul web da fonti aperte, pare che le già menzionate parole siano da intendersi come espressione del dissenso causato dalla presenza dei poligoni militari in Sardegna.
Ciò posto, indipendentemente da quale verità processuale dovesse emergere, e ben conscio dell’importanza del diritto alla libera manifestazione del pensiero, sancito dall’articolo 21 della nostra Costituzione, secondo il parere di chi scrive bisogna scongiurare qualsiasi tentativo di strumentalizzazione degli operatori del comparto sicurezza e difesa, per attirare l’attenzione su problematiche di interesse generale, anche alla luce del fatto che i cittadini in uniforme stanno attraversando un periodo di difficoltà economica e sociale, caratterizzato da particolare stress psico- fisico, aumento delle aggressioni subite in servizio, nonché da un rilevante numero di suicidi.
Pertanto, non bisogna dimenticare che la presenza dei cittadini in uniforme è necessaria per garantire i diritti di tutti, anche di coloro che militano nelle file del partito dell’antipolizia.
Remo Giovanelli, segretario generale regionale per la Sardegna del Nuovo Sindacato Carabinieri