Holy Shoes un’opera prima dallo scorso Torino Film Festival

               

Luigi Di Capua spiega il suo film 

Holy Shoes analizza uno dei sentimenti più intrigant nel bene e nel male dell’essere umano, la tirannia del desiderio. Siamo tutti esseri desideranti e nella società dei consumi il desiderio è il motore che muove tutte le cose. Persi nella liquidità digitale, nella vita liquida già teorizzata da Baumann, privi di modelli solidi scambiamo le nostre identità con quelle degli altri in un votarsi al consumismo più sfrenato. Possiamo dire, attualizzando Feuerbach che siamo passati da “ uomo è ciò che mangia “ che rimane pur sempre attuale, a l’uomo è ciò che desidera. Girato in una Roma insolita che della città sfrutta i suoi mille volti, ambientato soprattutto nella immensa periferia dell’Urbe. Mi sono soffermato soprattutto sulle scarpe, oggetto di feticismo per antonomasia perché la pubblicità ce le vende come un sogno, uno strumento per viverlo. È il materialismo magico e in questo mondo ci sono persone disposte a tutto pur di realizzare questo sogno, se è vero che il mondo delle sneakers risulta globalmente un mercato da 95 miliardi di dollari.  Ben recitato, in particolare grazie a un’interpretazione maiuscola di Carla Signoris, ma dove si distinguono anche gli altri attori, Simone Liberati, Isabella Briganti, Orso Maria Guerrini ha tutti i pregi e i difetti di un’opera prima, ma merita certamente una visione.

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