NOTE DI REGIA
I giusti, scritto nel 1949, è l’ultimo dei testi teatrali composti da Camus. Ispirato a fatti realmente accaduti durante la prima rivoluzione russa del 1905, è la storia in cinque atti di una cellula di terroristi socialisti rivoluzionari che organizza un attentato al granduca, alto esponente dell'aristocrazia zarista. Si tratta di un gruppo di giovani che in nome del sogno di un mondo nuovo, più libero, più giusto, sono chiamati a diventare assassini. Essi si interrogano e si scontrano intorno a cosa possa essere considerato rivoluzionario, a quale sia il limite dell’esercizio della violenza, a quanto valga una vita umana. Ricercano la libertà e questa ricerca è per loro anche la ricerca di una felicità perduta o, forse, mai avuta. Uno di loro, Ivan, è designato a lanciare la bomba. Riuscirà a farlo solo al secondo colpo, dopo il fallimento del primo tentativo a causa di un piccolo, ma determinante imprevisto che blocca la sua coscienza: nella carrozza del granduca sono presenti i suoi nipoti. Che senso potrebbe avere quell’atto di rivolta a fronte della morte di due bambini? Rimandato e riorganizzato il piano, la bomba viene lanciata e Ivan arrestato. In prigione gli sarà chiesto in cambio della vita di tradire i suoi compagni. Rifiuterà e sarà giustiziato.
I protagonisti di questo testo sembrano essere posseduti da un’idea che dà un’enorme propulsione, un senso forte all’esistenza, ma che finisce per sopraffare la vita stessa. L’amore e la morte si intrecciano in questo racconto e l’amore soccombe all’idea, almeno a prima vista. Il personale è schiacciato dal politico come un fiore da un macigno. Rimane però l’impressione che la potenza del seme possa spaccare la roccia.
Le parole di Camus ci danno l’opportunità di studiare il concetto di rivolta, di come questo atto che devia l’ordine del tempo dia la possibilità, evadendo dal proprio destino, di creare una serie nuova di eventi, di circostanze, ma soprattutto un’estasi, un nuovo spazio di immaginazione e creazione di che cosa è umano.
Nutro da sempre una forte fascinazione per la scrittura di Camus e l'innamoramento per I giusti mi è sembrato una grande occasione di ricerca per una compagnia come la nostra, già rodata e affiatata, all’interno del quale ogni singolo attore è abituato ad affrontare il lavoro in maniera critica e autoriale.
Siamo partiti dall'idea di una messa in scena semplice, uno spazio pressoché vuoto, caratterizzato da pochissimi oggetti essenziali, in cui tutto il lavoro degli attori potesse concentrarsi e ruotare intorno alle tante domande che risuonano nelle parole di questi personaggi. Ci siamo imposti un forte rigore che provasse ad essere all'altezza non solo dello spessore del testo, ma ma che tenesse conto anche della reale esistenza degli uomini e delle donne a cui esso si ispira per provare a compiere attraverso l'atto teatrale anche un nostro personale ed intimo atto di rivolta che restituisca, pur nella tragedia, la gioia di vivere e di lottare.
Fiorenzo Madonna