Manca meno di un mese alla chiusura della esposizione Trans+Formation - TIME-SPACE-EXISTENCE di Ami Shinar. Un appuntamento imperdibile al prestigioso Palazzo Mora (stampa n°210) di Venezia, all’interno della Biennale di Architettura 2023, curata da Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 26 novembre, e finora ha attirato una moltitudine di visitatori affascinati, dimostrando di essere uno dei punti salienti dell'evento.
In occasione della Giornata Mondiale delle Città, l'esposizione di Ami Shinar si erge come un tributo alle meraviglie urbane. Attraverso le sue visioni e interpretazioni uniche, l'artista offre uno straordinario elogio alle città, catturando la loro essenza in un contesto di "trans-formazione" temporale e spaziale. Una straordinaria esperienza che unisce passato, presente e futuro in un unico affascinante racconto visivo.
L'artista e architetto Ami Shinar ha sviluppato la sua visione unica dell'ambiente urbano tramite un profondo legame con la sua città natale. Usando gli acrilici su tela fin dall'infanzia, esprime la sua prospettiva sulla metropoli, catturandone i contrasti. Nel suo vasto repertorio, troviamo una mescolanza affascinante tra l’astratto e il figurativo, rappresentando la città come un organismo vivente, con le arterie delle strade che pulsano al ritmo della vita quotidiana. I suoi dipinti immortalano i momenti fugaci e i cambiamenti in atto nella
città attraverso frammenti urbani impressi sulla tela, spesso critici nei confronti dei sistemi e dei livelli in una realtà culturalmente e politicamente densa, come nel caso delle sue rappresentazioni di aree periferiche urbane, che rivelano distruzione e abbandono.
“In questa mostra - spiega il curatore Ermanno Tedeschi - non troverete le immagini classiche e turistiche di Tel Aviv. Davanti a noi ci sono angoli forti nei quartieri meno glamour della città, dove si trovano lavoratori migranti e case fatiscenti all'ombra di torri appena sorte. Le opere ci portano in luoghi dove c'è una storia interessante, un'esperienza interessante, un aneddoto storico e le persone, che fanno di questa città quello che è, quelle persone semplici nei quartieri, nei mercati, i profughi, i lavoratori stranieri, i venditori, i semplici. Le carte, acquerelli liquidi, metà trasparenti, metà opachi e i disegni al tratto offrono uno sguardo speciale su questa città i cui layer, profondità e strati sono il risultato di sovrapposizioni infinite”.
Attratto dai luoghi grezzi, graffiati, malandati, erosi dal tempo, Shinar osserva le crepe che vi sono incise, i difetti e il processo di corrosione che lo affascinano tanto quanto, se non di più, delle pareti progettate dei suoi nuovi edifici, forse anche di più. Come architetto, Shinar mira a realizzare creazioni architettoniche uniche e a restaurare spazi fatiscenti, siano essi un singolo edificio o un complesso urbano. Questa dualità è la chiave del suo lavoro, sia artistico che architettonico.
Shinar vaga spesso per Tel Aviv, la sua città natale, dove vive e lavora. Cammina lungo i suoi diversi quartieri, esplorando quelli meno appariscenti: strade trascurate, con i loro residenti trasparenti, per lo più lavoratori immigrati e rifugiati.
Sebbene a Tel Aviv non ci siano monumenti o palazzi, né piazze maestose o eleganti passeggiate, è una città di persone di ogni tipo, genere e colore. È qui che risiede la sua forza e il suo fascino. La recente protesta “Handmaid’s Tale” (donne in rosso) ne fa parte: il libero spirito democratico.
Nella sua serie politica, Shinar descrive piazza Rabin a Tel Aviv durante la prima ondata di manifestazioni antigovernative di un paio di anni fa. La moltitudine di figure mostrate in questi dipinti è l’incarnazione di Shinar del libero spirito democratico urbano. In alcune tele allungate, Shinar conduce lo sguardo dell’osservatore dalla struttura degli edifici Bauhaus alle torri lisce, simili a obelischi, costruite di recente, che incombono alle sue spalle. Il paesaggio urbano dell’artista è talvolta visto come un tentativo di commemorare gli strati di materiale urbano prima che svaniscano. Shinar riflette il bagliore unico della città bianca in una tavolozza di colori pastello, sullo sfondo di queste torri di vetro scuro. Queste contraddizioni si riflettono in grandi pennellate di pittura acrilica multistrato, occasionalmente graffiata o danneggiata.
“L'occhio di Shinar - racconta la curatrice israeliana Vera Pilpoul - è attratto dagli spazi tra i grattacieli, dagli angoli nascosti, dai balconi abbandonati e dai tetti con caldaie arrugginite riscaldate dal sole e vecchie antenne. Abbassa poi lo sguardo sui pali elettrici sui marciapiedi, occasionalmente intervallati da alberi. I disegni di Shinar su Tel Aviv sembrano un tentativo di documentare questi strati di materia urbana prima che si dissolvano. La luce della città bianca si riflette nella tavolozza pastello di Shinar che "lava" la città e i suoi edifici, contro una presenza monumentale scura. Nel suo modo sottile Shinar tocca i temi della disuguaglianza sociale. Uno di questi dipinti presenta minuscole figure umane disperse in perfetto ordine che osservano attentamente la distanza sociale. Queste figure sembrano segnare lo spazio pubblico, mentre gli edifici della città sembrano inghiottirle o addirittura minacciarle. Ciascuna di esse riflette l'esperienza urbana radicata nel paesaggio urbano condiviso”.
Nelle opere traspare tutta la sua preoccupazione per i rapidi cambiamenti che stanno avvenendo nel paesaggio urbano. L’artista registra con mano sicura le case e i quartieri di Tel Aviv: case che creano una trama eclettica e colorata di strade, piazze, giardini e viali. L'occhio e la mano di Shinar immortalano i residenti dei quartieri meridionali, personaggi colorati che non sono sempre visibili e non sempre hanno voce quotidiana. Il tessuto originario che ha reso la città quella che è, è stato messo in ombra dalle torri che stanno spuntando ovunque. Anche la disuguaglianza tra i diversi strati della società è in aumento.