C+S Architects (Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini) con uffici a Treviso e Londra, vincitori del Premio Architetto Italiano dell’Anno 2022, è rinomato a livello internazionale per aver realizzato progetti su ampia scala: dal paesaggio, all’arredo urbano, dall’architettura all’interior. I loro progetti propongono spazi ibridi e permeabili, che interpretano la fluidità della contemporaneità.
Dal 2014 C+S Architects e .Elmar lavorano insieme per spostare l’attenzione dall’oggetto cucina al sistema di relazioni con lo spazio, progettando e realizzando programmi capaci di reinventare la casa attraverso una serie di nuove connessioni tra gli ambienti.
“Abitiamo spazi fluidi dove sono scomparse le stanze, i muri, le porte. Ci muoviamo a casa fluttuando come tra le pagine di un tablet. I confini e le soglie si sono spostati verso i sistemi built in che abitano la casa insieme a noi e la fanno funzionare: le cucine, gli armadi… Skin è il nome scelto per il nuovo sistema cucina di .Elmar. Skin, come pelle è la “beautiful necessity” che avviluppa il funzionamento di ogni sistema e la mostra al mondo. E il mondo la ammira e la rilancia, la copia, la mette in mostra concentrandosi solo su uno dei nostri sensi: la vista.” C+S Architects
E’ possibile restituire alla pelle il suo significato profondo di soglia, di spazio di connessione tra interno esterno? Di protezione di un sistema fragile e sofisticato quale quello del nostro organismo? Il limite tra forma e funzionalità, quella soglia tra immagine e contenuto è stato il punto di partenza per il nuovo sistema cucina Skin per .Elmar presentato in anteprima durante il Fuorisalone 23 nello showroom milanese del brand dal 17 al 23 aprile.
“Abbiamo cercato quell’istante, quel gesto, quel momento in cui utilitas (la funzionalità) e venustas (la bellezza) si incontrano. E l’abbiamo trovato nel preciso momento in cui una mano afferra una maniglia che si arrende alla presa. Le radici dell’architettura moderna si fondano nel dettaglio, che non è stile o ornamento, ma è elemento fondamentale di una sofisticata sapienza costruttiva che ci ha fatto incontrare con .Elmar. Da due punti di vista differenti, sia noi che l’azienda lavoriamo perché ognuno possa leggere nell’unicum dell’assemblaggio finale l’unicità e la poesia dei suoi frammenti.” C+S Architects
L’elemento che contraddistingue Skin è una nuova e forte carica emozionale data dal design della maniglia, elemento che può riunire o dividere spazi contrapposti, mettere in relazione o separare. La maniglia è l’attimo in cui questi mondi si toccano. Ciascuno ha della maniglia un’esperienza cosí diretta che spesso non le dona la dovuta rilevanza, come quei gesti automatici che siamo abituati a fare senza pensarci, usciamo ed entriamo senza soffermarci, ma se andiamo alla sua essenza, la maniglia è sinonimo di libertà. Aprire, chiudere, scoprire, svelare, nascondere, sono tutte azioni che passano attraverso una maniglia.
“La maniglia cerca la mano e vi si adatta tanto più quanto meglio è studiata e realizzata. L’emozione della scoperta quando si apre la cantina dei vini durante un meeting di lavoro informale, i colori delle verdure che inondano lo spazio mentre si prepara insieme la cena, il profumo di una torta a sorpresa che pervade la stanza… E’ quella maniglia, quel dettaglio di cui non ci curiamo, il piccolo segno che ci regala queste emozioni.” C+S Architects
Ricche di valore simbolico, nel passato le maniglie sottolineavano gli ingressi principali, erano invisibili per nascondere passaggi segreti, mancanti nelle porte dei fossati dei castelli o nelle mastabe (tombe egizie) perché dovevano lasciare fuori i nemici le prime, gli spiriti del male le seconde. Sottostando ad importanti processi di trasformazione sulla base delle leggi ergonomiche e dell’innovazione tecnica della produzione industriale, le maniglie si raccontano attraverso levigatezza, spessore, arrendevolezza o resistenza.
Nel concepire la nuova cucina Skin per .Elmar, lo studio C+S Architects ha iniziato proprio dalla maniglia perché rappresenta quell’elemento che mette in relazione la cucina e la sua pelle. L’attenzione è tutta rivolta alla maniglia di Skin, a quel dettaglio, a quel gesto, a quella presa. La maniglia disegna la struttura di Skin. Orizzontale. Verticale. Allineata. A intervalli. Sospesa. E’ una linea sottile in acciaio brunito o inox satinato.
Il design della maniglia diventa allo stesso tempo composizione e esperienza, scandisce la composizione di tutto il sistema e diventa la chiave che apre al mondo il nuovo modello. Un dettaglio presente e minimale che disegna una struttura aperta da completare liberamente con un'ampia gamma di materiali per le ante (disponibili in legno, acciaio, vetro) che si aprono agilmente al tocco della mano rivelando sapori, odori e colori.
La sua sezione, visibile all’apertura dell’anta e in alcuni momenti speciali della composizione, racconta il carattere sofisticato ed elegante di Skin che vanta un profilo aperto, studiato in modo che fosse minuto e resistente, facile e piacevole nella presa sia se usato in verticale che in orizzontale, in modo da dare le massime potenzialità compositive al sistema.
“Il sistema Skin è allora una pelle nel senso più ricco del termine. E’ la soglia tra due mondi ed è proprio il dettaglio della maniglia di Skin che fa in modo che i due mondi si incontrino e creino un nuovo linguaggio visivo e funzionale.” C+S Architects
La collezione Skin completa e amplia la gamma delle proposte .Elmar introducendo una vera e propria interpretazione di maniglie compatibili con tutte le tipologie di apertura oggi presenti sul mercato (folding, a scomparsa, a battente, ecc) e proponendo eleganti colonne con ante a vetro fumé con interni estremamente accessoriati. Distintive sono anche le isole caratterizzate da una nuova modularità in altezza delle basi e dal prezioso dettaglio del profilo maniglia che gira con continuità anche sui fianchi a vista. Le ante hanno uno spessore di 22 mm e sono disponibili in tutte le finiture Elmar, dai decorativi ai laccati, dalle argille ai legni pregiati.
La possibilitá di poter personalizzare la cucina è uno dei motivi che rende questa nuova collezione contemporanea e risponde ai desiderata del mercato di avere un prodotto trasversale che possa dialogare con spazi fluidi e ambienti che si lasciano contaminare dalla fantasia.
SCHEDE DI APPROFONDIMENTO
C+S Architects Bio
Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini vivono e lavorano tra Treviso e Londra dove ha sede lo studio C+S ARCHITECTS da loro fondato a Venezia nel 1994. Rispettivamente professore associato e ordinario di composizione architettonica e urbana, Cappai e Segantini hanno tenuto corsi come visiting professors in varie università tra cui MIT, Cambridge Massachussetts, USA e Syracuse University, NYC, USA e Hasselt University. Attualmente sono visiting scholar a Cambridge University, UK. L’approccio progettuale dello studio rintraccia la tradizione costruttiva dei luoghi che deriva dal rispetto e utilizzo sostenibile delle risorse naturali che il progetto traduce in un nuovo equilibrio tra uomo e natura disegnando spazi fluidi che mettono in relazione architettura e paesaggio. La loro ricerca e realizzazione di scuole, esposta alla 15° Biennale di Architettura di Venezia, ha contribuito a riscrivere le Linee Guida del Ministero sulla progettazione delle scuole italiane. Oltre al recentissimo Premio Architetto dell’Anno del CNAPP, lo studio ha ottenuto premi, riconoscimenti e pubblicazioni internazionali ed ha presentato il proprio lavoro in una serie di istituzioni internazionali, tra cui il MoMA a New York, il RIBA a Londra, la Biennale di Architettura di Venezia, il Museo di Oslo, Il MIT di Cambridge e la Triennale di Milano.
Skin. La filosofia dietro al progetto, Testo di Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini
Abitiamo spazi fluidi dove sono scomparse le stanze, i muri, le porte. Ci muoviamo a casa fluttuando come tra le pagine di un tablet. I confini e le soglie si sono spostati verso i sistemi built in che abitano la casa insieme a noi e la fanno funzionare: le cucine, gli armadi... Skin è il nome che abbiamo scelto per il nuovo sistema cucina di .elmar. Skin, la pelle è la ‘beautiful necessity’ che avviluppa il funzionamento di ogni sistema (sia esso un edificio o una cucina) e la mostra al mondo. E il mondo la ammira e la rilancia, la copia, la mette in mostra concentrandosi solo su uno dei nostri sensi: la vista.
È invece possibile restituire alla pelle il suo significato profondo di soglia, di spazio di connessione tra interno esterno? Di protezione di un sistema fragile e sofisticato quale quello del nostro organismo? Quel limite tra forma e funzionalità, quella soglia tra immagine e contenuto ci intrigava. E allora abbiamo cercato quell’istante, quel gesto, quel momento in cui utilitas (la funzionalità) e venustas (la bellezza) si incontrano. E l’abbiamo trovato nel preciso momento in cui una mano afferra una maniglia che si arrende alla presa.
È la carica emozionale della maniglia, l’elemento che può riunire o separare spazi contrapposti: mette in relazione o separa. La maniglia è l’attimo in cui questi mondi si toccano. Ciascuno ha della maniglia un’esperienza così diretta che non se ne cura, come quei gesti che siamo abituati a fare senza pensarci, usciamo ed entriamo senza soffermarci, ma se andiamo alla sua essenza, la maniglia è sinonimo di libertà.
Aprire, chiudere, scoprire, svelare, nascondere… tutte azioni che passano attraverso una maniglia. E la maniglia cerca la mano, la nomina e ad essa si adatta tanto più quanto meglio è studiata e realizzata. E la mano cerca la maniglia, rispettosa o dissacrante, timorosa, ardita o solo timida.
L’emozione della scoperta quando si apre la cantina dei vini durante un meeting di lavoro informale, i colori delle verdure che inondano lo spazio mentre si prepara insieme la cena, il profumo di una torta a sorpresa preparata per l’arrivo dei ragazzi dopo la scuola che pervade la stanza… È quella maniglia, quel dettaglio di cui non ci curiamo, quel piccolo segno che ci regala queste emozioni.
Ricche di valore simbolico, nel passato le maniglie sottolineavano gli ingressi principali, erano invisibili per nascondere passaggi segreti, mancanti nelle porte dei fossati dei castelli o nelle mastabe (le tombe egizie) perché dovevano lasciare fuori i nemici le prime, gli spiriti del male le seconde. Sottostando ad importanti processi di trasformazione sulla base delle leggi ergonomiche e dell’innovazione tecnica della produzione industriale, le maniglie si raccontano tramite la levigatezza, lo spessore, la loro arrendevolezza o resistenza.
Nel concepire la nuova cucina Skin per .elmar, abbiamo iniziato dalla maniglia perché proprio la maniglia è quel momento che mette in relazione la cucina e la sua pelle. L’attenzione è tutta rivolta alla maniglia di Skin, a quel dettaglio, a quel gesto, a quella presa. La maniglia disegna la struttura di Skin. Orizzontale. Verticale. Allineata. A intervalli.
È una linea sottile in acciaio brunito o inox satinato. Volevamo che fosse presente, ma minimale, che disegnasse una struttura aperta da completare liberamente con ricchezza dei materiali delle ante (legno, acciaio, vetro) o dai sapori, odori e colori che esplodono al tocco della mano.
Quel dettaglio diventa allo stesso tempo composizione ed esperienza. Disegna e scandisce la composizione di tutto il sistema. È la chiave che apre al mondo magico della cucina Skin. La sua sezione, visibile all’apertura dell’anta e in alcuni momenti speciali della composizione, racconta il suo carattere minimale, ma presente nel disegno elegante di un profilo aperto, studiato in modo che fosse minuto, ma resistente, facile e piacevole nella presa sia se usato in verticale che in orizzontale, in modo da dare le massime potenzialità compositive al sistema.
Il sistema Skin è allora una pelle nel senso più ricco del termine. È la soglia tra due mondi ed è proprio il dettaglio della maniglia di Skin che fa in modo che i due mondi si tocchino. Le radici dell’architettura moderna si fondano nel dettaglio, che non è stile o ornamento, ma è elemento fondamentale di una sofisticata sapienza costruttiva che ci ha fatto incontrare con .elmar. Da due punti di vista differenti, sia noi che l’azienda lavoriamo perché ognuno possa leggere nell’unicum dell’assemblaggio finale l’unicità e la poesia dei suoi frammenti.