Dina Ravaglia - “Ballata triste a due voci”
Dina Ravaglia presenta un racconto a due voci, sommesso come una poesia intimista e duro come un assolo heavy metal; è la drammatica storia di due anime che s’incontrano in mezzo al caos, e che tentano insieme di resistere al dolore, alla violenza e alla perdita. Un romanzo brutale e autentico, che emozionerà dalla prima all’ultima pagina.
Casa Editrice: PubMe
Collana: Gli scrittori della porta accanto
Genere: Narrativa contemporanea/Romance
Pagine: 384
Prezzo: €18,00
«La vita semplicemente accade, e a noi non resta altro da fare che assecondarla. La vita, a volte, si calma da sola».
“Ballata triste a due voci” di Dina Ravaglia è un romanzo narrato da due prospettive, a volte emozionalmente antitetiche: quelle di Giada e di Theo, lei ventisettenne maestra elementare e lui diciannovenne aspirante musicista rock. Giada si racconta con voce sommessa, perché non ha mai avuto molta stima di sé, e anche la narrazione del suo dolore è ovattata, quasi impercettibile; Theo è più presente, la vita lo ha indurito presto, e la narrazione della sua sofferenza è prorompente, è quasi urlata, sebbene con il garbo che lo caratterizza. Sono due protagonisti intensi e tragicamente complessi, che non dovrebbero mai incontrarsi tanto sono diversi, come differenti sono anche le strade che percorrono; il destino, però, si sa, ama giocare e un giorno li mette uno di fronte all’altra: da subito esposti come fossero nudi, con le loro anime traboccanti da non riuscire ad essere contenute nell’involucro corporeo. Giada lotta ogni giorno per sentirsi all’altezza, per non soccombere alle sue fragilità e alla solitudine dei suoi giorni; Theo ha visto morire sua madre di overdose tre anni prima, il padre si è rifatto una vita all’estero e lui è l’unico a prendersi cura di Oscar, il suo fratellino di dieci anni più piccolo. Alla fine, comunque, non importa la differenza d’età, non conta il divario che esiste tra le loro esperienze di vita: Giada e Theo si incontrano e stabiliscono un contatto intimo, non sapendo cosa l’esistenza stia per riservare a entrambi.
Dina Ravaglia presenta un romanzo pieno di passione e di dolore, viscerale e autentico, sporco e allo stesso tempo puro; la preziosa costante della musica rock, poi, è un valore aggiunto, e accompagna lo smarrimento e il tormento di questi due ragazzi che lottano per trovarsi, per non perdersi. L’autrice tratta temi molto delicati come la depressione, la dipendenza da droghe, la violenza fisica, l’abbandono genitoriale; non utilizza filtri, non si censura, non si nasconde dietro falsi moralismi: la vita è anche fatta di questa materia fangosa, da cui è difficile uscirne ma non impossibile. Giada e Theo, come noi, cadono, e a volte fanno fatica a rialzarsi; insieme, però, nel loro disperato bisogno reciproco, trovano un modo di risollevarsi dalle loro miserie, dimostrando l’importanza dell’amore e dell’accettazione dell’altro nelle sue luci e nelle sue ombre - «L’unica cosa che puoi fare, quando sei nel pozzo, è allungare le mani e lasciare che ti tirino su».
SINOSSI DELL’OPERA. È la storia dell’incontro inatteso di due mondi deserti, quello del diciannovenne Theo, chitarrista rock, e di Giada, la ventisettenne maestra elementare di suo fratello. Un incontro che produce scintille e mostra come l’incendio che divampa, anziché distruggere, finisce per creare. Perché le cose insolite non necessariamente sono destinate a fallire, e a volte le strade tortuose ci portano a destinazione. Narrato in prima persona, in un duetto di voci e punti di vista, il romanzo esplora le parti buie e intime dei due protagonisti, affrontando anche il tema della depressione conseguente le drammatiche vicissitudini della vita di Theo, quali la morte della madre e un’accusa infondata ma infamante che gli costerà molto cara, in termini di violenza e separazione. Ma il romanzo affronta anche la zona luminosissima dell’amore: quello innato per la musica, quello incondizionato per un fratello e quello dolce e passionale tra i due protagonisti. In un finale avvolgente come un abbraccio, liberatorio come le lacrime.
BIOGRAFIA DELL’AUTRICE. Dina Ravaglia è nata a Parma e vive a Brescello. Architetto, tre figli, per lei scrivere è importante da sempre. Ha pubblicato numerosi libri, con cui ha vinto anche premi prestigiosi: “La curva del cielo”, racconto inserito nell’antologia Matrimoni (Effequ Edizioni, 2008), “La luna sporca” (Edizioni Ponte Gobbo di Bobbio, 2008), romanzo vincitore del premio al concorso Città di Bobbio 2008 e del 2° premio al concorso per narrativa edita “Livio Paoli” San Mauro 2009 a Signa, Firenze. Seguono “La mano di legno” (Edimond Edizioni, 2011), romanzo vincitore del 2° premio Città di Castello 2010 e arrivato tra i quattro finalisti del Premio Città di Forlì 2010, “L’isola degli internati” (ebook Io Scrittore, 2013; cartaceo self-publishing, 2020), romanzo finalista al torneo letterario Io Scrittore 2012, “Uno” (Nicola Calabria Editore, 2014), “Il cuore opposto” (Gilgamesh Edizioni, 2017), romanzo vincitore del 1° premio narrativa concorso Andrea Torresano, e “Cattiva stella” (Nuova Santelli Edizioni, 2018).
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