All the streets are silent, il documentario distribuito da Wanted Cinema che narra le origini dell’Hip Hop e dello skate nella New York di fine anni 80

La Grande Mela da sempre è un laboratorio artistico formidabile. Nel decennio che va dal 1987 al 1997 ha tenuto a battesimo due realtà apparentemente distanti  ma intrinsecamente collegate come l’hip hop e lo skate che tuttora influenzano a livello planetario al punto che questo genere musicale è diventato il più redditizio e lo skate è diventato nel 2020 sport olimpico. Tutto questo e molto altro è  presente nel documentario All the streets are silent che attraverso una serie di interviste a celebri personaggi che hanno vissuto quel periodo, due nomi su tutti, Moby e Rosario Dawson, ma anche molti altri protagonisti della scena newyorkese di quegli anni. Diretto dal regista Jeremy Elkin e presentato al Tribeca Festival è un affresco omaggio a quel periodo che seguì di poco l’esaurimento della Factory di Andy Warhol, Basquiat e Haring e che seppe catalizzare le periferie, contribuendo anche a diminuirne la violenza. Il ritmo è il pregio migliore del documentario perché riesce a trasmettere attraverso il montaggio frenetico quel che fu quell’irripetibile slancio che da New York si diffuse prima in California e successivamente in tutto il mondo, recuperando molto materiale inedito prezioso. Due mondi che hanno avuto come centro aggregante il Mars club di Yuki Watanabe, un programma radiofonico rivoluzionario,  lo Strech Armstrong and Bobbito Show che lancio autentici pezzi da novanta dell’Hip Hop e attività commerciali di grandissimo successo come Zoo York e Supreme che univano la vendita di dischi, skate board e abbigliamento. Un’opera che permette  un’analisi di un mondo ormai perduto ma che è un’autentica miniera per gli appassionati del genere. Dopo l’uscita per tre giorni in luglio nei cinema il film è tuttora disponibile a chi ne farà richiesta da Wanted Cinema.

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