Putin e le continue defezioni di soldati e di suoi fedelissimi accoliti. Il punto fatto dallo scrittore e giornalista Marco Baroni Presidente dell'UGEI, Unione Giornalisti Europei Indipendenti, associazione punto di riferimento di chi fa informazione nell’UE.
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La cronaca porta a conoscenza che Putin, oltre che dover affrontare le difficoltà riscontrate nella insensata guerra contro l’Ucraina, si trova a misurarsi, anche, con una evidente difficoltà interna.
Di certo la compatta reazione dell’Unione Europea capace di attuare, per la prima volta, unitarie e pesanti sanzioni e la voglia di difendere la propria libertà da parte degli ucraini, stanno lasciando profondi segni. Infatti, oltre che a numerose defezioni da parte delle forze armate mandate a combattere in Ucraina, anche alcuni dei suoi fedelissimi accoliti stanno abbandonando Putin.
Perfino Chubais, considerato come l’uomo del presidente, ha deciso, per protesta, di lasciare il paese. Un volta faccia che vede protagonisti, quindi, non solo militari, ma anche “pezzi” forti e reputati fedeli a Putin.
Quella che è stata definita da Putin come una “operazione militare speciale”, iniziata con una vera e propria ondata di colpi d’artiglieria, di missili da crociera e da bombardamenti aerei e che, secondo diversi lanci di agenzia vedeva la caduta di Kiev come “una questione di ore”, in realtà ha uno sviluppo ben diverso.
In linea di massima, si è portati a credere che un militare, a prescindere dal suo grado, non sia abituato a pensare ma, piuttosto, sia portato ad eseguire ogni tipo di ordine. Oltre che essere un modo di vedere le cose errato, è, fondamentalmente, non corrispondente alla realtà dei fatti. Infatti, per far sì che gli ordini vengano ad essere eseguiti alla lettera, il militare deve essere assolutamente motivato a fare ciò che gli sta ordinando. Ogni forza armata, quindi, deve trovare il modo per affrontare e risolvere la questione.
Ovviamente, si parla di un esercito formato da truppe regolari e non da mercenari! Quanto sta avvenendo in Ucraina, mostra, chiaramente, quanto le forze armate russe, seppure siano, oggettivamente, meglio armate e fornite di invidiabili tecnologie moderne, stiano trovando grandi difficoltà.
Certo, in questo particolare contesto hanno una forte valenza tattiche errate ma, quello che appare sempre più palese è che nel teatro di guerra in Ucraina, vi siano visoni diametralmente opposte non tanto da un punto di vista ideologico, ma, piuttosto sostanziale.
Ovvero, se le truppe ucraine sono motivate a immolarsi per la propria libertà, gran parte delle forze armate della Federazione Russa, non hanno la più pallida idea del perché stiano in Ucraina a combattere.
Chi ha combattuto veramente, sa perfettamente che, oltre che vincere è importante portare a casa la propria pelle e quella dei propri soldati. Per far sì che queste due cose possano avvenire, si deve essere motivati. Per molti versi, seppure con le dovute differenti, si sta rivivendo quanto è avvenuto nella guerra del Vietnam.
Qui, nonostante la forza militare americana fosse considerata molto più forte, le milizie del Vietnam del Nord, aiutate in modo molto forte dai Cinesi e dai Russi, erano nettamente più motivate a combattere. In ogni guerra, avvenimento che sarebbe sempre meglio che non avvenisse, non sempre la potenza di fuoco maggiore risulta essere l’arma vincente. Infatti, sono, poi, gli uomini sui campi di battaglia che debbono conquistare le posizioni.
Oggi come oggi, ci si meraviglia di come venga ad essere condotta la guerra in Ucraina. Eppure, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, non sono, ahimè, mancati dirompenti scontri armati come, ad esempio, la guerra arabo-israeliana che si svolse a cavallo del 1948 e del 1949 e la Guerra di Corea che si sviluppò tra il 1950 e il 1953.
Certamente, anche grazie alla cinematografia, ci siamo andanti, sempre più, a focalizzare su una possibile guerra nucleare. Un evento non improbabile ma, proprio per la sua gravità e le sconvolgenti conseguenze, di difficile attuazione. Infatti, un utilizzo di armi nucleari porterebbe a distruggere sì il nemico ma, anche, a sconvolgimenti di portata tale che la “vittoria” sarebbe del tutto inutile.
In Ucraina, non è che si sta assistendo ad una novecentesca guerra, ma, piuttosto, alla tragedia della guerra che, proprio per la sua immorale natura, si sviluppa in quel determinato doloroso e angoscioso modo. Seppure sia esecrabile, la guerra, purtroppo, prevede, anche, lo sfinimento della popolazione, proprio per far crescere il risentimento della popolazione.
Per comprendere, sarebbe sufficiente ricordare i bombardamenti alleati compiuti in modo indiscriminato su obiettivi palesemente non militari, per tutta la seconda guerra mondiale, tanto in Italia quanto in Germania.
Quel che, invece, meraviglia, è che, nonostante la storica capacità sovietica di sviluppare un informazione di parte, non abbiano motivato a sufficienza le proprie truppe. In pratica, sul campo di battaglia, le forze armate sovietiche si stanno, sempre più, domandando del perché si trovano a combattere in Ucraina, esattamente cosa che accadeva ai soldati americani mandati a combattere in Vietnam.
Certo, può essere considerato cinico pensare che le truppe debbano uccidere, ma è proprio questo che avviene in guerra.
Andando a concludere, non resta altro che sperare che Putin, davanti a delle oggettive difficoltà, sappia cogliere al volo le diverse opportunità che vengono ad essere fornite dalla diplomazia per salvargli la faccia e che, quindi, la smetta di asserire che andrà a sedersi ad un tavolo esclusivamente per ratificare la resa incondizionata dell’Ucraina.
Giornalista Marco Baroni
Presidente UGEI
Unione Giornalisti Europei Indipendenti