Guerra all’Ucraina, il punto fatto dallo scrittore e giornalista Marco Baroni Presidente dell'UGEI, Unione Giornalisti Europei Indipendenti, associazione punto di riferimento di chi fa informazione nell’UE.
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È, quanto mai ovvio, che di fronte a tragedie come quella che si sta assistendo con il vile attacco Russo all’amica Ucraina, ci si vada a porre delle domande, le cui risposte, stranamente non trovano conforto da parte dell’informazione pubblica. Infatti, al di là di manifestazioni o, per meglio dire, di sfoggio di ovvie conoscenze, i numerosi dibatti che hanno preso vita nei frequentatissimi studi televisivi sia pubblici e privati, non si è messo in evidenza, se non marginalmente, alcuni fondamentali aspetti.
Infatti, a quanto pare, tanto la storia, quanto la geografia, sono state immolate sull’ara dell’economia. L’imbelle Europa, ancora una volta, infatti, è dilaniata tra infinite diatribe di puro spirito economico. Eppure, seppure in tempi che sembrano così lontani, già la Russia fu protagonista di vili assalti.
Anche se viene ad essere poco ricordato, per chiare ed evidenze motivazioni politiche, nella notte tra il 20 e il 21 agosto del 1968, le truppe russe invasero l’allora Cecoslovacchia. Pochi anni prima, ovvero il 4 novembre del 1956, il Patto di Varsavia, cioè la Russia, per schiacciare l’eroica resistenza armata a Budapest, effettuò una operazione di occupazione militare.
Anche allora, al di là commosse rimostranze, le truppe Russe poterono fare tutto ciò che vollero. L’Unione Sovietica, precedentemente, si spartì con la Germania nel 1939, la Polonia. Anche in questo caso, la storia ci tramanda un incredibile gioco di visioni. Infatti, Francia e il Regno Unito dichiararono, giustamente, guerra alla Germania, colpevole dell’attacco alla Polonia ma, non si capisce in virtù di quale strana considerazione, non alla Russia seppure, anch’essa, rea di aver attaccato e occupato parte della Polonia.
E cosa dire del cupo destino dei Paesi Baltici, e di tutte quelle nazioni che finirono sotto il controllo della Russia al termine del secondo conflitto mondiale?
Quanti, poi, ricordano i fatti avvenuti in Iran tra il 1941 e il 1946?
Ancora oggi, nonostante bombardamenti ed eccidi da parte delle forze armate Russe, si discute se sia il caso o meno di fare determinati interventi finanziari, oppure si pensa se siano opportune visto che potrebbero portare delle conseguenze, vedi fornitura di gas e via dicendo.
Ma, allora, in virtù di così tanti distingui, il sacrificio della Ucraina, sembra essere poca cosa. Ossia, la Russia può decidere di attaccare chi vuole, sicura che, essendo fornitrice di gas e non essendovi una forza armata europea indipendente, al di là di normali sanzioni, più o meno incisive, la può fare franca.
Strano ma, sembra che, secondo questa logica, il destino del popolo ucraino sembra essere già definito. Un sacrificio che, per di più, trova il suo apice nella viltà di alcuni protagonisti della politica europea. Non a caso, non è stato messo sufficientemente in luce quanto il concetto stesso di Unione Europa sia aleatorio.
Oltre che da un punto di vista di inesistenza di una comune politica interna ed estera, l’Unione Europea, per una sua concreta difesa, si deve affidare alla Nato, ovvero ad un trattato firmato nel lontanissimo 4 aprile 1949 e che si impernia su una alleanza tra l’America del Nord e i paesi europei aderenti.
Per la cronaca al 2022 ne fanno parte, complessivamente, ben trenta paesi, ovvero, in ordine alfabetico, Albania, Belgio, Bulgaria, Canada, Croazia, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Macedonia del nord, Montenegro, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Turchia, Ungheria.
Seppure sia una importante realtà, è da ricordare che è uno strumento di cooperazione militare. Quindi, di fatto, l’Unione Europea, non dispone di una vera e propria indipendente forza armata. In altre parole, non è l’Unione Europea a difendere i suoi confini e, di contro, la Nato è tenuta difendere solamente i confini dei paesi aderenti al patto.
La cosa, anche se può, ai più, apparire essere di scarsa importanza, in realtà, è fondamentale. Difatti, per comprendere il paradosso, sarebbe sufficiente ricordare che, ad esempio, la Finlandia che ha aderito alla Comunità Europea dal 1995, sta solamente pensando di entrare a far parte della Nato.
Detto questo, sorge una spontanea domanda. In caso di attacco dei Russi, chi difenderebbe la Finlandia, paese aderente alla Unione Europea ma non alla Nato? Situazione ancor più complessa, per la povera Ucraina, la quale avrebbe dovuto, date le attuali circostanze il condizionale è d’obbligo, aderire all’Unione Europea, presumibilmente, nel 2030.
Quindi, tecnicamente, è fuori dall’Unione Europea e, per di più, le viene vietato dalla Russia di aderire alla Nato. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti!
Ovviamente, questa paradossale situazione che vede l’Unione Europea priva di una sua autonoma forza militare, dà forza e vigore alle mire espansionistiche russe. Infatti, se prima del crollo della cortina di ferro ai Russi andava bene poter piazzare le proprie forze armante nel pieno cuore dell’Europa, oggi, invece, gli dà fastidio il fatto che la situazione venga ad essere totalmente ribaltata.
Stranamente, in occasione della Guerra del Golfo, sotto l’egida dell'ONU e guidata dagli Stati Uniti, si diede vita ad un conflitto in risposta ad una aggressione. Più recentemente, nel 2011, vi fu l’intervento militare internazionale in Libia.
Ma, a quanto pare, tutto quello che sta avvenendo nel cuore dell’Europa, ad un paese democratico ed europeo, poco interessa. In conclusione, prendendo in prestito un verso dell’ode Il 5 maggio di Alessandro Manzoni, ai posteri l’ardua sentenza.
Giornalista Marco Baroni
Presidente UGEI
Unione Giornalisti Europei Indipendenti