Il regista e critico cinematografico Demetrio Salvi conduce i ragazzi in un viaggio esplorativo della scrittura e del racconto per immagini
Prosegue l'esperienza di quest'anno del docente e filmaker Francesco Giordano, che con la didattica a distanza ha portato avanti per il secondo anno di seguito il laboratorio di produzioni audiovisive teatrali e cinematografiche dell'Orientale, riuscendo a riproporre la formula dell'incontro-lezione con professionisti del comparto cinematografico, con alcuni dei quali gli studenti avranno la possibilità collaborare proseguendo la formazione anche oltre l'esperienza laboratoriale.
Dalla scrittura di una storia alla sua realizzazione filmica come sceneggiatura finale, fino alla regia di un prodotto cinematografico. Sono stati affrontati in pillole questi argomenti basilari per approcciarsi all'universo cinema, i cui meccanismi profondi non sono affatto di immediata comprensione e lettura. Ciò che sembra imprescindibile per la buona riuscita di un prodotto è il lavoro di squadra, fatto di dialogo costante tra regista, sceneggiatore, montatore, direttore della fotografia. Realizzare un buon prodotto audiovisivo non è mai merito di una sola persona. Ecco che quindi il montatore potrà suggerire al regista come montare una sequenza, presentargli diverse opzioni, ma sarà il regista, a dare l'ultima parola decidendo di seguire gli schemi classici, preferendo così un montaggio lineare, o di romperli. "Il montaggio è la chiave del linguaggio cinematografico" asserisce Giordano. Si può suggerire un qualcosa o scegliere di farlo vedere attraverso un linguaggio visivo, manifesto e narrativo. Si determinerà così, oltre che il tipo di "punteggiatura" filmica, la scelta tra un tipo di montaggio ellittico, più emotivo, sperimentale, intellettuale, che attiva più parti della mente dello spettatore e più stati emozionali e uno più connotativo, narrativo o ancora ideologico, giocando sui simbolismi.
"Il film è un testo per immagini" sottolinea Giuliana Del Pozzo, docente, sceneggiatrice ed esperta di scrittura creativa, intervenuta durante il laboratorio. "Esistono delle tecniche che scandiscono il ritmo del racconto. Alla base si deve aver chiaro cosa si vuole comunicare e la differenza tra fabula e intreccio nello scandire il tempo della storia e il tempo del racconto". Da esperta e appassionata di scrittura Giuliana invita a lavorare sulle proprie emozioni, sensazioni, esperienze di vita. "È da esse che nasce il bisogno di raccontare qualcosa, ovvero l' idea, che si svilupperà poi in una narrazione per esprimere, far conoscere o farsi conoscere e attraverso la narrazione per immagini si arriverà al film come prodotto artistico.
Dopo l'intervento di Giuliana, in quella che il docente Giordano ha allestito come una vera sala virtuale di scrittura, è stata la volta dell'ospite Demetrio Salvi, regista, documentarista, critico cinematografico, docente, che ha condotto i ragazzi nell' affascinante viaggio nella costruzione di una sceneggiatura. "Si deve aver chiara la struttura narrativa di un testo per approcciarsi alla scrittura per il cinema, dove tutto parte da un'idea iniziale che poi prende forma narrativa e si trasforma in immagini cinematografiche". Demetrio Salvi cattura gli studenti del laboratorio, alcuni dei quali già alle prese con proprie esperienze di scrittura e di sviluppo di storie che sono stati "illuminati" dalle linee guida dell'ospite. Demetrio propone come punto di riferimento da seguire quello che definisce un "Protocollo arcaico", ovvero uno schema: un' idea breve, che parte da uno stimolo, una sensazione, un ricordo, un odore, un qualcosa che spinga a voler raccontare una storia, poi il soggetto, quindi la scaletta, e infine il trattamento e la sceneggiatura finale. "Grandi narrazioni cinematografiche appartengono alla stagione neo-realistica italiana, un patrimonio culturale da non disperdere", spiega Demetrio. La fase iniziale, forse la più importante, è anche la più difficile, quella della raccolta di materiale a cui seguirà una selezione e uno sviluppo strutturale. "Il successo o meno spesso è già scritto nell'idea" spiega Demetrio, stimolato dalle domande degli allievi partecipi e attenti. Imprescindibile nella costruzione dell'opera la colonna sonora e i suoni in generale che non si possono scindere dall'opera stessa e ne determinano l'atmosfera e spesso il significato stesso. Ci deve essere dunque una coerenza, suggeriscono i professionisti presenti all'incontro, tra scelta delle immagini, dei tagli, dei suoni e l'effetto che si vuole generare nello spettatore.
“Il dovere di un regista è dare importanza all'anima dello spettatore" affermava Ken Loach. Ma il film si può ritenere un'opera del regista? Questa la provocazione del giornalista presente all'incontro Luigi Pasquariello. La tesi sembra essere che un prodotto audiovisivo non è mai di una sola persona, ma dei professionisti che vi lavorano sinergicamente a partire dal produttore esecutivo, una figura meno nota al pubblico, ma abile a mettere insieme le forze produttive tra cui la scelta del regista "l'unico che abbia una visione d'insieme del film" spiega ancora Demetrio, che può seguire pedissequamente una sceneggiatura, come avviene ad esempio più facilmente per le serie televisive o dare una propria visione più personale, addolcendo o indurendo ad esempio una storia con vari espedienti narrativi. L'incontro si è concluso con un finale aperto, attraverso la visione del trailer "Mai per sempre " diretto da Fabio Massa di cui Demetrio Salvi ha curato la sceneggiatura insieme al regista e del backstage del corto "Ipnosia" di Demetrio Salvi, che tratta la violenza sui bambini e quella sulle donne attraverso un racconto horror che riesce bene a percorrerne i territori più oscuri, le strade più segrete, in modo assolutamente originale dai consueti stereotipi.
Valentina Soria