5 febbraio 2021 – Migliorare l’aderenza alla terapia, prevenire complicanze gravi come
encefalopatia epatica e ascite, potenziare l’assistenza domiciliare, formare il paziente e
il caregiver, rendere sostenibili le cure e aumentare la qualità e l’aspettativa di vita.
Questi gli argomenti discussi, con i principali interlocutori della Toscana, durante il Webinar:
Focus Toscana: La realtà italiana della cirrosi epatica in epoca pandemica tra terapie e
impatto socio economico”, organizzato da Motore Sanità grazie alla sponsorizzazione non
condizionante di Alfasigma S.p.A.
Particolare attenzione è stata data alla necessità di prevenire l’encefalopatia epatica dato
che è la più invalidante complicanza della cirrosi, causa di ripetuti ricoveri, di problemi
per tutto il contesto familiare del paziente e di un aggravio dei costi per il SSN.
“La cirrosi epatica rappresenta un'importante causa di morbilità e mortalità in Italia. Dati Istat del
2018 indicano che in Toscana per lo meno 1000 decessi sono attribuibili a malattie del fegato,
considerando cirrosi, epatiti virali e tumori primitivi del fegato. Queste patologie sono strettamente
associate alla cirrosi, che rappresenta un problema clinico spesso sottovalutato. Negli ultimi anni
si è inoltre verificata una modificazione nelle cause che conducono a cirrosi. La disponibilità di
farmaci efficaci per il trattamento dell'epatite B e C ha ridotto il numero di pazienti che sviluppano
cirrosi in relazione a queste cause. Sono altresì in netto aumento i casi di cirrosi associati alla
sindrome metabolica (obesità, dislipidemia, diabete, ipertensione). I disordini da uso di alcol
rimangono di grande importanza come cause isolate o, spesso, in associazione ad altre eziologie.
Il percorso del paziente cirrotico è caratterizzato da una fase di scarsa evidenza clinica, con
paziente spesso asintomatico finché non sviluppa complicanze della malattia. La gestione della
cirrosi si identifica pertanto con la presa in carico delle complicanze. L'Organismo Toscano di
Governo Clinico ha recentemente approvato un protocollo di gestione della insufficienza epatica
acuta-su-cronica, per stabilire i livelli di competenza necessari per la gestione ospedaliera di
pazienti di gravità crescente. È necessario a questo punto focalizzarsi su altre complicanze della
cirrosi di grande rilevanza per il paziente, in particolare l'emorragia da ipertensione portale,
l'encefalopatia epatica e l'epatocarcinoma. Occorre infatti creare percorsi condivisi tra vari
specialisti, particolarmente per quanto riguarda l'ipertensione portale, per la quale è stato redatto
uno specifico PDTA per l'Azienda Ospedaliero-
Universitaria Careggi, e per l'epatocarcinoma, la
cui gestione collegiale avviene a livello dei gruppi oncologici multidisciplinari. Un'attenzione
particolare deve essere dedicata all'encefalopatia, per la quale gli episodi di peggioramento
comportano spesso presentazione al pronto soccorso. In questo caso occorre stabilire percorsi più
articolati che coinvolgano anche il medico di medicina generale, i caregiver ed il territorio”, ha
dichiarato Fabio Marra, Direttore Medicina Interna ed Epatologia Azienda Ospedaliero Universitaria
Careggi Firenze
“La cirrosi scompensata è una malattia complessa, multiorgano, che necessita di una presa in carico
globale. La prevalenza della cirrosi è dello 0,3%, con circa 200.000 casi in Italia e 10.000 decessi/anno,
in aumento le epatopatie da alcol e da dismetabolismo (NASH). Limitare l’ospedalizzazione rappresenta
la prima sfida clinica e diventa inderogabile ottimizzare i rapporti fra specialista e territorio. In questi anni
i Centri Alcologici rappresentano sempre più modelli ideali di gestione condivisa del paziente cirrotico e
della sua famiglia. Gli obiettivi e le finalità sono stati: l’ottimizzazione della rete intra ed extraospedaliera,
la centralità dello stile di vita (alcol, tabacco, alimentazione, sedentarietà), lo sviluppo di percorsi
personalizzati e dedicati con l’attivazione di interventi multiprofessionali e multidisciplinari. Oggi giorno
sempre più dobbiamo implementare un approccio di tipo ecologico sistemico, orientato alla persona, alla
famiglia e alla comunità. Un intervento che ha come finalità che il paziente e la sua famiglia diventino
elementi attivi: ”empowerment” della persona, della famiglia e della comunità, e protagonisti del
cambiamento e della scelta di stili di vita salutari e sostenibili”, ha spiegato Valentino Patussi, Centro
Alcologico Regionale della Toscana Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi Firenze
“Un recente studio (Mennini et al, 2018), basato su dati Real-world italiani ha calcolato i costi sostenuti
dal SSN per le ospedalizzazioni dovute a episodi di Encefalopatia Epatica conclamata (OHE). Lo studio
riferisce che i pazienti con encefalopatia epatica sono caratterizzati da una storia clinica più severa di
quella riportata in letteratura: l’incidenza di nuovi ricoveri dopo il primo risulta pari al 62%, più elevata di
altri studi osservazionali italiani o di trial clinici. La probabilità di decesso al primo ricovero risulta pari al
32% (superiore rispetto studi osservazionali e RCT). Ancora, la probabilità di decesso, dei dimessi, per
tutte le cause risulta pari al 29% nel primo anno e al 33% entro il secondo (anche qui più elevata rispetto
a studi osservazionali e RCT) generando un impatto economico per il SSN pari a € 13.000 per paziente.
Riportando il valore a livello Nazionale, si tratta di una spesa di € 200 milioni per la sola assistenza
ospedaliera. Nel 2020 è stata effettuata un’analisi aggiuntiva (Mennini et al, EEHTA CEIS, 2020) con
l’obiettivo di confrontare le Guide Lines sulla HE con i dati Real World dopo un primo ricovero per OHE.
L’analisi dell’aderenza alla terapia evidenzia due aspetti fondamentali: i pazienti dimessi dopo un episodio
di HE non assumono la terapia prescritta e solo i pazienti più gravi sembrerebbero essere più aderenti al
trattamento. Emerge in maniera decisa l’indicazione di utilizzare trattamenti più appropriati dopo il primo
ricovero per ridurre l’elevato rischio di ricadute e diminuire l’impatto dei costi”, ha affermato Francesco S.
Mennini, Professore di Economia Sanitaria e Economia Politica, Research Director-Economic Evaluation
and HTA, CEIS, Università degli Studi di Roma“Tor Vergata” - Presidente SIHTA
Ivan Gardini, Presidente EpaC Onlus ha detto, “considerato l'incremento attuale dei contagi del virus
SarsCov-2 siamo molto preoccupati per i pazienti con cirrosi epatica perché dovrebbero effettuare controlli
e procedure sanitarie a cadenza periodica e molto spesso questi esami si svolgono in ambito ospedaliero.
Sono oltre 100.000 i pazienti con cirrosi e malattia avanzata già curati dall'epatite C ma ancora a rischio di
sviluppare un tumore del fegato, inoltre, ci sono almeno altri 100.000 casi correlati ad altre patologie come
alcol, obesità, epatite B, ecc. La preoccupazione vale anche per anche per tutti i pazienti con malattia
avanzata che devono iniziare una qualunque terapia, ad esempio per l’eradicazione del virus dell'epatite C.
Un recente studio (Kondili LA, Marcellusi A, Ryder S, Craxì A. Will the COVID-19 pandemic affect HCV
disease burden? Digestive and Liver Disease, 2020 52(9). https://doi.org/10.
ha stimato che ritardare l'inizio delle cure di 12 mesi, decuplica le complicanze e i decessi nei 5 anni
successivi. È quindi indispensabile indicare quali sono le prestazioni differibili da quelle indifferibili in questi
pazienti ad alto rischio di complicanze. Le cure e il monitoraggio dei malati cronici a rischio dovrebbero
continuare attraverso approcci innovativi come il telemonitoraggio e la telemedicina oppure decentralizzando
esami e prestazioni spostandoli dall'ospedale al territorio per evitare di esporre i pazienti fragili a rischi inutili.
Sarebbe anche di grande aiuto semplificare gli atti burocratici come rinnovare automaticamente i piani
terapeutici, consentire il ritiro dei farmaci ospedalieri presso la farmacia di fiducia o consegnarli direttamente
a casa, incrementare le confezioni erogabili e tutte le altre modifiche di natura amministrativa che possono
incidere positivamente sulla qualità di vita di pazienti cronici che devono restare sempre più protetti e
monitorati come raccomandato da tutti gli esperti”.
Alfasigma
Alfasigma, tra i principali player dell’industria farmaceutica italiana, è un’azienda focalizzata su specialità da prescrizione
medica, prodotti di automedicazione e prodotti nutraceutici. Nata nel 2015 dall’aggregazione dei gruppi Alfa Wassermann e
Sigma-Tau – due tra le storiche realtà farmaceutiche italiane – oggi è presente con filiali e distributori in circa 90 paesi nel
mondo. L’azienda impiega oltre 3000 dipendenti, di cui più della metà in Italia suddivisi in 5 sedi: a Bologna il centro direzionale
e a Milano la sede della divisione internazionale, mentre a Pomezia (RM), Alanno (PE) e a Sermoneta (LT) sono localizzati i siti
produttivi. Bologna e Pomezia ospitano anche laboratori di Ricerca e Sviluppo. In Italia Alfasigma è leader nel mercato dei prodotti
da prescrizione dove è presente in molte aree terapeutiche primary care (cardio, orto-reuma, gastro, pneumo, vascolare, diabete)
oltre a commercializzare prodotti di automedicazione di grande notorietà, come Biochetasi, Neo-Borocillina, Dicloreum e Yovis.
Sito web www.alfasigma.it