“Valore è un termine molto usato ormai sia nel settore dei dispositivi medici sia in quello dei farmaci sia in
quello più generale dell'assistenza sanitaria. Tutti ne parlano ma non è ancora chiaro come possa essere
definito esattamente e quale sia il suo esatto significato. Proprio per questo motivo è sempre più
importante definire cosa significhi “valore” di una prestazione, di un farmaco o di un dispositivo, in quanto
i cosiddetti “payer” - pagatori sanitari pubblici e privati - in tutto il mondo, per rispondere ai sempre più
veloci processi di innovazione hanno sempre più necessità di allontanarsi dai tradizionali meccanismi di
pagamenti e definirne invece di nuovi e maggiormente adatti ai livelli di innovazione e di costo a cui
devono essere applicati. Identificare il “valore” di una tecnologia sanitaria è un esercizio che compete sia
ai sistemi sanitari pubblici e privati che dovrebbero fornire cure più efficienti ed efficaci piuttosto che le
aziende le aziende produttrici di tecnologie che devono avere chiaro il motivo per cui i loro prodotti creano
valore per l’individuo, per il sistema e per la società. Identificare il valore per tutti questi differenti
stakeholder del sistema, che dovrebbero avere finalità comuni (il bene dei pazienti) ma anche obiettivi
diversi (organizzazioni profit o non profit) si sta sempre più identificando in un ripensamento di una serie
di processi che generano innovazione tecnologica. Dal momento in cui questa viene immaginata, al
momento in cui questa viene realizzata e testata e infine al momento in cui questa viene poi valutata dagli
utilizzatori. La presenza di un bisogno di salute, la capacità di questa tecnologia di rispondere in maniera
coerente e appropriata a questo bisogno, la solidità delle evidenze scientifiche già disponibili o in via di
definizione, che supportano il valore delle tecnologie dovrebbero essere gli elementi su cui basare il nuovo
concetto di Value Based Medicine”, ha detto Marco Marchetti, Responsabile Centro Nazionale HTA, ISS
“Relativamente ai farmaci, ed in particolare relativamente ai farmaci innovativi, si continua purtroppo a
ragionare troppo spesso in termini di PREZZO e troppo poco in termini di VALORE. Valore non è
solamente il contributo diretto che un farmaco innovativo può dare al benessere del paziente. Valore,
specialmente nel caso di patologie croniche, è il complesso delle ricadute che i benefici di un trattamento
innovativo possono avere sull’intero sistema sanitario, estensibili, in alcuni casi, al sistema paese.
Facciamo l’esempio di una serie di farmaci innovativi introdotti nell’ultimo decennio per la cura del diabete
mellito di tipo 2. Hanno in genere un PREZZO superiore a quello dei farmaci antidiabete che eravamo
abituati ad usare nella prima decade di questo secolo. Però, continuando nell’esempio, non hanno bisogno
di essere titolati sulla scorta dei valori glicemici, quindi abbattimento dei costi relativi ai presidi per
l’automonitoraggio della glicemia e sensibile “unburden” della persona con diabete rispetto alla necessità
di controlli assidui. Ma ancora, abbattono (quasi annullano) il rischio di ipoglicemia: una sola ipoglicemia
critica oltre a mettere a rischio la vita del paziente può costare al “sistema” tra pronto intervento, accesso
in Pronto Soccorso ed eventuale ricovero oltre 5,000 euro. Ancora: alcune di queste molecole possono
ridurre fino al 15% il rischio di eventi cardiovascolari e fino al 30-40% il rischio di ospedalizzazione per
scompenso cardiaco. Con questi numeri il “risparmio” sia in termine di sofferenza che in termini di costi
ospedalieri mi sembra evidente. Abituiamoci dunque a ragionare in termini di “valore”, creiamo gli
strumenti perché queste analisi di “valore” divengano sempre più accurate e scientificamente corrette
ed aboliamo i “silos” ideologici ed amministrativi che confinano il bilancio costo/beneficio all’analisi di settori
limitati, non consentendo l’analisi della ‘big picture’”, ha spiegato Agostino Consoli, Presidente Eletto SID