DEGUSTAZIONE VINI DA BENDATI, ESTREMA, SULLE NOTE DEL PIANOFORTE A CODA DELLA PIANISTA PIU’ SEGUITA IN ITALIA “GIULIA VAZZOLER THE ITALIAN PIANO GIRL” E PRANZO A BASE DI PESCE DI LAGO IN CANTINA.
IL PIANOFORTE A CODA BIANCO DI GIULIA VAZZOLER IRROMPE NELLA PRIMA CANTINA - GALLERIA D’ARTE IN TRENTINO.
BREVI CENNI SULLA STORIA DELLA CANTINA:
Veneti di nascita, Trentini di adozione, nel 2013, io e mia moglie Silvia, decidiamo di avviare la nostra produzione di vino in Trentino, acquistando una tenuta in località Cavedine, un meraviglioso panorama che ha come protagonisti l’Adamello di fronte e il monte Bondone alle spalle. Un clima ed una vegetazione perfetti per l’approccio al biologico con una produzione selezionata e seguita dal noto winemaker di fama internazionale Roberto Cipresso: siamo tra i selezionati dei selezionati nella carta della carta dei vini di Venezia per Venezia_Gustosa. I nostri canali di distribuzione sono prettamente quelli dell’alta ristorazione italiana e svizzera.
Amiamo l’arte e la moda, per questo abbiamo creato il progetto Atelier del Vino: la nostra cantina si presta anche ad essere Atelier per ospitare vernissage, cene di gala e sfilate (ultima collaborazione con l’artista tessile CARLA MURA avente ad oggetto un foulard di alta sartoria della Maison Masel_Milano).
PROGETTO ATELIER DEL VINO, LA PRIMA CANTINA GALLERIA D’ARTE D’ITALIA:
L’atelier del Vino è nato dal nostro amore per l’arte intesa come interpretazione del reale. Così come si può interpretare la vita, si può interpretare il vino tramite i colori, le forme i pensieri.
Abbiamo collaborato con Massimo Zanetti artista che ha creato l’etichetta della Magnum di Pinot Nero che è stata oggetto della raccolta fondi pubblica a
sostegno della Città della Speranza, organismo di fama internazionale impegnato nella ricerca per i tumori infantili (https://cittadellasperanza.org/non-esiste-solo-il-covid-questione-di-vino-arte-e-solidarieta/)
DEGUSTAZIONE DEL 24 OTTOBRE DALLE ORE 12:30 SULLE NOTE DI GIULIA VAZZOLER LA PIANISTA INFLUENCER PIU’ SEGUITA IN ITALIA E DOPPIA VERNICE D’ARTE:
Si tratta di un light lunch con degustazione dei vini da noi prodotti: Pinot Nero 17/18, Chardonnay 17/18, Metodo Classico.
La degustazione sarà squisitamente musicale, accompagnata dalle note del pianoforte a coda di Giulia Vazzoler, la pianista più seguita in Italia (https://www.lifeandpeople.it/giulia-vazzoler-la-pianista-glam-tra-musica-pop-e-progetti-umanitari/) .
Con l’occasione presenteremo anche le opere di due artisti del nostro Atelier del Vino : Carla Mura, artista internazionale recensita da artitribune )https://www.artribune.com/mostre-evento-arte/carla-mura-larte-perfetta/) pochi giorni fa ed attualmente esposta in Galleria Vittorio Emanuele a Milano e il Gruppo Henjam direttamente dall’Accademia di Belle arti di Venezia.
La degustazione sarà molto particolare: ci saranno delle sedie attorno al pianoforte a coda bianco della pianista che porteremo direttamente in cantina, le singole sedute saranno poste a cerchio nel rispetto del DPCM attualmente in vigore, lontano l’una dall’altra.
Gli ospiti degusteranno il vino da bendati e si lasceranno trasportare dalle note di Giulia Vazzoler che interpreterà i vini grazie alla propria musica classica.
L’idea è di creare un’ ESPERIENZA SENSORIALE in grado di elevare le percezioni, accompagnando gli ospiti in un sentiero di scoperta nuovo.
Un nuovo modo di concepire la degustazione.
GIULIA VAZZOLER “THE ITALIAN PIANO GIRL”
Pianista professionista, formazione classica, laurea in filosofia, specializzazione in musica e arti performative, un master, super preparata, influencer su IG con quasi 100 mila follower (https://www.instagram.com/giulia.vazzoler). Il suo ultimo lavoro è la trasposizione per pianoforte di brani Pop contemporanei - di cui sono già usciti sulle maggiori piattaforme digitali “Shallow” di Lady Gaga e Bradley e “Calma” di Pedro Capò” pubblicato da pochi giorni , un progetto
discografico di circa 15 brani pop che si completerà nei prossimi mesi. Molte le esperienze professionali già alle spalle, avendo vissuto e lavorato all’estero, soprattutto in Medio Oriente in Conservatori e Scuole di Musica (Palestina). Grazie alla musica ha collaborato con organizzazioni umanitarie (tra cui UNHCR) con progetti musicali per l’integrazione dei bambini nei campi profughi. Questa, in breve, Giulia Vazzoler, globe trotter della musica con alle spalle varie esperienze internazionali che l’hanno vista impegnata anche in progetti umanitari per UNHCR. Tra i pianisti della sua generazione, Giulia risalta oltre che per il suo talento anche per la poliedricità e per l’eclettismo che la caratterizza. Con una solida formazione classica alle spalle, si diploma in pianoforte al Conservatorio e si specializza come maestro collaboratore per opera lirica. Dotata di una grande tecnica esecutoria ha vinto svariati premi in concorsi nazionali ed internazionali e ha all’attivo centinaia di concerti in Italia, Europa, Medio Oriente USA e Africa. Benché Giulia sia una pianista classica, non deve sorprendere l’ampiezza dei suoi interessi musicali che spaziano dalla musica contemporanea fino al pop. È una donna moderna che vive e percepisce il suo tempo e che integra i suoi interessi nei linguaggi musicali filtrandoli, facendoli suoi e interpretandoli in modo singolare. “Quando eseguo un brano di musica, in particolare quella classica, creo nella mia mente una storia, di solito è una storia che riguarda me. Questa storia, che vive solo nella mia mente, io la seguo e la vivo durante l’esecuzione del brano. Questo mi aiuta a mantenere la tensione musicale sempre alta e mi permette di eseguirle il brano con altrettanta passione. Nel tempo, la storia legata a quel brano cambia, perché nel frattempo sono cambiata io e quindi quello stesso brano avrà il sapore e la tensione della nuova storia che io vivo in quel momento”.
ARTISTI PRESENTATI IL 24 OTTOBRE IN CANTINA
- CARLA MURA, artista sarda della Scuderia degli artisti di Achille Bonito Oliva, durante la sua decennale esperienza romana, che vanta collaborazioni di pregio, ora esposta in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, nonché nella storica libreria Bocca, qui il Link alla recensione della sua opera su ARTRIBUNE :https://www.artribune.com/artista-mostre-biografia/carla-mura/
Carla Mura nasce a Cagliari nel 1973. Dopo un lungo periodo di sola pittura inizia a realizzare le sue opere utilizzando un nuovo materiale da lei molto amato, il filo. Tutto questo meraviglioso mondo del filo è entrato a far parte della tecnica spontanea che Carla Mura ha per realizzare le sue opere
differenziando i supporti che spaziano dal legno alle pietre marmo e travertino, al plexiglass, alla tela. Utilizza i suoi fili in percorsi lenti e misurati, li annoda, li incrocia in continui rimandi dal prima al poi, li organizza in sequenze ritmiche o libere combinazioni, in configurazioni cartesiane o intricati reticoli, li inabissa sotto grovigli inestricabili di altri fili, quasi voglia contrastare l’ineluttabilità dell’atto estremo di Atropo e quindi la fine della vita.
Nei suoi segmenti e nei pattern cromatici ci sono visioni di panorami, aperture su strade e città, finestre di una casa metropolitana, vetri opachi di un vagone di un treno, forse di un autobus, segnati dalla pioggia o dalla polvere stratificata. Non c’è rappresentazione eppure crediamo di vederli. Il bisogno di realtà impone di attribuire nomi all’astrazione. In alcuni casi viene in aiuto il titolo: “Libellula”, “Pullman”, “Metropoli” “ Autoritratto”. Sono dettagli e ingrandimenti che fanno parte di un insieme reale ricostruito solo percettivamente. Allo stesso modo, l’abitudine alla visione fa nascere il dubbio che si tratti di pittura, di una stesura a olio graffiato di matrice espressionista. Lo sguardo disattento e sfocato fa pensare a un pennello spesso di colore trascinato sulle tele, come quelle dell’inglese Jason Martin e, prima ancora, del grande francese Pierre Soulages. Tutto questo meraviglioso mondo del filo è entrato a far parte della tecnica spontanea che Carla Mura ha per realizzare le sue opere. Attualmente vive e lavora in Veneto.
- GRUPPO HENJAM, duo di artisti composto da ALBERTO FESTI (scultore) e MATTEO TONELLI (visionario, artista) dell’Accademia di Belle Arti di Verona. Nato come gruppo di lavoro nel ’94, ha maturato la sua identità nel corso degli anni dal momento in cui il lavorare insieme in uno stesso luogo è divenuto lavoro in comune sulle stesse opere e progetto collettivo.
Il banco di prova di questo connubio è una grande composizione di dipinti di piccole dimensioni cuciti su una grande tela di juta raffiguranti lo stesso soggetto in diverse varianti formali.
Idealmente, quella che viene denominata La Madre rappresenta il punto di partenza dell’esperienza Henjam, che appare qui ancora con la sigla “®distribuzione” e predilige inizialmente il medium della pittura manifestando la sua prima forte identità in una sorta di ambiguo dualismo: marchio/opera d’arte.
Dichiarazioni di MATTEO TONELLI sulle opere ora esposte in Cantina:
“Nell'allestimento alla cantina Dall'ò sono presenti le grandi opere pittoriche di Henjam che coprono un spazio temporale di 25 anni. È dall'anno 1995 infatti che questa entità, identificata da un logo che fa il verso ai marchi commetciali, opera nel campo dell'arte.
Costituita dalla scultore Alberto Festi e dal pittore Matteo Tonelli opera utilizzando i medium più svariati: dal video alla scultura passando per la fotografia fino appunto alla pittura e senza nenche dimenticare l'estetica della parola.
Nei dipinti qui presenti, più che di parole, possiamo parlare di dialoghi.: quelli suggeriti dai grandi dipinti ad olio su Juta della serie "Limes", dove l'accostamento di figure dal forte valore iconografico sono accoppiate, suggerendo un dialogo surreale”
Dichiarazioni di ALBERTO FESTI sulle opere ora esposte in Cantina:
“L’atto creativo per me coincide sempre con la ricerca di significato, anche se questa non ne è mai all’origine. Non è mai un significato preciso a dare inizio a questa ricerca quanto piuttosto un’intuizione che in quanto tale è involontaria.
Da questa immagine nasce l’intervento sulla materia, sul legno o sull’oggetto che modifico affinché generi quel significato che la forma nuova può dargli.
Tutto il processo, che poi implica anche il confronto con gli altri, può portare anche a stravolgere l’intuizione primaria in modo che in realtà l’opera si sviluppa sempre come ricerca. Il significato che ne esce è spesso una rivelazione.”
MENU’ A BASE DI PESCE FRESCO DI LAGO. A PRANZO COI VINI DALL’O’ WINE E COL PESCATORE ALBERTO RANIA.
Filetto di Trota iride con fingerli al limone e crema di fagioli cannellini;
Lasagnetta con verdure e pesce di lago persico;
Salmerino in transetti con confettura confit, broccolino verde, pomodorini caramellati e olive taggiasche;
Baccalà mantecato su crostini di pane;
Trancio di salmone con zucca cruda marinata e semi tostati di zucca e pistacchi;
Bicchierino di panna cotta con marmellata di lampone;
Mousse di ricotta fresca di malga e mirtilli al Pinot e cannella;
Formaggi di malga e marmellatine;
Vini in degustazione
“In primis” Chardonnay
Tenue color limone, con tenui riflessi topazio, trasparente, luminoso.
Forma sul calice un velo che si dissolve in fretta, senza lacrime.
Il profumo è nitido, di roccia: gessoso, minerale, di media intensità, ma complesso: l’ingentiliscono frutta a polpa bianca, pera, mela verde, erbe amare di montagna. Cenni di cedro e sentori empireumatici, come di petrolio, lo completano.
Altrettanto tagliente e severo al sorso, di trama gessosa e calcarea, ha corpo virato appena al sottile, estremamente teso, con salinità vivida e acidità vividissima, netto e incisivo verso un finale molto lungo, sapido, con ritorni medicinali ed una lieve scodata alcolica.
Vino, di primo acchito, anodino, nordico, freddo, composto e riservato, nelle briglie di un’interpretazione tecnica in riduzione, che tuttavia racconta il territorio, quasi estremizzandolo in prospettiva espressionista.
Così, l’immagino ideale su frutti di mare crudi.
Tuttavia, a distanza di 24 ore dall’apertura, correttamente conservato, trova aperture luminose sul fieno, sulla camomilla; un equilibrio al palato più concessivo e migliore, perfettamente accompagnando gli strozzapreti alla fiorentina, conditi con parmigiano e burro fuso.
L’assaggio dell’annata 2017 racconta un’impostazione molto simile, sempre giocata sulle durezze, con maggiore evidenza di agrumi ed equilibrio gustativo appena più alcolico, suggerendo una stagione meno semplice da gestire ed un minimo rilassamento occorso in bottiglia.
Dall’Ò Pinot Nero
Ha colore rubino trasparente. Sul calice, le gocciole sono veloci, irregolari.
Il profumo è molto intenso, pulito: l’amarena nettissima, poi grafite, e chiodo di garofano, evidenti; si susseguono, a ghirlanda, mirtillo, mora, lampone, tabacco biondo, carne, senape, curcuma, alloro e rosmarino umidi, come dopo una notte di pioggia.
C’è ancora un accenno di profumo di legno di elevazione: cocco, fumé, un po’ di vaniglia; il vetro, col tempo, lo dovrebbe affinare.
C’è, soprattutto, l’odore della neve: chi non vi ha tuffato, da bambino in montagna, il viso?
Al sorso è di medio corpo, ma tenacissima stoffa: è come innervato da un cavo d’acciaio resistentissimo. Il tannino è ben presente, fine, con un tratto verde, amaricante, piacevole, ché restituisce un’idea vegetale e boschiva. La salinità è più che discreta e l’acidità vividissima, traducendosi un una freschezza sorprendente per un vino dell’annata 2017, secca e calda in molte zone italiane.
L’allungo è notevole, per persistenza, equilibrio e rigore, segnato appena da un ultimo sbuffo alcolico.
Vino di durezze e rarefazioni, dall’anima nordica, sembra proporre punti di vista sorprendenti e contrasti, più che simmetria e armonie; divisivo, con la tecnica in evidenza, ma vibrante materia e territorio, ha una freschezza compatta sconosciuta a molti Pinot Nero italiani.
Metodo classico
Essendo una new entry dell’azienda verrà descritto in anteprima dal produttore DARIO DALL’O’ durante la degustazione del 24 ottobre.