La sua storia è quella di un giovane di periferia che mettendoci impegno e sacrificio arriva accarezzare il successo con alcuni suoi brani molto gettonati su tutte le piattaforme: da Spotify a Youtube.
Yui come mai hai deciso di intraprendere la strada della musica?
In realtà è come se fosse una necessità più che una scelta, nel senso che da quando a 11 anni ascoltai per la prima volta “Mr. Simpatia” di Fabri Fibra, grazie ad un mio amico che già ascoltava rap, mi innamorai all’istante di questa musica. Era qualcosa di totalmente diverso da quello che avevo sentito fino a quel momento, anche perché ascoltavo solo quello che passavano in radio oltre ai vari dischi degli artisti di cui i miei genitori erano fan. Da l in poi ho cominciato ad apprezzare di tutto, da Eminem ai Cor veleno. Contemporaneamente ho cominciato a studiare la cultura hip hop oltre che a frequentare i locali che organizzavano qualsiasi tipo di evento sia a Roma che nel resto d’Italia. Oltre questo c’è stato un momento nella mia vita in cui ho dovuto scegliere se essere felice o meno, così un giorno di qualche anno fa ho partecipato a un contest e, nonostante non sia stata una delle mie prestazioni migliori in me è nata la consapevolezza che sapevo e potevo fare ciò che amo di più e soprattutto che quello che volevo esprimere arrivava a chi mi ascoltava e da li in poi non mi sono più fermato.
E perché chiamarsi Yui Freeman e non sempre Yuri?
Ci tengo a dire che il mio nome d’arte è ispirato a quello di “Huey Freeman” uno dei protagonisti di un cartone animato chiamato “The boondocks”, dove nella maggior parte delle puntate facevano satira su argomenti tutt'ora attuali come l’omofobia, religione, razzismo ecc.. Il razzismo è un argomento a me molto caro, visto che mia mamma è brasiliana e il più delle volte sia io che lei siamo stati vittima di insulti bigotti tipici dell’ignoranza che c’è nel nostro Paese. Yuri comunque sarebbe stato banale e non mi avrebbe rappresentato abbastanza, per questo ho scelto Yui Freeman.
Tu sei un artista emergente. Come riesci a conciliare la tua vita di tutti i giorni con quella musicale?
Penso al mio percorso in tutte le ore della giornata, anche a lavoro. Soprattutto i momenti di pausa li dedico esclusivamente alla cura di tutto quello che serve per far sì che tutto sia perfetto. Mi ritengo fortunato da questo punto di vista perché riesco senza difficoltà a trovare del tempo per dedicarmi alla musica.
Ci sono mai momenti in cui dici “non ce la posso fare”? E come li superi per continuare il tuo cammino artistico?
Agli inizi capitava spesso di pensarci perché non avevo un obbiettivo, ero sempre molto incerto sul discorso musica e anche perché in questa parte di provincia non c’era e non c’è tuttora così tanto supporto (da tutti i punti di vista) per i ragazzi che come me che volevano o che vogliono intraprendere questo tipo di percorso. Ci sono state diverse volte in cui ho pensato di non potercela fare... e delle volte sono stato mesi o anche anni in cui non ne volevo saperne nulla del rap e della musica in generale. Ho superato quei momenti pensando al fatto che il rap e la musica fanno parte di me ed essere un artista è quello che voglio da sempre e soprattutto è quello che mi tiene in vita. Al momento non mi capita, sono stimolato al massimo soprattutto in questo periodo in cui sto cominciando a sperimentare e a rendermi conto delle mie reali capacità.
La famiglia ti supporta nella tua avventura musicale e quanto conta per te questo?
Fino a un po' di tempo fa nessuno sapeva di questa mia passione perché non ne avevo mai parlato se non con i miei cugini. Sapevano che sono un grande appassionato di musica in generale data la mia collezione di dischi, ma che rappassi a casa mia non lo sapeva nessuno! Dal momento in cui ho cominciato a investirci sia tempo che denaro ho dovuto vuotare il sacco anche per giustificare la mia assenza in casa e soprattutto le mie spese e la reazione soprattutto dei miei genitori è stata fantastica e di totale appoggio; devo dire che non me l’aspettavo, quindi diciamo che anche loro sono molto importanti per quello che è e che sarà il mio percorso.
La Clandestin Recordz è la tua etichetta. Come è nata questa collaborazione?
Con Clandestin Recordz i primi contatti ci sono stati grazie anche a Chef (un altro talent della C.R. ndr), che parlò di me con loro e durante la quarantena pubblicò insieme a me, un igtv dal nome “Peaky blinders freestyle” che potete trovare su Instagram. Da li ho conosciuto tutte le figure principali di Clandestin, con cui ho trovato subito un certo feeling. Vorrei precisare che per me Clandestin Recordz non è solo la mia etichetta discografica ,per me è come una seconda famiglia. Sono stati i primi a credere in me e darmi la possibilità di potermi mettere in gioco in modo concreto e per questo non smetterò mai di ringraziarli.
Sei già uscito sulle piattaforme musicali con diversi brani. A quali sei più affezionato e perché?
Il brano a cui sono più affezionato è “il meglio di me”, brano di esordio con la Candestin Recordz. In questo brano ho potuto collaborare con Dj Fastcut, di cui sono un fan sfegatato, collaborare con un uno del suo calibro è stato per me come un sogno che si avvera.
Andrea Iannuzzi