Repubblica Ceca: la marcia di avvicinamento alle elezioni europee tra Bruxelles e Visegrad
Girando per le strade di Praga, cosa che mi tocca fare con molto piacere ogni due mesi, è difficile riuscire a comprendere quale sia la lingua più parlata tra gli under 30.
A far lavorare semplicemente l’intuito si dovrebbe dire ceco, ma in realtà l’inglese sembra aver monopolizzato i dialoghi tra giovani lavoratori residenti nella capitale; e non è di certo per una strana voglia di emulazione dei compatrioti dei Beatles, per cui i nativi praghesi impazziscono (a dimostrazione di ciò, un bel murales dedicato al primo storico leader dei Beatles, John Lennon).
La “lingua della globalizzazione” è conseguenza di un alto tasso di giovani expats laureati e non che vedono nella capitale ceca il posto migliore per cominciare la propria carriera.
Il tasso di immigrazione a cui è andata incontro la Repubblica Ceca negli ultimi anni è più che rilevante, e ciò è dovuto all’ottimo investimento dei fondi europei ottenuti dall’ingresso di Praga tra i celebri 28 nel 2004. Al contrario di parte dei suoi vicini con cui ha condiviso la triste storia dell’epoca del vassallaggio sovietico, la Repubblica Ceca ha saputo evolversi investendo nel turismo, nelle infrastrutture e nel panorama socio-industriale, creando una quantità di posti di lavoro maggiore rispetto alla domanda dei nativi, che ha fatto sì che lo Stato diventasse polo di attrazione di stranieri in cerca di lavoro. E complice anche un costo della vita inferiore rispetto ad altre parti dell’Unione Europea dove è offerta la stessa qualità e quantità di servizi che ha attratto forza lavoro ed investimenti, la Repubblica Ceca è diventata un modello da seguire.
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www.geopoliticaeconomica.it la-prima-vera-presa-di-coscienza-di-praga