Il volto più amaro del Sud: Taranto
La Puglia è il volto più amaro del Sud, dove le cose non sono cambiate dai tempi della Magna Grecia. Lì, dove ulivi secolari sbiadiscono sotto i raggi del sole, c’è povertà, miseria e disoccupazione: questa è Taranto alla fine della seconda guerra mondiale, una città in profonda crisi che, col declino dei cantieri navali e del comparto bellico, è disposta a vendere la propria anima pur di non morire. Ed allora si pensa all’industria e ad un mostro che, col fuoco, produca l’acciaio essenziale per alimentare il boom economico: nel 1961 nasce la più grande acciaieria d’Europa, che nel 1964 diventerà l’Italsider, una colossale fabbrica che occupa oltre 600 ettari di superficie (fino ad arrivare a 1500 in seguito), attorno alla quale, si svilupperà la città di Taranto.
La fabbrica come riscatto sociale ed economico
La fabbrica come simbolo del riscatto sociale ed economico di un mezzogiorno che non vuole rimanere indietro. Dopo neanche 10 anni di attività il complesso si ingrandisce a dismisura. Siamo negli anni 70’ dello scorso secolo, quelli del gigantismo industriale, ma neanche gli interventi più basilari per ridurre l’inquinamento vengono presi in considerazione. Quella che doveva essere un volano per lo sviluppo dell’intera area, diviene una cattedrale nel deserto, attorno alla quale nascono solo imprese che si occupano di pulizie e manutenzione. Aziende parassite di un complesso gigantesco. Non c’è neppure l’ombra di ditte che si occupano della trasformazione dell’acciaio, manca completamente un vero e produttivo indotto economico e la classe imprenditoriale del Mezzogiorno ha fallito, ancora una volta....
Fonte notizia
www.geopoliticaeconomica.it taranto-il-volto-piu-amaro-del-sud