Strage di Paternò. “Tragedia per la nostra città.”
L’autrice Marina Paterna chiede: “Fermiamoci ad ascoltare. Impariamo a leggere ogni cosa, anche i silenzi. Iniziamo dall’osservare, anche le più insignificanti cose ci parlano di noi.”
Ho ascoltato il sindaco e credo nel suo dolore. Siciliano come me, dal cuore grande come tutti i siciliani. Deluso e amareggiato. Eppure, dopo ogni delitto efferato, sento e leggo: “Era una famiglia perbene, nessuno se lo sarebbe mai aspettato.” Eppure un uomo Gianfranco Fallica, stermina la sua famiglia, moglie e figli. Poi si uccide con un colpo di pistola. Dunque io mi chiedo: cosa succede all’interno delle quattro mura di casa? Che tipo di stress latente si manifesta, camuffato, fino al giorno in cui esplode e avviene la tragedia? Quali i segnali manifesti? Quali quelli occulti? Chi non ascolta cosa? Chi non vede chi? Quali i segnali davanti i quali restiamo inermi, o forse, in una società veloce come un click, distratti? L’unica cosa che posso dire a me, a tutti noi è: “Vi prego, impariamo ad osservare, impariamo a scovare i segnali di un malessere latente, prima che ci siano altre “Paternò”. Prima che sia troppo tardi per noi tutti ma soprattutto per i nostri figli.”