Continua in Italia la corsa alla delocalizzazione: 497 dipendenti dell'Embraco di Riva di Chieri, nel torinese, a rischio licenziamento. Ancora una volta rimetterci sono le famiglie italiane: non basta la crisi in cui da più di otto anni l'Italia versa, non basta il rincaro dei prezzi e delle tasse: continua anche l'aumento della disoccupazione.
L'Ebraco, gruppo Whirpool, ha preannunciato e confermato l'intenzione di delocalizzare la produzione in Slovacchia, membro dell'U.E..
Il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha chiesto al Commissaro Europeo per la Danimarca, Vestager, di operare al fine di determinare se la Slovacchia abbia fatto uso impropri di aiuti di Stato o, peggio, di fondi strutturali, operazione proibita dai trattati.
L'Embraco, come molte altre grandi imprese operanti oggi sul territorio italiano, ha dato vita a decine di famiglie e, con un'eventuale e ormai imminente licenziamento, quelle stesse decine di famiglie vedranno al loro interno disoccupati sia padri che madri, con magari due o tre figli al carico da dover mantenere, curare e istruire.
Non per ultimo è intervenuto l'arcivescovo metropolita di Torino, mons. Cesare Nosiglia, il quale ha definito l'atteggiamento di Embraco "gravvismo e disumano".
Si attende ora una direttiva dell'Unione che il Ministro Calenda auspica si comporti in modo intransigente.