Una giornata di studi per riflettere sul giusto equilibrio tra umanità e tecnologia. L’iniziativa, promossa dall’ISVUMI - Istituto Sviluppo Umano Integrale insieme alla Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, è in programma alle 10.00 di sabato 12 ottobre nella Sala di Giustizia del Palazzo Vescovile quando verrà proposto un momento di confronto e informazione dove professionisti di diversi settori approfondiranno opportunità e rischi della tecnocrazia. “Ecologia dell’uomo e tecnologia: quali risposte?” è il tema del convegno che, arricchito da un intermezzo musicale a cura degli studenti del Liceo “Petrarca”, ambisce a diffondere una corretta cultura dello sviluppo umano integrale inteso come cura di mente, corpo e spirito della persona nelle diverse dimensioni sociali quali economia, cultura, politica, didattica o sanità.
La mattinata, moderata dal giornalista Michele Francalanci, sarà introdotta da Loredana Parrella (presidente dell’ISVUMI) e sarà aperta dall’intervento di monsignor Andrea Migliavacca (vescovo di Arezzo) che anticiperanno l’attualità e la delicatezza dei temi trattati. Il cuore dell’incontro sarà rappresentato dalle relazioni “Lo sviluppo umano integrale come paradigma” del dottor Ciro Amato (direttore dell’ISVUMI e consigliere presso il Ministero dell’Ambiente) e “Tecnologia digitale, cultura e natura. Un nuovo umanesimo contro la tecnocrazia” del professor Andrea Tomasi (docente di informatica dell’Università di Pisa e membro dell’Associazione Webmaster Cattolici Italiani). Gli interventi offriranno una panoramica su guadagni e risultati delle applicazioni tecniche nei variegati settori tra piattaforme, algoritmi e robotica, provando a trovare risposte ad alcuni interrogativi. Quali sono i rischi dell’utilizzo di questa mole di tecnologia che penetra nelle vite private di ogni persona? Qual è il livello di controllo esercitato sul comportamento umano? Occorre trovare soluzioni per difendersi o cercare un equilibrio? Quali sono gli effetti sul senso di sé? Quali sono le conseguenze sulla salute dei giovani che sono nati a contatto con la tecnologia? «L’urgenza - spiega il dottor Amato, - è di trovare una nuova sintesi tra umanità e potere della tecnica basata su criteri etici che evitino che l’uomo si sottometta o sia sottomesso, anche inconsapevolmente, alla tecnologia. Stiamo assistendo a un trasferimento dei poteri decisionali agli algoritmi e all’utilizzo dell’intelligenza artificiale in settori quali la didattica in cui, invece di portare vantaggi, crea problemi. Occorre, dunque, riflettere sull’ecologia dell’uomo che fa riferimento al rapporto con sé stessi e al come viviamo il nostro corpo, la nostra intelligenza e, di conseguenza, le tecnologie a nostra disposizione».