“Dai miei occhi l’oltre”, l’opera di Maria Teresa De Carolis, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” è un mix di emozioni e grandi dolori vissuti nella quotidianità, in uno scenario quasi fiabesco, un universo parallelo dove non esiste tempo e spazio e dove tutto sembra possibile. «Attraverso i miei occhi vorrei mettere in evidenza come si può guardare oltre le porte del proprio ego, oltre i propri limiti, oltre ogni discriminazione politica, culturale, etica e sociale. Superare le apparenze, sapersi amare e perdonare nonostante i vincoli delle proprie ferite». La silloge è un viaggio introspettivo nella vita dell’autrice; un viaggio spirituale da naufraga per mettersi a nudo e conoscersi realmente sin nelle viscere più profonde, per poi assaporare il vero senso della libertà senza vincoli e legacci, mentre il fuoco della vita divampa.
«La De Carolis - scrive, nella Prefazione, Alessandro Quasimodo, poeta, attore e regista teatrale, figlio del Premio Nobel Salvatore Quasimodo - si ricollega ai classici per sottolineare il ruolo di un’indagine introspettiva che diviene strumento gnoseologico. I versi brevi e il movimento, impresso dalla scansione metrica, mettono in rilievo il significato profondo di certi termini: viaggiare, liberare. È così possibile vedere oltre con occhi che non si limitano ad una realtà fenomenica, ma intuiscono elementi reconditi, che sfuggono ad un approccio solo razionale».
La poetessa, che è nata e vive a Turi (Bari), docente di Storia e Filosofia, nei suoi versi, tratta con delicatezza anche diverse tematiche attuali, come il disagio sociale giovanile, ma anche le disabilità e le criticità che ruotano intorno ad esse, l’incanto e lo stupore quando si guarda tutto con gli occhi di un bambino. Inoltre, i ricordi, «gemme preziose - secondo la poetessa - che ci arricchiscono in maniera significativa e contribuiscono alla nostra crescita personale. Tasselli di un mosaico che compongono la nostra essenza, la nostra identità per poterci proiettare nel futuro».
Nella scrittura, sogni e realtà si intrecciano misteriosamente ed in perfetta armonia, in grado spesso di alleviare e rielaborare il dolore più difficile da affrontare. Fondamentale, nella ricerca di un equilibrio interiore, è il ruolo della poesia, che Maria Teresa De Carolis definisce «un grido della terra, del cuore e dell’anima. Un’ancora di salvezza, un rifugio dove mi sono aggrappata per non annegare, un balsamo purificatore in grado di traghettarmi verso il centro interiore di me stessa, di addolcirne i tumulti, di tirare fuori istinti e tensione pregresse ristabilendo una sorta di equilibrio esistenziale».
Questo continuo viaggio interiore porta alla conoscenza di molte verità nascoste, ad una profonda riflessione sul mistero dell’esistenza, dando una luce di rinascita. «Vorrei poter trasmette ai lettori che l’amore è la forza motrice del nostro percorso di vita. Bisogna educare se stessi ad amarsi, nonostante le proprie imperfezioni. Ascoltate il respiro più profondo che spesso viene violato e poco nutrito; il cambiamento innanzitutto deve iniziare da noi stessi».