"SACRO E PROFANO"
Testo curatoriale a cura della Dott.ssa Arianna Montellanico
17-24 Maggio 2024
La pittrice francese Cécile Guicheteau si laurea in arte alla Scuola Pivaut di Nantes e Patrizia Grieco, scultrice salernitana, una volta diplomata all'Istituto d'Arte, si specializza in ceramica e porcellana a Capodimonte, dove frequenta anche uno stage di Raku giapponese. Due artiste: una francese e una italiana, due stili artistici diversi ma che insieme hanno apportato un interessante contributo all’arte contemporanea, grazie ad una comune sensibilità nei confronti del mondo esteriore.
Il loro sodalizio artistico inizia nel 2016 quando si incontrano in una residenza d’artista di 45 giorni a Tucheng (Cina). Nell’agosto del 2016, la Guicheteau, in occasione della residenza artistica in Italia, a Montemurro (Pz), visita l’atelier della Grieco a S.Tecla (SA), con la collezione di libri di Pinocchio del primo Novecento. Appassionatesi entrambe a questa collezione, iniziano a lavorare insieme, dando vita al progetto sulla rilettura di Pinocchio di Collodi, con un punto di vista femminile, volto alla valorizzazione non solo dei lati positivi del personaggio ma soprattutto delle sue debolezze e degli errori commessi, attualizzando la figura di Pinocchio a quella dell’uomo del nostro tempo. La naturale propensione di Patrizia nei confronti della scultura, con un interesse sconfinato per le forme e i volumi, si lega all’amore di Cécile per la pittura, in modo affascinante. La “sintesi” è la chiave di lettura della loro arte, come afferma Cécile: “Quello che rappresentiamo è il vissuto digerito, visto da noi”. Guardandosi indietro ci si accorge che c'è un bisogno naturale di fare una sintesi della vita, tralasciando il superfluo per ritrovare la vera essenza di ogni cosa. Ed è questo il fil rouge che unisce le opere figurative di queste due artisti nella mostra bipersonale “Sacro e Profano”, ovvero la volontà di osservare il mondo che ci circonda, scavando in profondità, arrivando fino agli strati più terreni e viscerali dell'essere umano, riscoprendo la sacralità dell'universo. Nelle sculture della Grieco, ex voto non di oggetti ma di realtà, di modi di vita che stanno scomparendo, è evidente questa volontà di riscoprire ciò che è veramente essenziale. Un connubio perfetto insieme alle tele dipinte e tessute a filo della Guicheteau, una serie di Dei impossibili, che nessuno prega mai, ma di cui ognuno di noi ha bisogno per sdrammatizzare. L’artista riflette sulle difficoltà del nostro tempo e per questo preferisce immergersi in un universo immaginario e personale, dipingendo con la massima semplicità, abbattendo ogni barriera che ostacola la libera circolazione del pensiero. Le loro opere d’arte sono attualmente in mostra a Tucheng in Cina, presso il Museo d’Arte Contemporanea. La famosissima mostra “Pinocchio e la malìa di Partenope”, debuttò a Collodi a fine agosto del 2017 per poi arrivare a Napoli, nel maggio del 2018, grazie alla collaborazione dell’Istituto Francese “Grenoble”. Nel 2019 alle due artiste verrà riconosciuto il premio come miglior progetto Unesco, per un museo a cielo aperto. Altre opere sono esposte al Museo di Nove, Museo di Arte Moderna, L.A.M Pomona (CA) ed altre collezioni pubbliche e private. L’opera di queste due artiste stimolerà la voglia di riscoprire il passato e di ritornare quasi in una dimensione ancestrale, che può sembrare lontana ma che in realtà è molto più vicina di quanto si immagini. L’utilizzo della lingua latina nelle tele della Guicheteau, insieme alle citazioni relative alla religione cristiana, con le lettere cucite a filo, dal tratto austero quasi arcaico, aumentano ancora di più il trasporto in una dimensione pura e spirituale, dove l’effimero lascia il posto all’essenziale. Le sculture della Grieco riportano all’origine dell’uomo, alla fase embrionale della nostra vita, spingendoci sempre di più a rivivere e a proteggere le nostre radici, per evitare di cadere nell’anonimato della contemporaneità.Fonte notizia
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