Un nuovo libro con storie di calcio firmato da Francesco Caremani. “Chiedi alla polvere. Quando il calcio non è solo un gioco”, edito da Bradipolibri, è il titolo dell’ultima fatica letteraria del giornalista e scrittore aretino che è già disponibile nelle librerie fisiche e online.
Le duecentoventiquattro pagine del libro accompagnano tra le storie raccolte da Caremani sulla rivista “Il Calcio Illustrato” nel periodo dal novembre del 2014 all’ottobre del 2020, dove l’autore ha cercato di raccontare il mondo del pallone e il mondo di coloro che vivono dentro e dietro a un pallone. A emergere sono racconti di donne e uomini, di bambine e ragazzi che giocano a calcio, interpretandolo nel più ampio quadro della vita e degli altri fuori di se?, per non rendere vano il passaggio terreno ma per riempirlo di gesti e poi di emozioni, suggestioni, gratitudine, impegno sociale ancor prima che sportivo. «Il calcio è visto come una seconda opportunità - sottolinea Caremani, - per i migranti senza documenti, per le donne in quei Paesi che ne violentano continuamente i diritti, per chi ha perso una gamba e sognava di diventare un campione, per chi scappa dalla guerra, per chi vuole affermare un’identità sociale, per quartieri e comunità che si riconoscono intorno a un rettangolo verde».
“Chiedi alla polvere. Quando il calcio non è solo un gioco” dà seguito all’impegno di Caremani nella narrativa sportiva che, nel corso degli anni, ha permesso di fare luce su vicende e aspetti diversificati collegati all’universo del pallone, spaziando tra la ricerca storica e l’inchiesta. Il più recente libro contiene racconti tratti da ogni angolo del mondo, alcuni raccolti di persona dall’autore, che aiutano a comprendere come il calcio non sia solo un gioco, ma sia un paradigma della vera vita vissuta nei quartieri e nei paesi. «La storia a cui sono più legato - chiosa lo scrittore aretino, - è “La coppa delle virtù”, con la vicenda di padre Sigfrido Maximiliano Moroder e del Colegio Albergue de Montana Numero 8214 “El Alfarcito” che ha fondato. Lì, sulle Ande argentine, vicino al confine con la Bolivia, in provincia di Salta, ho trascinato la mia famiglia, salendo la Ruta Nacional 51. Ricordo ancora il biliardino con le due squadre che portavano i colori del Boca Juniors e del River Plate, e l’aria rarefatta. Andare a scoprire i fatti di persona, toccarli con mano e incontrare i protagonisti è la parte più bella del lavoro di giornalista e, in questo caso, del giornalista che scrive libri».