«In un territorio, e non è certo il solo, dove scelte paradossali, da noi apertamente denunciate, come quelle dei Super Oss e degli infermieri gettonisti super pagati, stanno costringendo i nostri colleghi ad alzare bandiera bianca. Solo in Veneto il numero degli operatori sanitari del nostro SSN sarebbe calato da 22.225 a 19.827».
«Se confermati, i dati sulle dimissioni di operatori sanitari, denunciati dall’opposizione in consiglio regionale, confermerebbero tristemente le nostre grida di allarme».
ROMA 22 MARZO - «Sono dati a dir poco allarmanti quelli che ci arrivano dal Veneto, attraverso una recente interrogazione che è stata presentata dal consigliere Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, e che, come se non bastasse, gettano nuove ombre sulla sanità di un territorio, oggetto più volte, nel recente passato, di nostre accurate denunce, sulla base di un discutibile modus operandi da parte del Governo locale.
Numeri, quelli in merito alle dimissioni volontarie di operatori sanitari che, come abbiamo sempre fatto, prendiamo con le molle, ma che se confermati, rappresenterebbero l’ennesimo campanello di allarme per le nostre regioni, dal momento che, siamo certi, non solo il Veneto vive da tempo una situazione così delicata.
Secondo il report del Consigliere Lorenzoni, sarebbero quasi 2500 gli infermieri che tra il 2019 e il 2021 avrebbero rassegnato dimissioni irrevocabili dalla sanità pubblica del Veneto.
Per quanto riguarda gli infermieri, nello specifico, coloro che hanno dato le dimissioni dalla sanità pubblica tra il 2019 e il 2021 sono stati 2.398, portando il numero di infermieri dipendenti del locale SSN da 22.225 a 19.827.
“Nonostante questo trend che non accenna a diminuire, c’è ancora chi fa finta di niente continuando a portare avanti la narrazione di una sanità veneta d’eccellenza”. A dirlo è stato sempre il portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, che ha presentato i dati di quella che è una vera e propria fuga dal servizio sanitario regionale pubblico.
Lo ripetiamo, si tratta di contenuti che stiamo cercando di approfondire con ulteriori indagini, e che dimostrerebbero, apertamente, come siamo di fronte a un sistema sanitario letteralmente allo sbando, e questa non è certo una novità, dove, lo abbiamo ripetuto più volte, su 21 regioni sembra davvero di essere davanti a 21 differenti micromondi.
Manca, palesemente, quel potere centrale, quel coordinamento, da parte di un Governo che non riesce ad attuare, con i vari territori, seppur tenendo conto delle differenti problematiche, una sinergia, nel mondo sanitario di casa nostra, che appare più che mai indispensabile.
In questo marasma, a pagare in prima persona sono gli operatori sanitari e naturalmente la collettività.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Non dimentichiamoci che parliamo ancora una volta della Regione Veneto dove, tempo fa, il nostro sindacato denunciò l’assurdo e paradossale decreto dei Super Oss, ovvero il provvedimento, inspiegabile, messo in atto, per tappare le falle della carenza di operatori sanitari, creando figure surrogate che certo non possono e non devono rappresentare la soluzione ideale per far crescere un sistema fermo al palo da troppo tempo.
Non ci siamo mai nascosti, continua De Palma, non abbiamo mai avuto timore di definire certi provvedimenti, in certe regioni già subissate da carenze strutturali enormi, come “figli legittimi” di una realtà amara come la peggiore delle medicine: in merito ai Super Oss, denunciammo apertamente, all’epoca dei fatti, che si stava solo cercando di tappare la falla enorme della carenza strutturale di infermieri, giunta ormai all’apice. Ma così di certo non si risolveva il problema, perché ancora una volta la debole toppa avrebbe retto poco, e il buco si sarebbe inesorabilmente allargato.
Nei nostri comunicati, evidenziammo apertamente alla collettività che non abbiamo bisogno, con tutto il rispetto, di operatori “improvvisati” a svolgere funzioni che non gli competono. Se gli infermieri di fatto non ci sono, e in Italia ne mancano 65 mila, il problema certo non si risolve creando figure che svolgono attività surrogatorie di quelle che la prassi attribuisce agli infermieri, come la terapia iniettiva, il controllo delle infusioni ecc.
Qualsiasi eventuale surroga, anche se limitata a specifiche attività, presuppone, alla base, il necessario livello di conoscenze e competenze atte a sostenerne la relativa assunzione di responsabilità.
Vogliamo forse dimenticare che lo stesso Veneto è anche la regione dove sono apparsi i primi paradossali casi degli infermieri gettonisti?
Sempre noi, come sindacato Nursing Up, denunciammo, senza mezzi termini che, mentre i nostri infermieri, in territori come il Veneto, il Piemonte, la Lombardia, fuggono all’estero o come in questo caso si dimettono, per coprire le falle, paradosso dei paradossi, vengono assunti infermieri esterni di agenzie interinali a 6mila euro lordi al mese.
Abbiamo ragione di credere, dice ancora De Palma, che i numeri denunciati dall’opposizione in consiglio regionale potrebbero essere tristemente realistici. Ci riserveremo, comunque, lo ripetiamo, ulteriori approfondimenti, ma c’è davvero poco da stare allegri».