Ricordo e racconto Viaggio nella memoria di Gennaro D'Aria
Sapete quando diventate padroni della vostra vita? quando iniziate a ragionare con la vostra testa.
Quando iniziate a ribellarvi per ogni cosa che lede il vostro pensiero, la vostra moralità, i vostri diritti, le vostre idee-
Pound diceva: "Un uomo che non è capace di difendere le proprie idee o le sue idee non volgono nulla o non vale nulla lui".
Questo lo capirete man mano nel percorso della vostra vita se in voi si forma un carattere positivo e cioè di rispetto verso voi stessi
verso la vostra persona.
Nel corso dell'infanzia o dell'adolescenza siamo stati quasi tutti condizionati dai giudizi degli altri, genitori compresi, dai loro pensieri.
Dalle loro azioni, dai loro cosiddetti insegnamenti. Dalle loro negazioni, vestite dal concetto: " io l'ho fatto prima di te e ti posso dire, per
esperienza, che non va bene". Ma la tua esperienza non mi appartiene- Io devo affrontare la mia, altrimenti
non mi rendo conto dell'errore che commetto e non commettendo l'errore non avrò l'insegnamento che mi formerà.
Si è da sempre detto: Sbagliando si impara.
Io da ragazzo ero un monello, un ribelle. Uno che si imponeva di fare ciò che voleva fare. Ero malvisto da tutti.
Negli anni '50/60 io e la mia famiglia, abitavamo a Chiaiano dove frequentavo le elementari presso scuola Giovanni XXlll-
Mia mamma ogni mattina mi accompagnava.
Entravo dall'ingresso principale, lei andava via, ed io uscivo dall'ingresso secondario.
Trascorrevo ore a girovagare oppure entravo al cinema e mi estasiavo a guardare il film in programmazione.
Non c'erano dubbi riguardante la mia intelligenza, infatti l'insegnante, il maestro Baiano, ricordo ancora il suo nome, diceva a mia madre: "E' intelligente ma svogliato".
Quante volte sono finito dietro la lavagna! quante bacchettate sulla mano destra! quante volte con le orecchie d'asino mi faceva girare per i corridoi!
Ma, erano altre le cose che mi interessavano. Innanzitutto le ragazzine con le quali giocavo al medico e all'ammalata. Ed erano contente che io fossi il medico.
In paese mi conoscevano tutti e, tutti mi volevano uccidere, era una voce unanime. Per ogni cosa che accadeva ero stato io a procurare il danno assieme ai miei amici.
Mi chiamavano: 'o cape rione- Mia mamma, quando io e mio fratello trascorrevamo del tempo nella campagna, arrampicandoci sugli alberi, scorrazzando nei vasti campi, in continuazione ci chiamava dalla finestra per assicurarsi che tutto andava bene. Una mattina, mentre giù in cortile giocavo a pallone con mio fratello e gli amici, scivolai e caddi su di una bottiglia rotta, il braccio destro si tagliò in due, data la violenza dell'urto non mi accorsi del sangue che fuoriusciva. Un mio amico me lo fece notare. Scappai subito sopra da mia madre. Per le scale c'era sangue ovunque. Fui portato di corsa al pronto soccorso che non era molto distante da casa, accompagnato da mia madre e dalla nostra vicina. Dovettero cucire la ferita ed il dolore che sentivo mentre l'ago entrava nella carne e, mentre mia madre mi stringeva per non farmi scappare, le più grandi parolacce e bestemmie, le indirizzavo al medico che mi stava curando. Porto ancora il segno della sutura. Quando la sera rientrò mio padre, colpito dalle macchie di sangue per le scale pensò che la proprietaria aveva ammazzato il maiale.
Di frequente, quella povera donna di mia madre, litigava con le persone che mi attribuivano cose che non avevo fatto e, per stare tranquilla ogni qualvolta scendeva a Napoli per andare dai suoi fratelli e dalla propria mamma era costretta a portarmi con lei.
Poi accadeva che come si rendevano conto della mia presenza dicevano a mia madre: "Ah, si venute cu chiste 'e vattenne!"
Un giorno che dovette andare a Napoli per una cosa urgente portò con lei mia sorella. Mi lasciò a casa con mio fratello. Quello che accadde non ne avete idea.
Mio fratello, spirito tranquillo, incitato da me, collaborò a litigare con i ragazzi del paese. Dalla finestra gli buttavamo addosso gli escrementi del gatto.
Loro per ribellione vennero fuori la porta d'ingresso volevano entrare per picchiarci. La porta fu presa ripetutamente a calci dai ragazzi che pensavano di poterla sfondare.
Quando mia madre rientrò trovò una tragedia.
Mia madre, causa un aborto fu costretta ad essere ricoverata a Napoli all'ospedale degli incurabili, mio fratello andò con una zia. Mia sorella con un'altra zia. Entrambe sorelle di mia madre. Io restai a far compagnia al mio genitore perchè nessuno mi volle.
Mio padre, Il quale aveva obblighi lavorativi, mi lasciava da una sua amica in paese.
Come capo banda, per fare sempre bella figura con gli amici, e le ragazze, mi recavo al bar di fronte casa o da un'altra parte, e a nome di mia madre prendevo dolci a credito. Naturalmente lei non sapeva nulla. Quando veniva fermata in strada rimaneva scioccata per la figuraccia. Pagava e dopo per me erano dolori. Si sparse la voce e nessuno mi dava più nulla.
Terminate le elementari, per la frequenza delle medie bisognava andare a Napoli. Mia padre mi iscrisse al Casanova in piazza Cavour e mio fratello al Salvator Rosa ubicato nello stesso fabbricato del Casanova.
Tutte le mattine prendevamo il pullman per andare a scuola. Essendo più libero spesso, con mio fratello, sempre incitato da me, marinavamo la scuola ed andavamo alla galleria principe di Napoli, dove c'era il cinema Rodi, e trascorrevamo li il tempo necessario, guardando film di Dracula o di Maciste. Non avendo poi più i soldi per il pullman percorrevamo Napoli Chiaiano a piedi.
Dopo un pò di tempo, arrivavano a casa le segnalazioni della nostra non frequenza scolastica, erano, come si dice a Napoli: mazzate 'a cecate! Una volta superato questo triste momento si ricominciava da capo- I miei genitori decisero di lasciare il paese e prendere in fitto una casa a Napoli, e venimmo ad abitare in via Vergini 10 ultimo piano porta a destra in fondo nel corridoio.
Ma non avevo nessuna voglia di studiare. Volevo cantare. Quella era la mia aspirazione oltre a scrivere. Difatti i miei quaderni non contenevano compiti ma poesie e racconti. Lasciai la scuola ed iniziai a lavorare in un negozio di Barbiere il primo si trovava a via San Sebastiano ne girai diversi-Anche questo non mi andava bene. Passai ad un altro settore, quello dei bar. Come ragazzo del bar portavo caffè ovunque. Passavo da un bar all'altro. In poco tempo ne girai parecchi anche perchè, avendo bisogno di soldi trovai il sistema per farli. Quando venivo assunto e dovevo portare il caffè in un ufficio, negozio, o altro e mi davano i soldi per il cliente che aveva chiesto di cambiare una banconota, buttavo tutto nell'immondizia e scappavo con i soldi. Me ne andavo in villa comunale a divertirmi nelle giostre.
In seguito un pò mi calmai. Andai a lavorare in un bar alla galleria Umberto in via Roma- Galleria frequentata dagli artisti dove all'epoca funzionava anche il celebre salone Margherita nel quale si programmavano, tra le altre cose, le sceneggiate interpretate da Mario Merola e la sua compagnia. Li portavo il caffè. Mi appassionava tutto. Feci conoscenza con un certo Don Ciccio, organizzatore di spettacoli, il quale aveva anche una scuola di canto che iniziai a frequentare, e conobbi il maestro Rezziello. (Restammo amici per diversi anni anche dopo la scuola e a lui mi rivolgevo per scrivere le partiture delle mie canzoni). Don Ciccio per la mia prima apparizione pubblica mi portò a San Prisco, Caserta, per una festa patronale.
In seguito girando per gli uffici con il vassoio, conobbi Susy Stella, titolare di una agenzia artistica in galleria, e la quale mi fece partecipare a vari spettacoli. Avevo finalmente trovato la mia strada- Visto che quello era il mio scopo principale mio padre mi scrisse alla scuola di canto di Nunzio Gallo con sede in Galleria, diretta dal maestro Conte. Vocalizzi, cultura musicale, respirazione etc. Conoscendo tante altre persone dell'ambiente mi contattavano per impegni di lavoro tra matrimoni e feste patronali. Scrivevo testi, commedie, scenette. Contattavo epistolarmente, le varie emittenti televisive nascenti Canale 34 Canale 21 Conobbi in seguito, Il giornalista di Canale 21 Giustiniani, mi chiamò per declamare alcune mie poesie in un breve spazio di un suo programma. Canale 34 mi convocò per programmare alcune mia commedie, atti unici, che registravo con il mio gruppo teatrale. Qui conobbi il giornalista del Roma, critico cinematografico e teatrale, Giuseppe di Bianco, il quale si entusiasmò delle mie doti artistiche e di scrittura e mi introdusse al teatro Sannazaro, cosi lavorai con Luisa Conte, Gennarino Palumbo, Carlo Taranto ed altri. Giuseppe di Bianco diceva sempre e ovunque, "D'Aria lo dovete lasciar fare non ha bisogno di essere diretto"- Feci anche la conoscenza dell'avvocato Salvatore Maria Sergio, Penalista, uomo di immensa cultura, che curava una rubrica di scacchi e seguiva con interesse il mio programma: "Zibaldino" Diventammo amici e lo siamo stati per oltre 40 anni. Ho partecipato a vari programmi televisivi. Ho rappresentato le mie commedie in diversi teatri di Napoli e provincia. Compresi che dovevo studiare e lo feci. Compravo libri e li divoravo. Mi iscrissi a corsi formativi e, culturali della Regione, tra cui corso di Operatore Contabile e mi diplomai. Frequentai un corso di Giurisprudenza all'Università Popolare di Napoli e, mi diplomai e andai a lavorare come segretario presso lo studio legale dell'avvocato Giuseppe Calì, civilista, in via Mario Pagano 25 Napoli. Anche lui amante della poesia. Pubblicava libri. Divenni anche segretario dell'Avvocato Sergio il quale mi mandava in tribunale spesso per rinviare i processi. Divenni talmente esperto e conosciuto da tutti che entravo ovunque e consultavo fascicoli che a volte di nascosto portavo alla studio per copie o consultazioni più approfondite da parte dell'avvocato. Il giorno dopo tutto ritornava al proprio posto.
Man mano sono entrato nell'ampio mondo artistico ed ho ancora molte storie e vicende da raccontare. Ho conosciuto centinaia di persone. Tutte mi hanno sempre voluto bene e stimato. Entravo gratis al San Carlo. Quando c'era il festival di Napoli mi facevano assistere alle prova e quando si andava in onda io ero dietro le quinte con tutti gli artisti. Entravo al San Ferdinando, tramite il custode amico di mio padre, ed a volte, ben nascosto, assistevo a qualche prova di Eduardo. In seguito nacque la mia associazione Accademia Artistica-Letteraria D'Aria, da 47 anni, ancora attiva sul territorio, con la quale ho organizzato ed organizzo eventi, mostre. pubblicazioni, incontri letterari, visite guidate, viaggi, rappresentazioni di testi della commedia dell'arte da me rivisitati rielaborati e, rappresentati, nelle scuole medie. Corsi di cinematografia e storia del teatro nelle scuole medie programmi patrocinato dal Comune di Napoli e dall'allora Ministero della pubblica istruzione.
Ho continuato a vivere nel mondo dello spettacolo. Fino a che, amante di Napoli e della pizza, ho creato il personaggio di Gennaro 'o masto d''a pizza, oramai richiesto e conosciuto ovunque e da chiunque.
Ma questa è un'altra storia, recente, ma un'altra storia che tutti oramai conoscono.