«Finalmente un'apertura alle nostre richieste ed una proposta concreta da parte del Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi».
«Se sarà realizzata, e se sarà estesa anche agli altri presidi ospedalieri come noi chiediamo da tempo, rappresenterà l'unico, vero deterrente a tutela dell’incolumità dei professionisti della sanità».
ROMA 18 GENN 2023 - Finalmente, dopo la nuova escalation di violenze consumate ai danni degli operatori sanitari negli ultimi giorni, arriva, direttamente dal Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, la ferma volontà di arginare, con interventi radicali, il triste fenomeno, che è supportato da numeri sempre più drammatici e che vede, nel caso degli infermieri, ben 5mila casi di aggressioni all’anno, solo tra quelli ufficialmente denunciati, ma si parla di 10 12 mila all'anno se si tiene conto anche di quelli che restano senza denuncia, un pericoloso sommerso fatto di paure, di silenzi, di angoscia, che rappresentano i contorni di una realtà nella quale gli operatori sanitari sono loro malgrado coinvolti.
Pugni, calci, ecchimosi sul volto, minacce e offese. Dai 10 ai 13 episodi al giorno, tra violenze fisiche e psicologiche, si consumano negli ospedali italiani.
Apprendiamo e naturalmente, non possiamo che ricollegarci al profondo senso delle nostre battaglie e alle nostre richieste che si sono succedute in queste anni, che è ferma intenzione del nuovo Governo reinserire i presidi di pubblica sicurezza, a partire da quegli ospedali con bacino di utenza più elevato, a cominciare dal Lazio e dalla Campania.
Il San Camillo e il Sant’Andrea di Roma, il Grassi di Ostia, il Cardarelli di Napoli, nelle intenzioni del Ministro, potrebbero presto contare sulla presenza fissa di uomini delle forze dell’ordine.
Se tutto ciò dovesse accadere, e se tale tipo di attenzione organizzativa sarà estesa anche agli altri presidi ospedalieri del nostro SSN, questo ce lo auguriamo, esordisce Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, non potremo che riconoscere la lungimiranza di questo nuovo Governo, ma soprattutto ci sarebbe una risposta concreta alle richieste e agli appelli di sindacati come il nostro che non hanno mai smesso di denunciare quanto sta accadendo e che soprattutto hanno sempre messo in evidenza che, quello del ripristino dei presidi delle forze dell’ordine all’interno degli ospedali, rappresenta l’intervento più urgente e concreto che va messo in atto a tutela dell’incolumità degli operatori sanitari.
E' necessario anche decongestionare i pronto soccorsi, ricostruendo da zero la sanità di prossimità, ed evitando così di caricare sugli infermieri il macigno di disservizi e lacune, di cui, loro malgrado sono costretti a pagare le conseguenze, che nei casi peggiori sfociano, lo sappiamo bene, nella rabbia incontrollata dei pazienti e dei loro parenti, che trasformano gli ospedali in veri e propri ring, addossando sugli operatori sanitari le responsabilità delle carenze e dei ritardi.
Tutto questo, il nostro sindacato lo chiede a gran voce da ben 3 anni, supportando l’allarme violenze ai danni degli operatori sanitari, con dati sempre aggiornati, con campagne mediatiche che possano far emergere la gravità di questa piaga agli occhi della collettività, raccontando i fatti di cronaca più drammatici, che ci hanno portato, di recente, dai tentativi di strangolamento, addirittura alle pistole puntate in pieno volto, perché non dimentichiamo dei rischi che corrono anche i colleghi che lavorano al di fuori degli ospedali, quando vengono chiamati a intervenire, con il 118, a casa dei pazienti.
Non abbiamo mai smesso di raccontare, dice ancora De Palma, quanto triste sia questo vortice di mala cultura, nel quale gli infermieri vengono impropriamente collocati come i cattivi della favola, da neutralizzare e combattere, come i responsabili unici e soli di una lunga attesa in un pronto soccorso o del mancato ricovero di un paziente costretto per giorni a dormire su un barella, o della morte improvvisa di un anziano.
Ma qui non ci sono favole da raccontare, qui c’è solo una drammatica realtà, dove uomini e donne, prima ancora che professionisti della sanità, si ritrovano costretti oggi a fuggire via, a decidere di cambiare vita, dopo la seconda, la terza aggressione nella loro carriera, dando le dimissioni dalla sanità pubblica e allargando così a macchia d’olio quella carenza di personale che mette in ginocchio il nostro sistema», chiosa De Palma.