ROMA 24 GIU 2022 - «Il riemergere dei contagi Covid dei cittadini, legati alla variante Omicron 5, ci pone di fronte, negli ultimi giorni, alla realtà di nuova pericolosa impennata, con i dati ufficiali che raccontano, al momento, la preoccupante percentuale del 51 per cento di aumento delle infezioni.
Si tratta di numeri che non possono certo passare inosservati e che meritano di essere seguiti con estrema attenzione, come siamo certi sta avvenendo, da parte delle autorità competenti.
Da par suo, il nostro sindacato, non ha mai smesso di monitorare i dati relativi ai contagi degli operatori sanitari, lavorando di concerto, ogni giorno, con i nostri referenti regionali e analizzando giorno per giorno i report dell’Istituto Superiore Sanità, confrontandoli attentamente con quelli delle 24 ore precedenti.
Non è retorica affermare che ce lo aspettavamo, in fondo era inevitabile: anche i contagi dei professionisti della salute stanno crescendo a vista d’occhio, anche se, naturalmente, siamo lontani da qualsiasi soglia di allarme, e speriamo vivamente che la situazione resti tale.
I nostri calcoli, sempre su base dati Iss, relativi ai contagi degli operatori sanitari negli ultimi 30 giorni, indicano che in soli cinque giorni c'è stato un picco del 68% delle infezioni.
Sono ben 6487 i professionisti contagiati in più all’interno degli ospedali italiani dal 18 al 23 giugno: siamo infatti passati. in questo arco di tempo, da 9484 a 15971 nuovi infettati. I dati Iss, su cui noi effettuiamo il confronto giorno per giorno, prendono sempre in esame gli ultimi 30 giorni.
Non è difficile immaginare che ben oltre la metà siano infermieri. Del resto, incrociando come sempre abbiamo fatto, i dati Istituto Superiore Sanità con quelli dell’Inail, rimane palese che a infettarsi, nel comparto sanità, ad essere in più esposti al rischio, siano sempre e comunque gli infermieri».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Da quando ha avuto inizio l’emergenza, l’Inail ci conferma che gli infermieri (tra i sanitari) costituiscono ben l’84% dei contagiati.
Tornando alla dura realtà, siamo quindi passati da una media di 316 operatori sanitari al giorno, sempre su base degli ultimi 30 giorni, a una media di 532 professionisti che si infettano. Qualcosa di significativo, è fuori dubbio, sta accadendo.
Come sindacato delle professioni infermieristiche seguiamo con attenzione i dati e invitiamo in questo momento più che mai, la collettività e naturalmente gli organi competenti, a non abbassare la guardia. Solo prevenzione e organizzazione possono consentire di gestire una possibile nuova ondata .
Del resto è innegabile che gli infermieri sono all'avamposto di battaglia da sempre: non abbiamo mai lasciato il fronte, nemmeno per un momento in questi due anni, costantemente esposti al “fuoco del nemico” che ci sta di fronte.
Non possiamo, però, nascondere la nostra preoccupazione, continua De Palma, perché, nel seguire con scrupolosità, da sempre, le sorti della popolazione infermieristica, come detto la più esposta al rischio, siamo consapevoli più che mai che le carenze di organico, e quelle strutturali-organizzative, nel caso dell’esplosione di una nuova emergenza, genererebbero una situazione molto complessa in termini di congestione degli ospedali e in particolare dei pronto soccorsi.
Si tratta di timori che scaturiscono dalle palesi difficoltà che viviamo da 10 anni a questa parte, dal momento che l’Italia, per quanto riguarda l’assistenza infermieristica, continua a non avere quei numeri che possono indicare una reale solidità di cui abbiamo bisogno come il pane: nel nostro Ssn abbiamo una media di 5-6 infermieri ogni mille abitanti a fronte di 9 della media europea.
Tutto questo delinea i perimetri preoccupanti di un castello di sabbia, che rischia di cadere al primo soffio di vento», chiosa De Palma.