Esistono due tipologie differenti di moduli per la certificazione degli impianti elettrici. La finalità per cui sono stati concepiti è ovviamente la medesima, ma vengono utilizzati in casistiche diverse. Il primo modello assume il nome di DiCo, ovvero Dichiarazione di Conformità . Si tratta di un documento obbligatorio nel momento in cui si installa un impianto nuovo, e sarà rilasciata dall’impresa di forniture elettriche abilitata dopo l’installazione e i controlli.
Per quanto concerne invece la certificazione impianti elettrici esistenti, si ricorre alla DiRi, quindi Dichiarazione di Rispondenza. Tale documento verrà rilasciato dall’installatore dopo aver modificato anche solamente in parte l’impianto elettrico, senza che sia stato rifatto da zero. La DiRi potrà essere rilasciata esclusivamente per gli impianti installati prima del 27 marzo 2008. L’attuale normativa, infatti, prevede che se l’impianto è stato installato in seguito a quella data, dovrà essere necessariamente rinnovato da zero.
Ciò significa che il tecnico abilitato rilascerà direttamente la DiCo. Per quanto riguarda la Certificazione degli impianti elettrici, i costi da sostenere non sono uguali per chiunque. In prima battuta cambiano da regione a regione, ma anche l’impresa specializzata farà la differenza nel prezzo finale. Oltre a questo, è necessario anche considerare eventuali lavori di cui un vecchio impianto può avere bisogno. Per fare un esempio concreto, potrebbe trattarsi di interventi aggiuntivi o magari del ricambio di qualche pezzo.
In queste situazioni chiaramente, si pagherà la certificazione, oltre ad eventuali interventi a parte. In linea di massima però, possiamo dire che la certificazione impianti elettrici esistenti, ha un prezzo compreso trai 150 e i 200 €. Nel caso si aggiungessero lavori di adeguamento alla Certificazione però, il costo può alzarsi e arrivare anche fino a 600 €.
Quando è obbligatoria la certificazione impianti elettrici?
Abbiamo detto che in alcuni casi la certificazione impianti elettrici è obbligatoria, e come vedremo successivamente, errori o mancanze nella certificazione, ma anche il non rispetto della normativa da parte dell’impianto, può avere conseguenze piuttosto spiacevoli, anche in termini economici. Ma quali sono tali casi? In sostanza, sarà obbligatorio possedere la Certificazione dell’impianto elettrico quando:- Si realizza un impianto elettrico nuovo.
- Si allaccia una nuova utenza.
- Si dovrà avviare una nuova attività commerciale.
- Si modifica anche se solo parzialmente un impianto elettrico già esistente.
È necessario ricordare che la certificazione a norma può essere stilata solo ed esclusivamente da un tecnico professionista regolarmente iscritto all’albo. Ponendo la firma su questo documento, infatti, egli e l’impresa si dichiareranno responsabili della sicurezza dell’impianto. Nell’ipotesi in cui dovesse verificarsi qualche incidente, saranno proprio tecnico e impresa a risponderne. Il professionista, inoltre, avrà anche l’obbligo di consegnare entro 30 giorni dall’installazione al SUE (Sportello Unico per l’Edilizia) del Comune una copia della certificazione ufficiale.
Ma cosa si rischia se la certificazione non è valida? Abbiamo detto che le conseguenze possono rivelarsi piuttosto gravi. Se qualcuno scoprisse che l’impianto elettrico non è a norma dopo l’intervento dei tecnici, ma anche che la certificazione dell’impianto non è valida, le colpe andrebbero a ricadere interamente sull’impresa e non sulla persona. In questi spiacevoli casi, infatti, l’installatore che ha rilasciato la certificazione rischia una sanzione:
- Da 100 a 1.000 euro. Questa sanzione è prevista se non l’installatore non ha rispettato uno solo o tutti i termini della Dichiarazione di Conformità dell’impianto.
- Da 1.000 a 10.000 euro. Tale sanzione, decisamente più salata, è prevista nel caso siano stati violati uno solo o tutti i termini obbligatori previsti dalla normativa n.37 del 2008.
L’importo della sanzione sarà definito da chi di dovere a seconda della gravità dell’accaduto. Ma non finisce qui. In casi di recidiva, ovvero nell’ipotesi vengano riscontrati eventi di questo genere per almeno 3 volte per mano del medesimo tecnico, egli rischierà anche la sospensione temporanea dall’albo.