Lavorare da giù, pur essendo impiegati al nord. Lo smart working durante il periodo della pandemia si è tradotto spesso e volentieri in una modalità di lavoro da remoto svolta dal sud Italia. Una condizione nuova per il Paese, che ha avuto effetti più che positivi sul tessuto economico e sociale dei piccoli borghi: il contrasto dello spopolamento in primis, ma anche la crescita occupazionale e la coesione sociale. Per incrementare il mercato dello smart working dai territori d’origine, favorendo così la crescita socioeconomica delle aree più fragili, nasce il protocollo d’intesa, firmato da Randstad, primo operatore mondiale nei servizi HR, e South Working, associazione che studia e promuove il lavoro agile svolto in luoghi distanti dall’azienda, in particolare dal Sud Italia e dalle aree marginalizzate, supportato da Fondazione Con il Sud. Il progetto di Randstad Italia e dell’associazione South Working introduce una nuova modalità di lavoro agile: inserendo il tag southworking sul sito Randstad, è possibile candidarsi per lavorare in un’azienda del centro-nord rimanendo nel proprio luogo d’origine. “Le tecnologie digitali, sottolinea in una nota l’associazione Aidr- consentono di mettere in connessione realtà anche molto distanti, l’iniziativa di Randstad mira a promuovere una nuova cultura del lavoro, in cui grazie alle tecnologie digitali, si crea un network tra le persone e le aziende, che ha notevoli ripercussioni positive su tutto il territorio.” Il progetto - ha sottolineato Marco Ceresa, Group CEO Randstad nella nota di presentazione del protocollo d’intesa – è figlio dell’impegno di Randstad per attivare un network tra istituzioni, aziende e candidati, con l’obiettivo di favorire l’occupazione nel Sud e nei borghi più isolati del Paese, promuovendone il rilancio attraverso il lavoro”.