Dopo le esperienze di Torino e Catania, apre a Milano, la “Piazza dei Mestieri”: un innovativo modello di imprenditoria sociale, inclusione ed educazione, ma soprattutto uno spazio per i giovani in difficoltà della città, in cui promuovere, attraverso formazione, lavoro e cultura, lo sviluppo di un quartiere, l’incontro generazionale ed etnico e la ripartenza dell’occupazione giovanile.
Un modello che vuole in ogni luogo generare una rete capace di rispondere alla multidimensionalità dei bisogni dei giovani e che, a Milano, vede già il coinvolgimento di realtà come ITA2030, la Fondazione Archè, l’Associazione Operitage, il mondo dello sport, le imprese, le parrocchie limitrofe, etc.
La nuova Piazza dei Mestieri di Milano sorge in una graziosa palazzina di 3000mq in via Miramare 15 (una traversa di Viale Monza), appositamente ristrutturata grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, Enel Cuore Onlus, donatori privati e aziende e a un finanziamento di Intesa Sanpaolo attraverso la piattaforma terzo valore. La ristrutturazione, per un valore totale di 2 milioni di euro, ha permesso di realizzare in questo spazio laboratori, spazi ricreativi, un bar e un ristorante che accoglieranno molteplici attività che già nel 2023 arriveranno a coinvolgere almeno 1.000 persone, in larga prevalenza giovani, con particolare attenzione a quelli che vivono situazioni di disagio socioeconomico.
IL CONTESTO. La Piazza dei Mestieri di Milano, infatti, si rivolge in particolare ai giovani dei Municipi 2 e 9 del capoluogo lombardo: quartieri densamente abitati, dove è alto il rischio di ghettizzazione e sono forti le preoccupazioni rispetto al tema del completamento degli studi e dell’inserimento lavorativo dei giovani (nel Municipio 2 i NEET sono pari al 17,2%, nel Municipio 9 18,2%, tra i più alti di Milano). Situazioni familiari difficili come disoccupazione, basso reddito del nucleo familiare e scarsi livelli di istruzione dei genitori - fortemente presenti nell’area Municipi 2 e 9 di Milano -, possono avere un effetto diretto e duraturo sulla carriera scolastica degli studenti, che possono arrivare a decidere di abbandonare precocemente i percorsi di istruzione e formazione. Senza dimenticare l’emergenza Sars Covid-19 che ha posto nuove sfide educative, aggravando i divari sociali territoriali che già si evidenziavano prima della crisi sanitaria, tra cui l’analfabetismo funzionale a cui si aggiunge un analfabetismo digitale che la pandemia ha fatto emergere con una gravità impressionante.
In questo contesto, la Piazza dei Mestieri rappresenta un modello coerente con gli obiettivi di valorizzazione del capitale umano capace di incidere significativamente sulla riduzione della dispersione scolastica, sull’inserimento lavorativo dei NEET, sulla valorizzazione dell’apprendistato e dell’alternanza, sulla diffusione della cultura e dello sport tra i giovani, sulla riduzione del mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
LE ATTIVITÀ. E nella Piazza dei Mestieri di Milano già si lavora per raggiungere questi obiettivi: in programma attività educative, con 12 percorsi formativi per 260 giovani (che diventeranno 400 nel 2023) che recuperano la tradizione dei mestieri tradizionali - come quelli della ristorazione e della cura della persona - e innovativi - come l’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione -; attività di presa in carico e accompagnamento all’inserimento lavorativo dei NEET attraverso tutoring e coaching per 250 giovani e 150 adulti;attività di sostegno ai percorsi scolastici per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica (previsti 80 ragazzi nel 2023); attività di integrazione degli stranieri, con percorsi di lingua e laboratori (previsti 50 ragazzi nel 2023); attività culturali, quali produzioni musicali, rassegne e mostre dei giovani artisti, produzione di spettacoli teatrali per un totale di circa 50 eventi nel 2023; attività sportive che permettono una equilibrata crescita del giovane e favoriscono la socializzazione (previsti 200 ragazzi nel 2023); attività produttive legate alla gestione di un Bar, di una torrefazione e di un circolo ristorativo aperti al pubblico; e attività di start-up di nuove realtà imprenditoriali nei settori di specializzazione della Piazza.
Già oggi sono decine leragazze e ragazzi che hanno iniziato a vivere gli spazi della nuova Piazza di Milano: ragazzini in divisa da cameriere che servono i caffè in un bar aperto al pubblico, altri, un po’ più grandi, già diplomati, che stanno allestendo un teatro di posa e fanno la postproduzione, adulti che aspettano che sia il loro turno per depositare il loro carico di sofferenza e cercano di rimettersi in gioco lavorativamente. Si procede nei corridoi; rumore sordo di phon, ragazzi ordinati che stanno imparando come si fa una piega mossa e altri che acquisiscono la tecnica per la manicure. Al piano superiore un gruppo di manager stanno cercando di capire come poter assumere un ragazzo in apprendistato e come utilizzare i percorsi per adeguare le competenze dei loro dipendenti e intanto si sorreggono nel difficile compito di fare impresa. Nell’aula accanto ragazzini che hanno appena lasciato alle spalle la terza media, si stanno cimentando con il linguaggio digitale, acquisendo la consapevolezza che, sebbene tutti li definiscano “nativi digitali”, per affrontare il futuro occorre studiare e impegnarsi. Al terzo piano si viene accolti nel ristorante, uno spazio gestito dai ragazzi, sotto lo sguardo vigile dei loro “maestri” che trasmettono loro competenza, tecnica e passione. Lo sguardo spazia sulla vista di Milano, ma subito viene attratto dalle mani dei ragazzi, che si muovono intimidite, ma precise, per preparare il pranzo.
UN MODELLO REPLICABILE. Spazi e attività ricalcano quelli delle Piazze dei Mestieri già aperte a Torino e Catania, che, nel solo 2021, hanno coinvolto oltre 5.000 giovani. La Piazza dei Mestieri è infatti un modello replicabile, che si adatta ai singoli territori, ed è un’esperienza gemellata con realtà di Belo Horizonte, Caracas, e presto anche con Los Angeles.
«In questi anni la Piazza dei Mestieri ha coinvolto migliaia di giovani. Giovani che in molti casi arrivano da situazioni di disagio economico e sociale che subiscono così gli effetti di una selezione avversa legata alla diseguaglianza delle opportunità di accesso al mercato del lavoro - spiega Dario Odifreddi, Presidente della Piazza dei Mestieri. Il nostro metodo è “fare con”. Il modello della Piazza dei Mestieri può infatti generare una vera e propria comunità in una logica innovativa di welfare community, in cui ad essere protagonisti sono i giovani, affiancati da adulti che sollecitano la loro libertà e il loro impegno. E ciò può avvenire solo per osmosi, grazie all’esempio e al contatto con adulti che siano veramente dei maestri. Per questo è necessario creare all’interno della città dei luoghi fisici in cui i giovani possano creare dei legami tra di loro e con la popolazione adulta, in cui non si sentano marginali rispetto ad un ruolo attivo come persone e come cittadini, un punto significativo capace di contribuire a una nuova socialità e alla costruzione di un innovativo modello di welfare».
«La Piazza dei Mestieri è una storia di storie, ormai migliaia, fatta da giovani che hanno trovato la loro strada e anche da qualche sconfitta. E siamo immensamente felici, orgogliosi ed entusiasti di vedere oggi questa storia crescere e arricchirsi di una nuova avventura in questa grande e affascinante città che è Milano – afferma Cristiana Poggio, Vicepresidente Piazza dei Mestieri. La Piazza dei Mestieri negli anni si è arricchita, ha risposto sempre a nuovi bisogni ed è così diventata un’esperienza di comunità che coinvolge imprese, scuole, istituzioni e altri soggetti del terzo settore che formano una rete a sostegno dei giovani».
Un luogo di vita, un luogo che muove la vita. Un luogo da vedere, che è difficile descrivere, che occorre incontrare. E che tutti i cittadini potranno per la prima volta scoprire nell’Open Day in programma il prossimo 29 aprile, dalle ore 8.30 alle ore 21.30. Nell’occasione, alle 12.30 si terrà la cerimonia del taglio del nastro con il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
LA PAROLA AI SOSTENITORI.
Afferma Giovanni Fosti Presidente della Fondazione Cariplo: «Il primo e più importante investimento che possiamo fare è quello sulle persone; non possiamo permettere che le opportunità di futuro per i nostri ragazzi siano così differenti e che le energie e i talenti di molti di loro vadano persi: sarebbe un’ingiustizia profondissima per chi la vive e un’enorme perdita per tutta la comunità. Sosteniamo Piazza dei Mestieri perché è un’esperienza che si è dimostrata capace di rimettere in gioco le aspirazioni e i desideri dei ragazzi aprendo in loro nuove possibilità di espressione del proprio potenziale».
Michele Crisostomo Presidente di Enel e di Enel Cuore Onlus sottolinea: «L’iniziativa che Piazza dei Mestieri ha portato a Milano è un esempio virtuoso di luogo di aggregazione nato per accogliere giovani e persone in difficoltà, per far sì che nessuno rimanga indietro. Si tratta di un progetto che, in un’ottica inclusiva, valorizza le capacità e il talento delle persone accompagnandole in un percorso di crescita personale e professionale. Una visione sostenibile condivisa da Enel Cuore che è da sempre impegnata nel supportare progetti come questo, con la convinzione che il contrasto dell’abbandono scolastico, il supporto ai ragazzi che crescono in contesti urbani spesso trascurati e la cura della persona e delle sue necessità, siano strumenti essenziali per creare valore e concorrere alla crescita culturale e sociale del Paese».
Andrea Lecce, responsabile della Direzione Impact di Intesa Sanpaolo, ha commentato: «Siamo davvero felici di aver sostenuto questa nuova importante iniziativa attraverso la nostra piattaforma Terzo Valore, che ha consentito di raccogliere, per favorire la realizzazione del progetto, 201.000 euro di donazioni e 142.000 euro di prestiti da parte di aziende e privati; Intesa Sanpaolo finanzierà da parte sua una quota aggiuntiva per raggiungere il montante complessivo di 900.000 euro. Da anni siamo al fianco di Piazza dei Mestieri perché condividiamo il loro impegno concreto nell’offrire ai giovani un percorso educativo volto non solo all’inserimento nel mondo del lavoro, ma anche di consapevolezza e crescita civica. Sono obiettivi che anche Intesa Sanpaolo traduce da tempo in azioni pratiche, con iniziative come l’azzeramento dei costi per il conto corrente, prestiti d’onore per la formazione superiore e la disponibilità ad erogare mutui fino al 100% del valore dell’abitazione per agevolare l’acquisto della prima casa».
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La Piazza dei Mestieri nasce a Torino nel 2004, da un sogno di un gruppo di amici al tempo dell’università, nato da un legame pieno del desiderio di essere fecondi in un’operatività per il bene del mondo. All’origine anche la morte precoce di un amico, Marco Andreoni, e il desiderio di costruire insieme qualcosa per il bene dei giovani. La Piazza dei Mestieri diventa un esempio concreto di imprenditoria applicata alle politiche di inclusione sociale che si ispira dichiaratamente a ricreare il clima delle piazze di una volta, dove persone, arti e mestieri si incontravano e, con un processo di osmosi culturale, si trasferivano vicendevolmente conoscenze e abilità. Un tutt’uno che raccoglie corsi professionalizzanti, luoghi e momenti aggregativi, proposte per il tempo libero, lo sport e la cultura. Il metodo è “fare con”: la Piazza dei Mestieri è un’esperienza di comunità in una logica innovativa di welfare community che coinvolge imprese, scuole, istituzioni e terzo settore che formano una rete a sostegno dei giovani. Un’esperienza innovativa ispirata ai migliori esempi di sistema duale che presta una particolare attenzione all’accompagnamento all’inserimento lavorativo, alle politiche di inclusione sociale e alla prevenzione delle diverse forme di disagio giovanile e di dispersione scolastica, favorendo al contempo lo sviluppo di un quartiere, l’incontro generazionale ed etnico e la diffusione della cultura. Attiva a Torino (dal 2004), a Catania (dal 2009) e a Milano (dal 2022), negli anni la Piazza dei Mestieri ha coinvolto con successo migliaia di ragazze e ragazzi (oltre 5.000 nel solo 2021) dimostrandosi un modello valido e replicabile, capace di adattarsi in diversi territori per rispondere ai sempre nuovi bisogni dei giovani che li abitano.