Non si può fermare Putin con i fiori nei cannoni. Il punto fatto dallo scrittore e giornalista Marco Baroni Presidente dell'UGEI, Unione Giornalisti Europei Indipendenti, associazione punto di riferimento di chi fa informazione nell’UE.
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Sognare ad occhi aperti, non solo fa bene allo spirito, ma è, anche, utile per prendersi un momento di relax. Tuttavia, la cosa importante è rendersi conto del fantastico “viaggio” che si sta compiendo.
Questo, infatti, è fondamentale per, poi, non andarsi ad impantanare in un mondo che, nella realtà di tutti i giorni, è totalmente diverso. La vita di tutti i giorni, ossia quella che viviamo veramente, non è, purtroppo, composta da fatti esclusivamente positivi e, in special modo, siamo, alle volte, costretti anche a interagire con persone animate da diversi propositi.
Senza, con questo sconfinare nella tragicità, è bene rendersi conto che si deve far sì che il frigorifero contenga il cibo necessario, che, nelle stagioni fredde, ci si possa riscaldare, che ci si deve vestire, che vi sono le bollette da pagare e via dicendo. In pratica, si deve essere in grado di poter soddisfare quelle ataviche esigenze primarie.
Motivo per cui, nella vita reale è fondamentale fare delle scelte e, ovviamente, essere, poi, coerenti con esse. Cosa più facile a dirsi che a farsi.
Prendiamo, ad esempio due iconiche frasi come: “mettete dei fiori nei vostri cannoni” e “fate l’amore e non la guerra”, ossia alcuni degli slogan che furono parte integrante delle caratteristiche di una parte della generazione che ha vissuto gli Anni Sessanta dello scorso secolo.
Innegabilmente, sono frasi d’effetto e cariche di significati, anche in questi cupi tempi. Ma c’è un “ma” grosso e da non sottovalutare. Difatti, seppure dette con ardore, queste frasi di assoluto grande effetto, implicano delle conseguenze di non poco conto. Non a caso, tanto il “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, quanto il “fate l’amore e non la guerra”, obbligano ad un assoluto e completo pacifismo.
In altre parole, detto in modo brutale, se un qualcuno ti attacca e, di conseguenza, vuole dominarti oppure, peggio ancora, ucciderti, si deve abbassare la testa e, passivamente, accettare.
È ovvio, che per un ideale, giusto o sbagliato che sia, vi è chi è disposto all’estremo sacrificio. Pur tuttavia, è da considerare che, in special modo, quando sono in gioco valori come, ad esempio, la libertà le reazioni possono essere dinamiche. Infatti, in linea generale, quando alle porte di casa propria vi sono carrarmati e soldati nemici pronti a far fuoco, sarebbe davvero interessante scoprire quanti sarebbero disposti a contrastare questa vile aggressione con frasi, appunto, come “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, oppure “fate l’amore e non la guerra”.
È ovvio che, in senso assoluto, la Pace è un qualcosa di assolutamente auspicabile, mentre la guerra è un qualcosa che, di massima, è deprecabile.
Nella lingua italiana, vi sono due specifici termini o, per meglio dire, due sostantivi che aiutano a comprendere la questione, ovvero teoria e pratica. Infatti, in teoria tutti dovrebbero essere pacifisti ma, poi, nella pratica molti sono guerrafondai.
Per di più, non ci si deve dimenticare che, come, da una parte vi è chi ha interesse a finanziare i pacifisti, dall’altra vi è chi è disposto ad alimentare, con ingente profusione di denaro, situazioni tali che, fatalmente, portano all’insorgere di un conflitto. Gli esempi, a tal proposito, potrebbero essere infiniti.
Ecco perché i termini teoria e pratica, nella loro fin troppo brutale efficacia, sono perfetti per sintetizzare questa spinosa questione. L’essere accondiscendenti, ovvero avere una esagerata disponibilità, è visto, da chi vuole la guerra, solamente come una forma di debolezza.
Basta, ahimè, solamente pensare a quanto sta avvenendo in Ucraina. Una situazione che, piaccia o no, sicuramente non potrà essere risolta se si pensa di farlo con atteggiamenti come “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, oppure “fate l’amore e non la guerra”. Questo, non perché tali frasi non abbiano un reale senso ma, molto più drammaticamente, sono rivolte a chi, di certo, non le capisce.
Non è di certo complicato comprendere che Putin viva una sorta di lesa maestà. Di conseguenza, guai al paese che vuole europeizzarsi, visto che l’autocrate Putin reputa tutto ciò come un vero e proprio tradimento nei confronti degli inviolabili valori russi.
Ora, lasciando ogni forma di facile retorica, Putin sta vivendo un dramma che mai avrebbe ipotizzato di poter assistere, ovvero si reputa offeso nel suo più profondo. Quindi, una sorta di lesa maestà, sta affliggendo la turbata mente di Putin.
Certamente, in considerazione del fatto che, in forma, sostanzialmente, compatta l’Occidente non abbia sentito il dover di concedergli quella che lui reputa sia una appropriata deferenza, lo deve aver lasciato alquanto basito. Se, poi, si aggiunge il fatto che neppure l’Ucraina mostri deferenza verso chi la sta attaccando, deve far sì che Putin sia fortemente arrabbiato.
Ma, e questo sarebbe davvero interessante saperlo, chi ha detto a Putin che la guerra in Ucraina doveva essere una semplice sorta di trionfale parata militare?
Certo, potrebbe lui stesso aver pensato che, come gli era andata bene quando, il 20 febbraio del 2014 iniziò ad occupare la Crimea, dato che l’Unione Europea non fece nulla, anche andando ad occupare l’Ucraina sarebbe avvenuta la stessa cosa.
Quindi, per lui, sostanzialmente, la guerra in Ucraina doveva essere, da un lato un bagno di folla inneggiante le truppe russe di occupazione e, dall’altro, una ulteriore figura barbina da parte dell’Unione Europea. Indubbiamente, la sua “suprema dignità”, è stata profondamente offesa.
Sempre più avvinto da veri e propri deliri di onnipotenza, di certo, deve aver intrapreso l’eroica resistenza del popolo ucraina e la salda mobilitazione dell’Unione Europea, come una vera e propria lesa maestà. Sembra quasi di vederlo, mentre assorto nei suoi pensieri si trova seduto a quel tavolo lungo ben sei metri.
A pensarci bene, il fatto che abbia scelto questa per lo meno vera bizzarra scenografia, per accogliere al Cremlino Emmanuel Macron, la dice molto sul suo modo di pensare. Seguendo quelli che sono gli iconici elementi che vanno a formare il cosiddetto culto della personalità, un qualcosa di molto noto in Russia, Putin, di fatto, ha, oramai da lungo tempo, innescato, nel paese, un processo di arretramento democratico.
Un percorso graduale e sistematico, costellato dalla classica metodologia dell’Unione Sovietica, ovvero da incarcerazioni, epurazioni e uccisione di chi si oppone. Il tutto, poi, arricchito da una feroce repressione della libertà di stampa e da una totale mancanza di libere elezioni.
Per comprendere meglio, basterebbe, molto semplicemente, andare a riascoltare e a leggere le accuse rivolte a Putin sia dalla giornalista Elena Tregubova e sia da Aleksandr Litvinenko, il quale è stato assassinato. Questi, ovviamente, sono solamente parte delle innumerevoli testimonianze sulla figura perversa di Putin.
Per chi, e ve sono, ahimè, diversi, che reputano tutto ciò una falsità, si potrebbe ricordare che il 23 maggio del 2015, Putin ha firmato una legge, grazie alla quale il governo può vietare di compiere attività alle organizzazioni non governative internazionali o straniere reputate, molte semplicemente come “indesiderabili”, oltre che permettere il congelamento degli attivi patrimoniali, accusando i loro dirigenti.
In special modo nei confronti di cosa abbia rappresentato il comunismo in tutti quei Paesi, di fatto, annessi e anche nella stessa Russia, solamente chi ha prosciutto negli occhi e nelle orecchie, può sostenere che quelle popolazioni vivessero dei giorni normali. Certo, se, poi, si vuole, a tutti i costi essere di parte, si può sostenere che quelle condizioni di vita e via dicendo, fossero normali.
Ma, se si vuole, oggettivamente, osservare le cose, si deve essere onesti e ammettere che quella non era di certo una vera vita.
Andando a concludere, si crede veramente che con bellissime frasi del tipo mettete dei fiori nei vostri cannoni”, oppure “fate l’amore e non la guerra”, si possano fermare la barbarie messe in atto da Putin?
Giornalista Marco Baroni
Presidente UGEI
Unione Giornalisti Europei Indipendenti