Giuseppe Resta
“I re dell’Africa”
Chi è senza peccato? È la domanda che ci si pone leggendo “I re dell'Africa”, romanzo corale, incrocio di vicende che si intersecano tra allegri criminali e spietati affaristi. Singole storie connesse di tanti protagonisti, raccontate da un narratore speciale, il Vento, testimone di un circolo vizioso che si sviluppa tra commedia sociale e noir.
Casa Editrice: I Libri di Icaro
Collana: Ermes
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 280
Prezzo: 21,00 €
«Tutto vedo e tutto sento. E non parlo. Sono omertoso. Sì, lo sono anch’io. E menomale».
“I re dell’Africa” di Giuseppe Resta è un romanzo corale in cui si raccontano le storie di uomini e donne dalle diverse posizioni sociali e condotte morali, ma i cui destini sono irrimediabilmente intrecciati; l’autore presenta un dramma dell’imbroglio e dell’avidità, dell’evasione fiscale e della corruzione, dello sfruttamento dei più deboli e dell’inquinamento ambientale, in cui riesce miracolosamente a trovare spazio un sovrumano e spietato senso della Giustizia (la Nemesi), che arriva a separare i giusti dagli iniqui.
È un’opera amara e cinica, e proprio per questi motivi profondamente realistica; è un romanzo di denuncia in cui si narra dell’arrogante distacco di chi corrompe la propria anima o vende quella altrui per pochi denari, ma anche del coraggio di coloro che decidono di combattere per la propria terra e per la gente che vi abita, che mangia i prodotti velenosi che da essa nascono, e che respira la sua aria ormai contaminata. Questo libro è una discesa nell’inferno dell’illegalità diffusa e delle discariche abusive: l’autore ci accompagna nei gironi malsani dove i dannati decidono i destini di tutti, dove si fanno affari loschi a discapito degli innocenti.
Al di sopra di ognuno di questi personaggi non c’è nessun Dio a proteggere o a condannare ma c’è invece il Vento, entità beffarda, giudicante e addolorata: egli osserva con attenzione, si infila in tutti gli anfratti e descrive ogni cosa nei minimi particolari. Il Vento è l’originale voce narrante di una storia che parla dei bassifondi dell’umanità, di quei re dell’Africa pieni di sé, che vomitano putrida melma su tutto ciò che hanno intorno - «Molte volte, in tante epoche passate, ma anche in questa vostra attuale, voi che vi sentite padreterni perché non sapete niente e parlate di tutto sui social, pensando che l’uso della tecnologia sia cultura e sapienza, avete pensato che fossi io, il Vento, a trasportare miasmi venefici, a diffondere morbi, pandemie. Niente di più falso. Io ho ricambiato sentori sporchi e fetenti, al limite ho spostato i veleni che avete prodotto voi, ma di mio ho solo purificato l’aria spostandola, alzandola, abbassandola, muovendola fino a farla pulire dalle piogge. Non prendetevela con me. Prendetevela con voi».
SINOSSI DELL’OPERA
Nello scenario di una terra del Sud Italia, l'incanto naturale abbaglia, distogliendo dalla realtà. Le meticce stratificazioni di arti e culture pregiate nascondono un male sporco e oscuro che scorre torbido su e dentro le contrade martoriate dallo sfruttamento. L'antica cultura contadina della misura e del rispetto ha abdicato a un illimitato cinismo; lasciando dilagare la corruzione, il malaffare e l'inquinamento, ambientale e sociale, in un groviglio di illegalità diffusa. In questo romanzo, così come poi succede nella vita di ogni giorno, corrotti e corruttori non sembrano essere in grado di rendersi conto delle dannose conseguenze del loro agire scellerato. Questa indifferenza al male non li rende meno colpevoli e l'essere privi di senso di colpa si riverbererà soprattutto sui più indifesi.
BIOGRAFIA DELL’AUTORE
Giuseppe Resta è nato nel 1957 a Galatone. Architetto con qualificata esperienza nell’edilizia di qualità e nel restauro, si è sempre battuto per la difesa e la valorizzazione del territorio. Ha collaborato con il sito di storia medievale dell’Università di Bari e con varie testate giornalistiche. È cofondatore della rivista culturale A Levante. Nel 2003 ha pubblicato un libro sulla storia dell’architettura del Palazzo Marchesale di Galatone. Nel 2012 ha presentato la raccolta di racconti “Scirocchi Barocchi” e nel 2018 il romanzo “Quel millenovecento69” (I Libri di Icaro). Negli ultimi vent’anni ha redatto diverse guide sulla sua terra e ha dato il suo contributo per la stesura di saggi e racconti in numerose opere collettive e in alcune rappresentazioni teatrali.
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