26 Ottobre 2021 - In Piemonte i centri piemontesi di Reumatologia, quali l’ospedale Molinette di Torino, l’ospedale di Cuneo, l’ospedale di Alessandria e di Novara, dal 2017 ad oggi hanno portato allo switch da farmaco originator a farmaco biosimilare oltre 750 pazienti. Dei pazienti che dal 2017 in avanti erano candidabili allo switch verso un biosimilare solo il 4% ha mantenuto la terapia con originator. Suddividendo i pazienti per patologie, il 42% dei pazienti è affetto da artrite reumatoide, il 32% da artrite psoriasica e il 20% da spondiliti.
Il Piemonte si dimostra un’eccellenza sanitaria in tema di utilizzo di farmaci biosimilari in reumatologia. Questi numeri sono stati presentati durante il webinar ‘I biosimilari in Piemonte: un’eccellenza italiana’ organizzato da Motore Sanità.
“Nel 2017, quando abbiamo iniziato questa massiccia esperienza di switch, in realtà in Italia praticamente l'esperienza dell'utilizzo del biosimilare era fondamentalmente agli albori nella reumatologia, vi era qualche esperienza dell'utilizzo nel paziente naive ma pressoché nessuna esperienza negli switch da originator a biosimilari. Ci siamo rifatti alle esperienze, allora discretamente consistenti, anche se non enormi, del Nord Europa, ma di fatto in Piemonte siamo stati dei pionieri sotto questo aspetto – ha spiegato Nicoletta Romeo, Direttore SSD Reumatologia AO Santa Croce e Carle, Cuneo –. Abbiamo creduto nella possibilità di passare all’utilizzo massiccio dei biosimilari grazie alla condivisione tra i vari centri prescrittori, che ha portato alla realizzazione di un documento che poi ci ha guidato nell'esperienza successiva”.
“In Piemonte abbiamo una retention rate superiore al 90% che perdura nel tempo, il dropout del biosimilare è paragonabile a quello dell'originator e non ci sono incrementi di dropout negli switch multipli” ci ha tenuto a precisare Aurora Ianniello, Dirigente Medico dell’Ambulatorio di Reumatologia dell’ASL Novara.
In reumatologia I farmaci biosimilari si sono dimostrati efficaci e sicuri, ma ci sono degli aspetti da considerare.
“Il successo dello switch da originatore a biosimilari deve essere valutato in base alla persistenza in terapia; atteggiamenti impositivi da parte dei decisori possono accentuare resistenze alla prescrizione e contribuire all'effetto nocebo; la consapevolezza del paziente è presupposto all'aderenza e alla persistenza; un colloquio informativo efficace è presupposto per aderenza e persistenza in terapia; ulteriori dati sono necessari per conoscere i determinanti dell’insuccesso – ha spiegato Enrico Fusaro, Direttore SC Reumatologia AOU Città della Salute e della Scienza di Torino -. Si deve, insomma, mantenere il patto tra prescrittore e decisori in modo da evitare imposizioni, rispettare le indicazioni che provengono dalle evidenze scientifiche, una parte delle risorse liberate con l'utilizzo dei biosimilari siano reinvestite nella nuove opportunità terapeutiche e nel miglioramento dell'assistenza reumatologica, specie per quanto riguarda la diagnosi precoce e la gestione integrata con il medico di medicina generale complessivamente nell'accesso alle strutture nelle tutele del paziente”. Come per la cura delle malattie reumatiche, i farmaci biosimilari rappresentano una grande opportunità anche per la sostenibilità dei sistemi sanitari a livello mondiale.
Secondo Patrizia Gamerro, Dirigente presso SCR Piemonte S.p.a. “I farmaci biosimilari rappresentano un'opportunità di governo della spesa farmaceutica". “Inoltre l'applicazione della normativa si propone come metodo per favorire la competizione garantendo terapie sicure ed efficaci mentre l'abbattimento dei costi permette di liberare risorse preziose da allocare in altri ambiti, tutto ciò garantendo sempre e comunque la libertà prescrittiva del medico”.