5 ottobre 2021 - Epicentro, portale di epidemiologia per la sanità pubblica a cura del Sistema sanitario nazionale, sulla base di varie pubblicazioni, da tempo evidenzia come solo il 30-50% delle infezioni sia prevenibile attraverso buone pratiche preventive. Se a questo livello la strada per una buona efficienza del sistema è ancora lunga, ancor più lunga è però quella della ricerca di nuove terapie che riescano ad arginare e limitare questo fenomeno. Volendo fare un paragone con la recente pandemia potremmo dire che rispetto a Covid-19, l’antimicrobico resistenza è una pandemia silente ma annunciata oramai da anni e che richiede, per essere affrontata, delle azioni concrete non più rimandabili. Oggi i pazienti che muoiono per AMR hanno lo stesso esatto problema dei pazienti colpiti dal virus Sars-Cov-2 che muoiono: non hanno trattamenti efficaci.
Quando si affronta il problema dell’antimicrobico resistenza (AMR), molto spesso si parla di programmi di prevenzione, indispensabili per limitare il fenomeno. La prevenzione infatti è senz’altro un aspetto chiave dell’AMR, ma lo è allo stesso tempo la formazione, la rapidità diagnostica abbinata ad una efficace terapia. Senza dimenticare un tema: il fenomeno diffuso tra le persone dell’abuso di antibiotici per l’automedicazione.
Se n’è parlato durante il webinar ‘FOCUS LAZIO/PIEMONTE. DAL “CUTTING EDGE” DELLA RICERCA IN ANTIBIOTICO TERAPIA AL BISOGNO DI NUOVI ANTIBIOTICI, DALLA VALUTAZIONE DEL VALORE AL PLACE IN THERAPY APPROPRIATO’ organizzato da Motore Sanità.Di formazione e di un PDTA per il paziente settico ha parlato Marco Rossi, Rappresentante del Consiglio delle Regioni SIAARTI (Centro).
“La fragilità sta aumentando e il soggetto fragile, che non è solo anziano ma è anche un paziente con comorbidità, è un soggetto che da una parte è più predisposto a risentire di una terapia antibiotica inappropriata e dall’altra condiziona la terapia stessa. E proprio per questo SIAARTI ha lavorato sulla formazione che è passata attraverso lo sviluppo di buone pratiche cliniche che oggi sono pubbliche”.
La buona pratica clinica è un PDTA per il paziente settico e con shock settico e sono in via di definizione delle buone pratiche cliniche anche per la gestione dell’antibiotico terapia/profilassi nel paziente chirurgico.
“In questo percorso formativo hanno un ruolo importante le banche dati regionali che mappano le popolazioni microbiche che nella singola realtà ospedaliera o territoriale gravano di più sul fenomeno della lotta alle infezioni. Infine ritengo che sia molto importante associare alla terapia antibiotico empirica ragionata una diagnostica molto rapida: oggi abbiamo bisogno in poco tempo di ricevere informazioni per ridurre le resistenze e proteggere il soggetto fragile” ha concluso il Dottor Rossi. Ugo Viora, Responsabile Coordinamento Cittadinanzattiva Associazioni dei Malati Cronici ha spiegato il problema del consumo improprio di antibiotici per l’automedicazione.
“Il problema deve essere vissuto dal punto di vista della popolazione, perché se andiamo a vedere l’enorme consumo improprio di antibiotici per “l’automedicazione”, questo potrebbe portarci a una condizione di eventuale criticità di resistenza indotta dall’abuso indifferenziato e indiscriminato dell’antibiotico. Dobbiamo fare qualcosa insieme, per riprendere questa fase di educazione per le persone, affinché capiscano che prendere l’antibiotico non è come bere un bicchiere d’acqua, ma può portare a problemi anche molto seri”. L’impatto della prevenzione sulle casse del sistema sanitario nazionale è il tema che è stato affrontato da Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria e Economia Politica, Research Director-Economic Evaluation and HTA, CEIS, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” - Presidente SIHTA” che ha messo in evidenza anche quanto sia forte il bisogno di nuovi antibiotici e quindi il ruolo strategico della ricerca scientifica per contrastare il fenomeno dei super batteri.
“Il bisogno di nuovi antibiotici si fa sempre più forte, tanto a livello europeo quanto italiano. Quello che ho notato negli ultimi anni è una presa di coscienza maggiore di questo importante problema, responsabile tra l’altro di un impatto economico ospedaliero molto elevato - 600-650 milioni di euro - caratterizzato anche da una sottostima, in quanto nelle schede di dimissioni ospedaliere non vengono segnalati tutti quanti gli eventi legati alle infezioni. Io sono appassionato di prevenzione a tutti i livelli e, per quanto riguarda la prevenzione legata alle infezioni, tutti gli studi ci riportano che riesce a contrastare le infezioni nel 30-40% dei casi - che è un risultato eccezionale - però rimane sempre un 60-70% di pazienti che non risolve il problema con la prevenzione, e quindi bisogna trovare alternative terapeutiche collegate all’utilizzo degli antibiotici”.