15 settembre 2021 - Con sette eventi presentati nelle varie regioni italiane che hanno coinvolto i massimi esperti dell’oncologia italiana, il progetto ONCOnnection di Motore Sanità è uno dei protagonisti di punta della tre giorni SUMMER SCHOOL 2021. Il progetto è partito nel 2020 con lo scopo di creare una rete nazionale delle Reti oncologiche regionali e con le Associazioni dei medici e dei pazienti con un importante obiettivo: discutere come ripartire dopo la pandemia Covid-19 implementando il rapporto tra specialisti e pazienti, anche in vista del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Dall’oncologia territoriale alla medicina di precisione, dalle reti oncologiche al ruolo strategico dei dati clinici Real world, dalle concrete e molteplici esigenze del paziente oncologico, al drammatico impatto della pandemia sugli stessi ammalati, fino alla nuova oncologia ospedale-territorio: ONCOnnection, in sinergia con il mondo oncologico italiano, mira a rendere omogeneo l’accesso alle cure ai pazienti su tutto il territorio nazionale, accelerare l’uso della tecnologia, realizzando piattaforme digitali utilizzabili in tempo reale dagli specialisti.
Nella sessione “Onconnection: dalla solitudine del paziente alla solitudine dell’oncologo” è stata raccontata la storia dell’oncologia, si è posto l’accento sulla necessità di tutelarla e di affrontare le nuove sfide, a partire dal Sars-Cov-2.
Le sfide partono da qui. “Oggi si apre una nuova prospettiva che è quella di ridisegnare l'offerta oncologica con una nuova integrazione fra ospedale e territorio e la disponibilità di nuovi setting assistenziali fuori dalle mura ospedaliere” ha aperto il tavolo Gianni Amunni, Direttore Rete Oncologica Regione Toscana, che ha raccontato la storia dell’oncologia definendola “breve ma molto intensa”, con queste parole.
"Non sono lontani gli anni in cui la cura del tumore era il paradigma dell'impotenza del medico. Solo alcuni professionisti, senza ancora una specializzazione, si occupavano per lo più di forme avanzate e con pochi strumenti a disposizione. Quando inizia a comparire lo specialista oncologo si crea una specie di delega da parte di tutti gli altri professionisti a gestire tutte le esigenze del paziente. Negli ultimi anni si è aperta una nuova era in cui l'oncologo è stato impegnato non solo nell'acquisizione di nuove conoscenze scientifiche, ma anche nella definizione di importanti cambiamenti organizzativi. Nasce dall'oncologia il day hospital, la multidisciplinarietà, il PDTA e nasce sempre dall'oncologia il concetto di Rete”.
Un’altra sfida è tenere presente i dati che ci forniscono il rapporto di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), che stimano circa 377.000 nuovi casi di tumore nel 2020 in Italia.
“Pur trattandosi di malattie molto severe, i dati di sopravvivenza vanno migliorando di anno in anno, grazie a una combinazione tra prevenzione (riduzione dei fattori di rischio ma anche diagnosi precoce) e terapie innovative sempre più efficaci. Il panorama attuale è caratterizzato dalla necessità di convivere con il Sars-CoV-2 e, per l’Oncologia, di continuare a curare secondo i modelli avanzati che sono stati sviluppati negli anni scorsi (approccio multidisciplinare, reti oncologiche, medicina di precisione e personalizzata) e che hanno prodotto più guarigioni e prolungamento della vita per molti pazienti (sino alla cronicizzazione) – ha tenuto a precisarePaolo Pronzato, Direttore Oncologia Medica IRCCS San Martino, Genova - Coordinatore DIAR Oncoematologia Regione Liguria.“L’Oncologia, in quanto branca della Medicina dedicata alla diagnosi e alla cura dei tumori, rappresenta una delle attività assistenziali che devono essere tutelate con particolare attenzione, sia per l’alta incidenza di queste patologie, sia per le caratteristiche dei pazienti in trattamento”.
La sfida per i pazienti oncologici è anche il distanziamento interpersonale e sociale.
“Da un lato è necessario per tutelarci, ma dall’altro limita, almeno in parte, il sostegno che un paziente affetto da neoplasia può ricevere dai propri familiari e amici, che a loro volta sono chiamati a una prova di grande complessità, ovvero coprire il fondamentale ruolo di “care-giver” di un individuo malato di tumore durante la pandemia da COVID-19” ha proseguito Pronzato.
Poi non bisogna sottovalutare, un’altra attività cardine dell’Oncologia: la ricerca scientifica.
“Ha lo scopo di aumentare le conoscenze sui tumori e poterne migliorare i trattamenti. Nonostante le indiscutibili difficoltà dell’attuale momento storico, i ricercatori coinvolti in Oncologia (tra cui numerosi medici, infermieri e biologi) negli ospedali, negli IRCCS e nelle Università in Italia continuano a dedicare le loro energie alla ricerca oncologica, convinti, a ragione, che essa non possa assolutamente essere fermata dalla pandemia. Noi oncologi, insieme ai nostri pazienti, ci troviamo oggi ad affrontare una “sfida nella sfida”: da un lato, come tutti, dobbiamo contrastare la pandemia tutelando i nostri cari e i nostri assistiti; dall’altro, dobbiamo continuare a offrire le migliori cure possibili ai pazienti affetti da tumore” ha concluso Paolo Pronzato.
“Ci troviamo ad operare in uno scenario in continua evoluzione - ha sottolineato Valentina Guarneri, Professore Ordinario, Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica, Università di Padova - dove i nuovi strumenti diagnostici e le nuove disponibilità terapeutiche devono trovare il corretto posizionamento clinico. I team multidisciplinari che operano secondo una logica di rete possono garantire il funzionamento del sistema. In questo contesto parlare di solitudine può sembrare dissonante ma la pandemia ha portato profondi cambiamenti nell’organizzazione sanitaria”.
I primi registri di pazienti oncologici affetti da COVID 19 hanno riportato una mortalità anche superiore al 30%, e questi dati hanno immediatamente fatto scattare delle misure di protezione individuale forse ancora più rigide vista la vulnerabilità dei pazienti.
“I pazienti e i loro familiari sono stati in qualche modo “distanziati” dal loro team di medici e la situazione è stata ancora più difficile per quei pazienti il cui percorso è iniziato a pandemia diffusa, che si sono trovati ad affrontare il momento della diagnosi in un ambiente quasi ostile. Anche il personale sanitario ha dovuto fare i conti con un sistema in crisi, riadattando il modello di cura ad una situazione emergenziale che molto ha sacrificato nel rapporto medico-paziente. Sono state fatte scelte difficili, ci si è trovati ad operare secondo regole nuove che hanno imposto priorità nei servizi e nelle prestazioni. Pur essendo stato uno dei settori sanitari più tutelati, alcuni servizi, primo tra tutti gli screening, hanno subito uno stop temporaneo. Le tante polemiche sull’argomento sicuramente non hanno aiutato la classe degli operatori sanitari né i pazienti. Sarà utile volgere a vantaggio di tutti questa rinnovata attenzione sulla prevenzione oncologica, considerato che l’estensione effettiva dello screening è ancora subottimale nel sud e nelle isole (dati: Osservatorio nazionale screening rapporto 2019) e un numero importante di soggetti non aderisce all’invito”.
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