17 settembre 2021 -Un italiano su 4 soffre di dolore cronico benigno (prevalenza 26%) e il mal di schiena rappresenta oltre il 50% delle forme di dolore cronico (negli ultimi 40 anni la sua prevalenza è raddoppiata). Molti di questi pazienti con dolore cronico hanno alle spalle una lunga storia di sofferenza (disturbi del sonno, problemi fisici secondari, disturbi emotivi/affettivi/cognitivi, aumento di stress, ridotta attività con > disabilità, consulti con vari medici e figure professionali), con grave perdita di fiducia e con notevoli costi sociali ed economici.
La gestione del dolore cronico è una grande sfida del futuro e con Enrico Polati, Direttore Dipartimento Anestesia e Rianimazione e Terapia del Dolore Ospedale Borgo Roma di Verona, che è intervenuto nella sessione “La neuro-modulazione nel dolore cronico” alla SUMMER SCHOOL 2021 di Motore Sanità, si è parlato della neurostimolazione midollare (SCS o Spinal Cord Stimulation)”.
“La gestione del dolore cronico è complessa e richiede essenzialmente un approccio graduale. Sono disponibili diverse opzioni di trattamento che dovrebbero essere valutate secondo un approccio multidisciplinare ed in funzione della causa patologica del dolore” ha spiegato il Professor Polati. “Tra le diverse cause di cronico ci sono la FBSS (Failed Back Surgery Syndrome), le sindromi dolorose complesse regionali (CRPS o Complex Regional Pain Syndromes), il dolore vascolare ischemico, la polineuropatia diabetica ed altre condizioni di dolore neuropatico che, tra le varie opzioni di trattamento potrebbero beneficiare della neurostimolazione midollare (SCS o Spinal Cord Stimulation)”.
“La SCS consiste nel posizionare mediante un’operazione chirurgica semplice e minimamente invasiva un elettrodo a livello dello spazio peridurale, che trasmette leggeri segnali elettrici al midollo spinale che sono in grado d’innescare un meccanismo che porta a ridurre la sensazione dolorosa – ha proseguito Polati -. E' stato detto che "la salute del cittadino non ha prezzo, ma ha dei costi" e la SCS, essendo una tecnica di trattamento relativamente costosa rispetto alla terapia farmacologica convenzionale, richiede una attenta valutazione economica. E quando parliamo di costi dobbiamo parlare di analisi costo/utilità, che prende in considerazione non solo i classici outcome clinici di costo/benefici o costo/efficacia, ma anche la qualità di vita dei pazienti”.
L'analisi costo/utilità della SCS nel trattamento della FBSS evidenzia una superiorità della stessa sia nei confronti della terapia medica convenzionale che del re-intervento chirurgico.
“Tuttavia, per rendere sostenibile economicamente la neuromodulazione, è importante una corretta selezione dei pazienti, l'ottimizzazione dei percorsi assistenziali sul modello Hub&Spoke e che prevedano l'utilizzo di terapie di comprovata efficacia clinica e che presentino dei vantaggi in termini di costo/utilità. Aggiungo, infine, che è importante uniformare i Drg e avere un coordinamento su questo tipo di patologie croniche invalidanti tra le varie regioni per un riconoscimento tariffario che copra almeno le spese” ha chiarito e concluso il Professor Polati.
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