16 settembre 2021 - L’Italia deve ripartire, è la parola d’ordine. La pandemia ha messo in luce le debolezze dei sistemi sanitari regionali, ma, al tempo stesso, ha evidenziato potenzialità e linee da perseguire. Le ha illustrate Stefano Campostrini, Professore di Statistica Sociale Università Ca’ Foscari, Venezia Territoriale, durante la sessione “SSN Revolution: la distruzione creativa necessaria per il rilancio” della SUMMER SCHOOL 2021 di Motore Sanità, illustrando il volto di un Italia segnata drammaticamente dall’emergenza sanitaria e ora dalle sue terribili conseguenze.
I numeri parlano chiaro. Negli Stati Uniti si sono avuti, ad oggi, 125 casi su 1000 abitanti e 2 morti ogni mille abitanti, in Italia, similmente, 76 casi su mille e 2,15 morti, mentre a Singapore si sono fatti registrare 5,2 casi su mille e 10 morti su un milione di abitanti. In Sud Corea 5,2 casi su 1000 e 46 morti su 1 milione. Nella stessa Cina 66 casi e 3 morti su 1 milione.
Ma la pandemia ha anche registrato un aumento dell’isolamento e della marginalizzazione e della povertà. Il 2020 ha visto un drammatico nuovo aumento della povertà, colpendo ancora una volta le categorie che già la crisi aveva più colpito, come le donne e giovani, ma anche nuove fasce. La povertà è salita molto più al Nord (in cui la povertà era molto meno presente) che al Sud.
“Il confronto tra Paesi asiatici e mondo Occidentale è quasi imbarazzante. Qui la pandemia ha mietuto un numero di vittime e ha avuto un numero di contagi almeno dieci volte superiore ai paesi orientali. Tra i diversi motivi, uno di interesse spicca tra tutti: la diversa capacità di utilizzare dati e tecnologie per il controllo e il test della popolazione. In Sanità produciamo un incredibile quantità di dati che spesso non risultano toccati da mente umana” ha spiegato il Professor Campostrini che ha descritto gli impatti sulla società italiana.
“Penso alle disuguaglianze: non possiamo accettare, in un sistema come il nostro che vuole essere universale, che esistano ancora marcate diseguaglianze di salute. Bisogna ripensare i servizi e la promozione della salute riconoscendo che equità non significa uguali servizi per tutti, ma maggiori servizi per chi ne ha più bisogno”.
Poi c’è il tema della salute in tutte le politiche e la nuova organizzazione.
“Gli obiettivi di salute non possono essere raggiunti se non si riesce a pensare di introdurre politiche favorenti la salute in tutti gli ambiti, educativi, di mobilità, eccetera, invece partendo dalle opportunità offerte dalla Data Scienze, dall’intelligenza artificiale, dalla domotica e dalla digitalizzazione vanno ripensati i modelli organizzativi in una logica di innovazione strategica”.
Va poi, finalmente, affrontato e risolto il nodo della medicina territoriale “da far funzionare almeno altrettanto bene di come funzionano molti nostri ospedali” ha concluso il Professor Stefano Campostrini.
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